TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 5 aprile 2009

Prato. Nel Medioevo prima di Marco Polo.

Con la Pasqua in avvicinamento e pochi soldi da spendere in viaggetti caraibici, la comunità cattolica pratese viene chiamata dal suo vescovo ad affrontare una nuova frontiera di evangelizzazione: portiamo la croce a Chinatown.
Chiaramente l'articolista ci avrà messo del suo per rendere tutto così tristemente retrogrado e razzista, ma probabilmente lo stato delle cose è questo: si pensa davvero di fare opera di proselitismo missionario fra i miscredenti con gli occhi a mandorla che non pagano le tasse, sporcano e sputano perchè non sono cristiani.
Ci risparmiamo un commento frase per frase di questo pezzo che potrebbe portare al licenziamento del suo autore. Solo in Italia siamo così arretrati e politicamente scorretti nel parlare di gruppi umani e comunità culturali. E a Prato... siamo pronti per Cenni.
Fra' Dolcino
per MV

da il Tirreno 5/4/'09
La Via Crucis attraversa Chinatown

Il vescovo: messaggio d’integrazione. Ma hanno partecipato in pochi
A Pasquetta saranno battezzati undici adulti e quattro bambini della comunità orientale
PRATO. Ha predicato nel deserto, o quasi, ma è convinto che «i semi gettati nei solchi di queste strade sicuramente germoglieranno». Le strade sono quelle intorno a via Pistoiese, la Chinatown di Prato, e la mano che ha gettato i semi è quella del vescovo Gastone Simoni, che ieri pomeriggio per la prima volta ha portato la Via Crucis in cinese tra i cinesi. Un terreno ancora in gran parte da dissodare, se è vero che i cattolici tra gli orientali sono un’esigua minoranza, appena 150 sugli oltre 25.000 stimati in città. Gli altri sono in parte atei, in parte buddisti. Ma dalla prossima settimana i cattolici cresceranno di 15 unità: a Pasquetta lo stesso Simoni battezzerà in Duomo undici adulti e quattro bambini.
Tra i tanti modi per avvicinarsi al pianeta cinese, il vescovo ha scelto quello più impegnativo. E se negli anni passati il dragone rosso portato dagli orientali in piazza del Comune per celebrare il loro Capodanno ha fatto storcere il naso a qualche pratese di terza generazione, la croce innalzata ieri da monsignor Simoni in via Pistoiese è stata accolta con un misto di indifferenza e curiosità. Più indifferenza che curiosità, a dire il vero, nonostante la traduzione di tutti i passi.
Una quarantina di fedeli, metà italiani metà cinesi, hanno seguito il vescovo nel cammino della passione di Cristo, quattordici stazioni in luoghi per lo più anonimi nella parte di città che sta rapidamente cambiando sotto il peso di una comunità che non si ferma mai. «Per i cinesi cattolici non è poi così difficile integrarsi, vogliono essere buoni cittadini, pagare le tasse, ma la legge per certi versi non aiuta» dice don Giuseppe Zhao, che ha preparato il terreno al vescovo nella parrocchia del Pino. I segni della legge si incontrano anche lungo la Via Crucis, in via Castagnoli, dove un capannone mostra i sigilli messi dalla polizia municipale. E’ uno dei tanti immobili a cui il Comune ha revocato l’agibilità perché accanto alle macchine da cucire era stato realizzato un dormitorio per clandestini. Sono 40 da settembre, una via crucis di sequestri e carte bollate.
Ma le ultime tre stazioni della Passione entrano nel cuore di Chinatown, la galleria che collega via Pistoiese con via Filzi, una sorta di Piccadilly Circus per i cinesi di Prato, coi muri tappezzati di annunci di lavoro, richieste di case in affitto, medici più o meno abilitati a curare certe malattie (tra le quali rientra anche la gravidanza indesiderata). Qui qualcosa si smuove, i cinesi si affollano intorno all’insolita processione, la seguono per qualche decina di metri, ascoltano le parole di monsignor Simoni tradotte dall’interprete: «Bisogna sapersi guardare in faccia, bisogna salutarsi e abbattere tutte le muraglie. Nel rispetto delle vostre tradizioni, vi auguro di poter conoscere Gesù e il Vangelo». Un orientale, in fondo alla galleria, parla a voce alta al telefono cellulare e quasi sovrasta la preghiera del vescovo. E’ un piccolo prezzo da pagare per aver voluto portare la croce a chi finora ne ha fatto volentieri a meno, in attesa che quei semi attecchiscano.


Via Crucis tra clacson e indifferenza
La prima volta di Simoni a Chinatown: «I semi germoglieranno»
Una quarantina di fedeli hanno seguito il vescovo nelle strade della comunità Quindici cinesi saranno battezzati a Pasquetta
PRATO. Il rumore del traffico al posto della musica sacra, i gas di scarico invece dell’incenso. E’ stata una Via Crucis inedita, insolita, ma di alto valore simbolico quella celebrata ieri pomeriggio dal vescovo Gastone Simoni nelle strade di Chinatown. Tanta indifferenza, un po’ di curiosità e una benedizione finale in un clima vagamente surreale, nella galleria che collega via Pistoiese con via Filzi.
Sensazioni simili devono averle provate i primi missionari che andarono a portare il Vangelo in Oriente sulle orme di Marco Polo, oppure i gesuiti che nel Settecento si aprivano la strada a colpi di machete nelle foreste che circondavano le misiones al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay.
Qui, ora, nell’anno del Signore 2009, non c’è nulla che ricordi il sacro nel luogo scelto per dare il via al percorso della passione di Cristo, se non questi quaranta fedeli, metà italiani metà cinesi, che attorniano il vescovo e il simbolo della croce nel parcheggio della Pam di via Pistoiese. Monsignor Simoni ha scelto di portare il Vangelo sull’asfalto e alla fine dirà che «i semi gettati nei solchi di queste strade sicuramente germoglieranno». Dice anche di aver visto «curiosità, che non resterà semplice curiosità».
Si parte alle 14,15 e la colonna sonora è affidata alle sapienti mani di padre Simone Frosali, uno dei tre membri della comunità dei frati minori francescani “Maria madre dell’incontro”, che accompagna con la chitarra i canti sacri. «I cinesi per noi sono un popolo ancora misterioso - dice don Santino Brunetti, vicario episcopale per gli immigrati - Per questo è utile una Via Crucis lungo queste strade». A Pasquetta si farà un altro passo in questa direzione, quando il vescovo battezzerà 11 adulti e 4 bambini cinesi. «E così la comunità cattolica cinese di Prato supererà le 160 persone» calcola don Giuseppe Zhao, il parroco del Pino che ha lavorato molto per arrivare a questo risultato. «Noi vogliamo essere un ponte tra due popoli - dice don Giuseppe - Per i cinesi cattolici non è poi così difficile integrarsi, vogliono essere buoni cittadini, pagare le tasse, ma la legge per certi versi non aiuta».
La seconda delle 14 stazioni della Shi zi ku lu (così suona Via Crucis in cinese) è in via Castagnoli, davanti alla parrucchiera cinese HF. Il gruppetto dei fedeli dietro la croce è una presenza insolita in queste strade, mentre i due vigili urbani motorizzati che precedono la processione magari convincono qualche clandestino a stare alla larga, non si sa mai.
Alla terza stazione, davanti ai Filati Luca, una giovane donna cinese incinta si affaccia in accappatoio sul terrazzo. Su quello accanto spuntano un paio di bambini incuriositi. Ma va detto che l’accoglienza riservata da italiani e cinesi alla prima Via Crucis a Chinatown è quantomeno tiepida. Forse non poteva andare diversamente.
Sempre in via Castagnoli si sfila accanto a un capannone sotto sequestro. E’ uno di quelli dove sono stati trovati i dormitori per i clandestini e a cui è stata revocata l’agibilità, uno dei tanti.
La processione arriva in via Colombo, attraversa i giardini dove i ragazzi cinesi giocano a pallacanestro, sfila accanto ai nuovi palazzi di via Magellano, fino al supermercato di via Borgioli. E finalmente i cinesi si incuriosiscono. All’incrocio con via Pistoiese si affollano per vedere quello che sta succedendo, qualcuno prende i volantini con l’effigie di Cristo circondata dagli ideogrammi. Siamo già nello spiazzo davanti al supermercato di Xie Xiao Lin, una sorta di Piccadilly Circus per la Prato con gli occhi a mandorla. Ed è qui che senza volerlo ti assale la sensazione di essere un intruso in un luogo che è di altri. Molti assistono alla lettura dei testi sacri, altri non tolgono lo sguardo dagli annunci di lavoro che continuano a scorrere sulla bacheca elettronica del supermercato. Si arriva al centro della galleria e il vescovo Simoni si rivolge ai cinesi di Prato: «Auguro a noi e a voi che i rapporti diventino più armoniosi e solidali in modo da sentirci tutti un solo popolo. Bisogna sapersi guardare in faccia, bisogna salutarsi e abbattere tutte le muraglie. Nel rispetto delle vostre tradizioni, vi auguro di poter conoscere Gesù e il Vangelo». La preghiera del vescovo è quasi sovrastata da un cinese che in fondo alla galleria parla a voce altissima al telefono cellulare. Ma va bene così, non siamo in chiesa: la Via Crucis sull’asfalto può sopportare clacson, gas di scarico e qualche urlo.
Paolo Nencioni

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