L’Esperanto è una lingua internazionale, cioè nata per la comunicazione fra persone e popoli di lingua diversa.
L’Esperanto è una lingua artificiale, nel senso che ha un autore e un inizio preciso: l’autore è il medico polacco L.L. Zamenhof, la data di inizio è il 1887, durante il quale venne stampato il primo libro. Da allora l’Esperanto ha raggiunto i 120 anni di vita, si è diffuso nel mondo, articolato in gruppi ed associazioni di tutti i tipi: secondo stime attendibili sono attualmente due milioni i locutori, a vario livello.
La fortuna dell’Esperanto è nella sua stessa struttura: la regolarità, la semplicità e la logicità permettono di soddisfare compiutamente i bisogni della comunicazione.
Si racconta che Tolstoj l’abbia appreso in sole due ore, ma chiunque, anche il più digiuno di conoscenze linguistiche, nel giro di un mese sarebbe in grado di leggere, scrivere e parlare correntemente: grammatica e sintassi sono logiche e lineari, il patrimonio lessicale è tratto soprattutto dalle lingue europee, badando a scegliere le radici secondo un principio di massima diffusione, per rendere quanto più immediata l’acquisizione del vocabolario.
E accanto agli aspetti linguistici gli esperantisti si propongono impegni sociali e culturali in genere: la solidarietà, la diffusione delle conoscenze, la promozione della tolleranza e della pace, realizzabili attraverso una fitta rete di comunicazioni, scambi culturali, incontri e congressi.
Nell’estate 2006 a Firenze si è svolto il 91° Congresso Mondiale di Esperanto, che ha riunito oltre 2200 esperantisti provenienti da tutto il mondo. Il tema del Congresso era “Lingue, culture ed educazione per uno sviluppo sostenibile”. Vari studiosi si sono avvicendati per sostenere che la diversità culturale è una ricchezza dell’umanità, è l’humus da cui possono sbocciare nuove idee e nuove soluzioni per i problemi del mondo; questa diversità va quindi preservata contro il rullo compressore di quanti tendono a considerare la globalizzazione un mezzo per esportare la propria lingua e la propria cultura.
L’Esperanto si pone in questo quadre come quella lingua che ha vantaggi tecnici ed ideali: dal punto di vista tecnico è molto meno costoso insegnare l’Esperanto rispetto alle altre lingue, essendo più facile e regolare; dal punto di vista ideale, essendo seconda lingua per tutti, è uno strumento neutro e paritario di “democrazia linguistica”, protegge inoltre i vari idiomi e le varie culture perché non ha un retroterra nazionale e quindi non dovrebbe diventare strumento di omologazione culturale e fagocitazione linguistica.
Per informazioni e approfondimenti sull’Esperanto non mancano certo le fonti e gli studi: può essere utile, ad esempio, il testo di U. Eco “La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea”; fra i manuali, quello classico e semplice di Bruno Migliorini; fra i vocabolari, quello più recente è lo Zanichelli Esperanto-Italiano Italiano-Esperanto, pubblicato nel 2004 a cura di Umberto Broccatelli.
In Italia esiste la Federazione Esperantista Italiana (F.E.I.), il cui indirizzo internet è:
TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
domenica 25 novembre 2007
Cosa è l'Esperanto?
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2 commenti:
grazie Leo, non mollare
zia Alma
L'ONU ha proclamato il 2008 ANNO INTERNAZIONALE DELLE LINGUE e, secondo i propri dettami, sostiene il multilinguismo come mezzo per promuovere, proteggere e conservare nel mondo la diversità delle lingue e delle culture; le Nazioni Unite riconoscono che il vero multilinguismo favorisce l'unità nella diversità e la comprensione internazionale, riconoscono inoltre l'importanza della capacità di comunicare con i popoli del mondo nella loro lingua.
Il movimento per la lingua internazionale esperanto dal 1887 (anno del primo libro in tale lingua), riconosce gli stessi valori. Per questo ci battiamo affinchè ad ognuno siano riconosciuti i propri diritti linguistici, che fanno parte integrante dei diritti dell'uomo. Ogni uomo deve poter esprimersi nella sua lingua materna ed in essa partecipare alle attività della sua comunità, capire ed essere capito. Noi chiediamo che ognuno studi le lingue straniere che gli sono necessarie e che gli piacciono, noi chiediamo che sia usata nei rapporti internazionali una lingua neutrale che metta tutti su un piano di parità.
In esperanto Municipio Verde si dice VERDA KOMUNUMO (tutti gli aggettivi singolari finiscono con la lettera -a, tutti i sostantivi singolari finiscono con la lettera -o; per il plurale si aggiunge -j, perciò VERDAJ KOMUNUMOJ, municipi verdi).
Leonardo Pampaloni, esperantista
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