La questione della città etrusca di Gonfienti, scoperta durante i lavori di scavo per la costruzione dell’Interporto, ha stimolato un grande interesse in merito al destino dei siti archeologici della nostra provincia, ponendo la questione a fianco di altre importanti e conclamate emergenze di ecologia urbana, come la ristrutturazione di piazza Mercatale, condizionata dalla costruzione del parcheggio sotterraneo, o come la costruzione della multisala di Capezzana, volano per la cementificazione di una vasta area periferica.
Nel corso degli ultimi due anni, i Verdi sono stati in prima linea nel cercare di proteggere e valorizzare i resti dell’antica città etrusca, promuovendo a fianco del WWF, di Italia nostra e dell’Associazione Culturale Camars, la costituzione di un comitato civico, organizzato da cittadini di vari quartieri, molto motivati.
Ma la macchina dello “sviluppo a tutti i costi” è andata avanti, molto più di quello che si pensasse e, oltre a non riprendere le ricerche a proceduto alla copertura di un'ampia fetta di terreno. Questo aggregato politico vive ancora, sebbene la sua prima battaglia si possa in gran parte archiviare come perduta, dal momento che si sta già procedendo a coprire con il cemento una vasta porzione degli scavi, per far posto all’allargamento dello scalo ferroviario dell’Interporto.
La proposta del comitato era e rimane quella di costituire un parco archeonaturale della Calvana e del Bisenzio, includente il sito archeologico, le rive del Bisenzio e le zone umide circostanti, valorizzando il borgo e realizzando un centro didattico per la ricerca, visitabile, all’interno della villa Niccolini. Tutto questo collegato alla città con piste ciclabili e bus elettrici e da un percorso per la Calvana e le Necropoli a partire dagli abitati sulle pendici.
Certamente la decisione di allargare l’interporto e di togliere di mezzo molte importanti strutture, venute alla luce nell’ultimo periodo, fa sì che non vi siano le premesse per una libera ricerca. In questo modo si addomestica l’archeologia in modo da renderla compatibile con la corsa al cemento e capace di adattarsi a campionare degli spicchi di terreno, prelevare tutto ciò che è mobile e ricoprire rapidamente.
Si pone quindi, in modo urgente, la questione dell’indipendenza delle soprintendenze dalle pressioni degli enti locali e delle lobby dei costruttori. Pressioni finalizzate a superare il problema: “bonificare” le aree archeologiche e le aree urbane più preziose, per lasciare spazio ad infrastrutture costose e di dubbia utilità.
Il rapporto di solidarietà tra la Società Interporto e i responsabili dei Beni Archeologici è evidente a partire dalla sfrontata brochure dell’Interporto che utilizza gli Etruschi come marchio, nello stesso momento in cui si procede a bitumare una sostanziosa porzione di scavi. Oppure si palesa nei tentennamenti dei Beni culturali nel salvaguardare il giardino del Mercatale e l’ovale del Valentini.
Restando alla sola archeologia e ai numerosi siti della Provincia, ma più in generale dell’area metropolitana, ci sembra evidente il legame strettissimo che intercorre fra le ragioni della cultura e quelle della difesa dell’ambiente e del territorio in cui essi sono presenti.
Per informazioni sul Comitato per la Città Etrusca sul Bisenzio, scrivere a maito://cittaetrusca@gmail.com/ oppure visitare il blog del Comitato
Riccardo Buonaiuti
Municipio Verde
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domenica 25 novembre 2007
ARCHEOLOGIA E AMBIENTE NELL’AREA PRATESE. UN IMPEGNO VERDE.
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