(ASCA) - Roma, 6 ott - Mentre prosegue in Commissione affari costituzionali della Camera il confronto sulla riforma delle norme per le elezioni europee, il Pd sta sondando la disponibilita' ad accordi elettorali con alcune forze che sono restate fuori dal Parlamento dopo le elezioni dello scorso aprile.
Cio' che per scelta del segretario Walter Veltroni non fu possibile nelle elezioni politiche (il Pd preferi' un accordo solo con il Partito radicale e con l'Italia dei Valori, rifiutando la riedizione dell'alleanza di centrosinistra dell'Unione), potrebbe invece realizzarsi proprio in vista della scadenza delle elezioni europee della prossima primavera. In ogni caso si tratterebbe della confluenza nelle liste del Pd.
Un primo si' e' venuto da Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista. L'accordo per un seggio a Bruxelles e' dato per sicuro, pena la scomparsa definitiva di uno dei partiti storici della sinistra italiana.
Grazia Francescato, portavoce del Sole che ride, avrebbe chiesto due seggi a Bruxelles per il suo partito ma la controproposta del Pd ne assicurerebbe uno, come nel caso dei socialisti. I Verdi si orienterebbero a confermare Monica Frassoni, parlamentare europea uscente, malgrado qualche malumore a causa delle posizioni espresse da quest'ultima nell'ultimo congresso del Sole che ride, dove ha votato contro la leadership della Francescato.
Un seggio a Bruxelles sarebbe stato offerto anche a Sinistra democratica, ma finora c'e' il diniego del coordinatore Claudio Fava a prendere in esame questa possibilita' che equivarrebbe a trasformare Sd in una formazione di indipendenti di sinistra del Pd. Fava si augura di poter mettere in campo nelle prossime elezioni europee una lista che aggreghi il variegato mondo della sinistra fatto di associazioni e movimenti, potendo contare anche sull'eventuale ricongiungimento con la minoranza di Rifondazione che fa riferimento a Nichi Vendola e che potrebbe abbandonare il Prc diretto da Paolo Ferrero.
Ma nell'area di Rifondazione che fa riferimento a Vendola la parola ''scissione'' viene esclusa categoricamente.
''Prima di ogni decisione, bisogna conoscere con quale legge si andra' alle elezioni europee. Una divisione non e' comunque auspicabile'', dice un autorevole esponente della minoranza del Prc.
Per quanto riguarda la nuova legge elettorale per le europee, il Pdl tiene ferma la sua proposta nel dibattito nella Commissione affari costituzionali della Camera: abolizione delle preferenze e quorum fissato al 5%. Pd e Udc si sono battuti finora con scarso successo per la conferma del voto di preferenza e per abbassare la soglia del quorum al 4%.
Se non ci sara' un cambiamento nell'atteggiamento della maggioranza sulla legge elettorale per le europee, potrebbe scricchiolare la posizione di Sinistra democratica che rifiuta l'accordo con il Pd anche nel caso non si produca la scissione in Rifondazione.
Secondo alcuni sondaggi, Rifondazione e' accreditata intorno al 4%: una percentuale che puo' far sperare al segretario Ferrero di superare l'eventuale quorum del 5%, anche in virtu' di un possibile accordo con il Pdci di Oliviero Diliberto (alcuni esponenti di quest'ultimo partito sarebbero candidati nel Prc come primo passo di una tendenziale riunificazione tra i due partiti comunisti).
Ma lo scenario di due liste contrapposte (maggioranza Prc-Pdci da una parte, Sd piu' minoranza del Prc dall'altra) potrebbe provocare paradossalmente una riedizione di Sinistra-Arcobaleno, pur con la defezione della maggioranza dei Verdi. Per scongiurare il non raggiungimento del quorum, la sinistra radicale sarebbe costretta a firmare una tregua tra le varie componenti, rinviando l'ipotesi di nuove aggregazioni all'indomani delle elezioni europee.
6 OTT 08
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