TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 3 giugno 2009

Prato verso le amministrative. Il Giorno del Papi - 1

Ora si inizia con i numeri... addirittura cinquemila... che a breve per il centrodestra diventeranno ventimila (si, un po' come fanno con gli irregolari cinesi... sparano cifre a caso, e più rumore fanno, meglio è).
Intanto, Berlusconi non si risparmia nel suo repertorio classico, contro i "comunisti" (a Prato, sinceramente, ne vorremmo rivedere qualcuno...) e con le barzellette, dando poi la lisciata sui cinesi e sull'esercito.... Peccato si dimentichi completamente del lavoro che manca, della crisi sociale che attanaglia tanti pratesi.
Ma non è questo che i suoi vogliono sentire: dovrebbero interrogarsi su cosa sta facendo questo governo per Prato, e troverebbero ben poche risposte positive. E si sa, allo stadio non servono risposte, ma solo la fede... calcistica...
MV

da il Tirreno del 03/06/09
Bagno di folla e ovazioni per Silvio

«Prometto un’indagine sui cinesi e vi manderò anche l’esercito»
Tifo da curva e cori da stadio “chi non salta comunista è...” «La sinistra governa da 60 anni e Prato non ne può più».
PRATO. E’ arrivato accompagnato da un tifo da stadio: striscioni tenuti in alto (prove fatte poco prima): «I love you», «Prato ti ama», grida: «Silvio Silvio». Lui, il presidente del Consiglio, è salito di corsa sul palco, ha ringraziato Prato «del tifo calorosissimo che mi scalda il cuore». Anfiteatro del museo di arte contemporanea stipato: spalti strapieni con gente in piedi, parterre zeppo. Donne innumerevoli, le più scalmanate. Le stime della polizia hanno parlato di circa 4.000 persone, quella ufficiale invece si ferma a 2.500.
Sia come sia, il centrodestra pratese ieri ha fatto davvero sentire la sua voce. Completo blu, viso sufficientemente “abbronzato”, Silvio Berlusconi ha attaccato spiegando perchè si era fatto «convincere a scendere in prima persona nella campagna elettorale». «Non volevo partecipare direttamente - ha detto - perchè il presidente del Consiglio ha tante cose importanti di cui occuparsi: il terremoto in Abruzzo, l’organizzazione del G8, l’immigrazione». Primo boato. Bandierine tricolori, migliaia, precedentemente distribuite, tutte in aria a sventolare, urla: «Silvio salvaci tu» e da un lato della platea parte un «Chi non salta comunista è, è». I respingimenti: «Necessari anche se dolorosi, abbiamo avuto la notizia dell’arrivo in massa di popolazioni dal sud del mondo e abbiamo dovuto reagire». Ce n’è anche per Prato. «Qui non si dice che la Cina è vicina - dice Berlusconi - perchè qui la Cina è in casa». Altro boato. Il presidente del Consiglio fa due promesse, a dir poco acclamate: «Avvierò con il ministero degli Interni un’indagine sulla città in relazione alla presenza dei cittadini cinesi e di concerto con il ministero dell’Economia avvierò un’azione per accertare le infrazioni alle leggi compiute dalla comunità». Ma promette anche di più: «Il governo vuole affiancare i soldati alle forze dell’ordine sui territori. Garantisco che aumenteremo la presenza dei nostri militari anche qui. Faranno pattugliamento a piedi assieme alle forze dell’ordine. Prato - ha continuato - sarà fra le prime dieci città in cui l’uso dei soldati sarà deciso».
Attesa festosa, al Pecci, nel “recinto” delle autorità: tutti i candidati nelle liste di centrodestra per Comune e Provincia, i big locali tutti, nessuno escluso, i parlamentari. Un’altra ovazione accoglie il candidato sindaco Roberto Cenni, mister Sasch, che con la moglie fa il suo ingresso nell’anfiteatro mezz’ora prima del presidente del Consiglio. E’ la prima volta che si trova di fronte a una platea così numerosa. Se la cava benissimo. Mano sul cuore, durante le ovazioni, viso commosso: «Ci sono dei momenti in cui uno va in tilt - dice - questo è uno di quelli, perciò parlo col cuore e non con la testa». Chiede a Berlusconi il sostegno al distretto «ma soprattutto che le banche garantiscano liquidità alle imprese». Chiede aiuto sul fronte della sicurezza. «Prato ha bisogno di più forze dell’ordine, presidente ci aiuti». Esaudito.
Duro l’attacco che Berluconi porta alle sinistre accompagnato in ogni frase da applausi scroscianti: «La sinistra è al governo in questa città da più di 60 anni e Prato ora non ne può più». Delirio.
“Battezza” le candidature di Cenni, ma anche di Cristina Attucci, che corre per la presidenza della Provincia, definita «bella e dolce, ma si che a me piacciono le belle donne» (per Cenni invece: «E’ simpatico ed è un imprenditore bravissimo»), indicandoli come nuova classe dirigente «al contrario - ha gridato - di quello che fanno i signori della sinistra che non vengono dal mondo del lavoro, dell’università o dell’impresa, ma che hanno sempre e solo fatto i professionisti, i mestieranti della politica. Non sanno fare altro - ha proseguito - ma quando si siedono su una seggiola approfittano di tutti i vantaggi e non la mollano più». E ancora: «Qui a Prato mi hanno raccontato - ha aggiunto - ci sono i figli e i nipoti del Pci che hanno trattato la politica come membri di una dinastia, gente per la quale la politica è un’eredità». Cori da stadio, una donna che si sporge dalla balaustra - protetta da un cordone di giovani del partito - e grida: «Mandiamo via i comunisti». Soliti applausi, solite bandiere. Tanto che anche Berlusconi non può fare a meno di notarlo. «Se qualcuno ha un pallone - ha detto - che lo porti qui. Perchè mi sembra di essere allo stadio di San Siro di fronte alla curva sud». Conclusione con l’invito ad andare a votare: «Per la democrazia e la libertà e portando amici, parenti e anche vecchi fidanzati e fidanzate, il presidente del Consiglio vi dà l’autorizzazione a telefonare». E tra le risate: «Finiamo in allegria?» ha chiesto Berlusconi. Sì corale. E giù due barzellette.
Cristina Orsini

da la Nazione del 03/06/09
Berlusconi: «Mi occuperò di Prato Cenni, il candidato giusto per cambiare»
Quasi 5mila persone dal premier che promette interventi per i cinesi e l’esercito
di ANNA BELTRAME
QUALCUNO ha un pallone? Sì, perché mi sembra di essere in curva sud a San Siro...». Ride Berlusconi, davanti a un pubblico da stadio che inneggia a turno «Silvio, Silvio» o «Roberto, Roberto». L’anfiteatro del Pecci è stracolmo, con centinaia e centinaia di persone fuori: quasi cinquemila in tutto, è la stima ufficiosa. Ci sono tricolori e striscioni, miriadi di telefonini a scattare le foto, un tifo mai visto a Prato.

BERLUSCONI parla per oltre mezz’ora e alla fine promette tre cose: «Tornerò qui a festeggiare la vittoria». «Istituirò al Viminale un gruppo di studio sul caso Prato, perché qui la Cina non è vicina, è in casa». «Prato sarà fra le prime dieci città italiane in cui invierò l’esercito, a pattugliare a piedi le zone dell’illegalità». Applausi a non finire, specialmente quando il premier tocca il Grande Problema: gliimmigrati.

E’ IL CANDIDATO
sindaco Roberto Cenni a chiedere esplicitamente l’aiuto del governo: «Presidente noi siamo una città di lavoratori e non siamo abituati a chiedere. Ma adesso è necessario. E’ necessario che dal tavolo aperto su Prato dal ministro Scajola arrivino provvedimenti per il nostro distretto, a cominciare da una maggiore liquidità da parte delle banche. E poi gli immigrati: sono il 30% della popolazione, metà dei quali clandestini. I cinesi sono una potenza finanziaria senza controllo, non pagano le tasse e ci stanno comprando la città...». Un applauso lunghissimo, accompagnato dai cori da stadio: «Roberto, Roberto». Cenni emozionato e comunque molto disinvolto e incisivo nel parlare: «Il cervello è in tilt per l’emozione, ma parla il cuore, noi vogliamo tutti bene a questa città ed è ora di cambiare, di pensare per prima cosa ai pratesi».

ARRIVA
alle 19.30 Berlusconi e al Pecci esplode un boato. Sul palco assieme a lui ci sono il ministro Altero Matteoli, il coordinatore nazionale Pdl Denis Verdini, i candidati Roberto Cenni e Cristina Attucci. «Non esagerate, anche ai vecchini le emozioni possono giocare brutti scherzi», è la prima battuta. Il premier sorride e subito racconta: «Avevo pensato di non partecipare alla campagna elettorale, è stato Verdini a convincermi a venire a Prato, dicendomi che è una città che da 60 anni sopporta il governo della sinistra e non ne può più. Poi mi ha fatto vedere la foto di Cristina (Attucci, candidata presidente della Provincia per il Pdl, ndr), sapendo che mi piacciono le belle donne..., e mi ha parlato di Cenni come di un bravissimo imprenditore. E allora eccomi qui».

SUBITO le prime bordate agli avversari. «Roberto è un esempio di pragmatismo ed efficienza — dice —, al contrario dei signori della sinistra che non sanno cosa vuol dire lavorare, ma sono mestieranti della politica e quando trovano una sedia non la lasciano più. Mi hanno detto che qui ora ci sono i nipoti dei nonni ex dirigenti del Pci, che trattano la cosa pubblica come una dinastia, che dà il potere agli eredi». Berlusconi è continuamente interrotto dagli applausi e dagli slogan. Sorride, ringrazia, trova sempre il modo di scaldare il pubblico. «E’ un’occasione da non perdere — proclama — e allora datevi da fare: se avessi qui uno spadone lo poserei sulla spalla di ciascuno, non la sinistra naturalmente, e vi nominerei missionari della democrazia e della libertà. Contattate tutti quelli che potete e convinceteli a votare Roberto e Cristina: viautorizzo a chiamare anche le ex fidanzate e gli ex fidanzati».
POI il passaggio sulle europee: «Se i sondaggi sono giusti, il Pdl diventerebbe il primo gruppo nei Popolari europei e sarebbe determinante nelle decisioni del Parlamento: è ora di dare un drizzone all’Europa perché ci sia una politica finalmente unitaria su tutto, a cominciare dai clandestini. Non è stato facile procedere nei respingimenti, ma necessario: l’Italia non può accogliere altri clandestini, tanto meno Prato». L’applauso su questo passaggio è lunghissimo: «Vi ringrazio, ora lavorate per mandare a casa la sinistra».

TOCCA subito dopo a Cenni prendere la parola: «Presidente, lo sente com’è viva questa città, ha tanti talenti ed energie, rimasti per troppo tempo sotto una cappa... Siamo pronti a dare il meglio di noi, ma abbiamo bisogno di aiuto». Il candidato sindaco chiede, Berlusconi torna a salire sul palco e promette. Poco prima delle venti e trenta se ne va, dopo aver raccontato due barzellette — «Diffidate da chi non sorride e si prende troppo sul serio» —, in mezzo a un tifo da stadio, dicendo: «Manderemo a casa la sinistra». Giù applausi, cori, tricolori sventolati nell’aria.

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