TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 7 maggio 2009

Sanità. Il reparto di papà.

Dal Tirreno 7/5/'09 di Carlo Bartoli S. Chiara e Careggi, trenta parenti da separare Marito-moglie, padre-figlio: nelle Asl il maggior numero di casi è a Livorno La sanità pisana deve risolvere le situazioni di Nardi, Filipponi, Bruschini, Giunta e Favre
FIRENZE. Per la Regione è un problema da risolvere una volta per tutte, mentre per molte Asl e aziende ospedaliere sembra quasi che il fenomeno non esista. Avere alle proprie dipendenze in una struttura sanitaria pubblica un congiunto non è cosa di cui vergognarsi, soprattutto se il legame sentimentale è l’effetto di una carriera condivisa tra le stesse mura.
Ma se alcuni direttori generali difendessero gli utenti con lo stesso accanimento con cui difendono la privacy di primari e luminari imparentati tra loro, la Toscana avrebbe la sanità più efficiente del mondo. Eppure, la cosiddetta legge antinepotismo messa a punto dall’assessore regionale alla Salute Enrico Rossi, a parole, è condivisa da tutti.
Il fatto è che le Asl e le aziende ospedaliere fanno una gran fatica a ricordare quanti sono i casi che li riguardano.
Da una ricognizione effettuata, la maggioranza dei casi riguarda le aziende ospedaliere: a Careggi ci sono dieci coppie marito-moglie (o convivente) o padre-figlio da separare, a Pisa almeno cinque, al Meyer un caso, peraltro controverso. Si salva Siena, dove il precedente direttore generale, oggi dg dell’azienda ospedaliera pisana, aveva provveduto a sanare le situazioni esistenti. Nelle aziende sanitarie, il più alto numero di casi si registra a Livorno (4 o 5), seguita da Prato, che ha ancora due coppie da dividere, dalla Versilia e Arezzo e infine da Firenze con un solo caso. Vaga la risposta dell’Asl di Lucca, secondo cui sarebbero «pochissimi» i casi che ricadrebbero sotto la scure dela nuova legge. Niente da segnalare, invece, secondo le stesse Asl, a Massa Carrara, Pistoia, Siena.
Per capire meglio chi tocca la nuova legge ci siamo concentrati soprattutto sulle aziende ospedaliere. A Pisa, ad esempio, un caso da risolvere riguarda Franco Filipponi, ordinario di chirurgia generale e direttore della unità operativa di trapiantologia epatica alle cui dipendenze lavora la moglie. Situazione simile per Francesco Giunta, ordinario al dipartimento di Chirurgia e direttore della scuola di specializzazione di anestesia e rianimazione. Pure l’onocoematologo Claudio Favre lavora con la moglie Margherita Nardi. Diverso il caso dell’otorino Paolo Bruschini che ha sotto di sé il figlio Luca. Marco Nardi, a oculistica, ha invece al suo fianco la moglie Maria Rita Bartolomei.
All’azienda ospedaliera di Careggi il caso più eclatante riguarda il preside di Medicina Gianfranco Gensini: la moglie Rosanna Abbate dirige il dipartimento di area critica e la figlia Francesca è ricercatrice a fisiopatologia clinica. Sempre a Careggi ci sono Sandro Sorbi, direttore di neurologia, unità operativa nella quale lavora la moglie Silvia Piacenti. Ad anatomia patologica, il direttore Paolo Pacini ha ai soi ordini la figlia Alessandra, ricercatrice.
Un caso particolare riguarda Alessandra Novembri e Alessandro Pagliazzi all’azienda ospedaliera del Mayer. Sia il marito che la moglie sono infatti responsabili dello stesso servizio di ortopedia.
All’Asl 4 di Prato, fa sapere il dg Bruno Cravedi, all’arrivo della prima lettera di Enrico Rossi, che nel gennaio 2008 invitava a affrontare questi casi, si mossi subito e sei situazioni sono già state risolte: adesso ne rimangono ancora due in corso di soluzione.
All’Asl pisana resta un solo caso da sciogliere e riguarda la responsabile del dipartimento di prevenzione Nadi Serretti e il marito Domenico Taddeo, mentre a Firenze resta da risolvere la situazione dell’infettivologo Francesco Mazzotta.

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