Ora sta per iniziare la fase due con lo spostamento di asse dalla scuola pubblica a quella privata. Il disegno (copiato dalle veline dei potentati economici e di qualche pedagogista nostalgico e depresso) del governo, comincia a colorarsi e a rendersi leggibile nelle sue finalità eversive, anticostituzionali ed estremiste. Il problema di Berlusconi è far digerire al clero una più consistente presenza di scuole private laiche che possano, come terzo polo, contribuire, grazie a capitali provenienti dagli imprenditori, alla sostituzione nel ruolo centrale della scuola pubblica. Comincia così una rivoluzione culturale senza paragoni. Se davvero si vuole fermare, si tenga presente che la lotta è appena cominciata.
mv
da il Manifesto del 30.10.'08
La Gelmini è legge, soldi alle private
In arrivo anche la riforma universitaria
Eleonora Martini
ROMA
Uno due tre. Neanche il tempo di incassare il primo colpo che Silvio Berlusconi già preannuncia il secondo affondo e Mariastella Gelmini il terzo. Tre ore dopo aver riscosso il sì definitivo del Senato che ha trasformato il decreto Gelmini in legge dello stato, il presidente del consiglio parlando ieri mattina alla platea di Confcommercio delinea meglio l'orizzonte politico nel quale si inquadrano i recenti provvedimenti governativi in materia di istruzione: più fondi alle scuole private. E la ministra dell'Istruzione, liberata dal mutismo che l'aveva colta durante il dibattito parlamentare, promette che presenterà entro una settimana il nuovo piano per l'università. E a qualcuno già tremano i polsi. Sordo a ogni protesta e critica sollevate dentro e fuori il Parlamento, il Cavaliere non può certo permettersi di ignorare il dissenso levatosi dalle scuole cattoliche che sono la maggior parte degli istituti paritari, soprattutto d'infanzia. I tagli previsti in finanziaria infatti colpiscono anche loro, soprattutto le più piccole e quelle sorte nelle aree a rischio sociale più elevato, come ha ricordato ieri l'Avvenire, il quotidiano della Cei. Difficile in questo caso liquidare i critici come «facinorosi» o «cretini in malafede».Parole simili sono invece risuonate anche ieri nell'aula di Palazzo Madama durante il breve lasso di tempo dedicato alle dichiarazioni di voto prima dello scrutinio finale. Pochi secondi per la votazione elettronica, e con 162 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti il Senato dà il via libera definitivo. Dal prossimo anno, dunque, le istituzioni scolastiche dovranno costituire «classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali», come recita l'articolo 4 del decreto 137. E poco conta che Berlusconi li abbia ribattezzati, correggendo la ministra dell'Istruzione, «maestri prevalenti». Voti espressi in decimi, grembiulini per chi ancora non li usava e voto di condotta "pesante", sono invece nuove norme già introdotte e applicate da settembre nelle scuole. Per quanto riguarda poi l'adozione dei libri di testo che dovrà avvenire con cadenza quinquennale - l'unico articolo del decreto che non ha suscitato protesta da parte delle famiglie - c'è tutto il tempo per monitorarne l'applicazione, visto che molti editori hanno già fatto sentire la propria voce. «La scuola cambia - ha commentato dopo la scontata approvazione, esultante, Mariastella Gelmini - Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione. Ringrazio il governo e la maggioranza parlamentare per il sostegno al provvedimento. Entro una settimana presenterò il piano sull'università». La "riforma" completerà l'opera di demolizione già iniziata dal governo con i tagli in finanziaria previsti nel dl 133.
Ma le sforbiciate, inferte con particolare accanimento sull'istruzione pubblica, sembrano avere vita breve con le scuole private e soprattutto quelle cattoliche. «Sono deciso a mantenere la manovra così com'è - ha annunciato Berlusconi dal consiglio generale della Confcommercio - Ma questo non vieta che all'interno ci possano essere dei margini di differenze, per esempio nella distribuzione delle risorse tra i vari ministeri ho visto cose che per la scuola privata vanno corrette». Per i soldi si fa presto: ci sono «molte possibilità» con i fondi «che vengono dall'Europa - ha spiegato il premier - Noi siamo i terzi contribuenti». La palla viene colta al balzo dalla Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) che riunisce il 60% degli istituti paritari del Paese: «Attendiamo un provvedimento che corregga il taglio di 133 milioni previsto dalla finanziaria per il 2009», afferma il segretario Luigi Morgano. Perché, dice, «la parità giuridica deve essere riconosciuta nei fatti dalla parità economica».Il Cavaliere stavolta non contraddice e ammette che i tagli ci sono stati. Al contrario, definendo il voto del Senato «un gran risultato», non perde occasione per svilire la protesta di studenti e insegnanti. «Spiace soltanto - dice il premier riconoscendo finalmente l'ampiezza del movimento - che siano stati presi in giro tutti questi ragazzi che sono in giro per Roma, o anche nelle altre città, perché evidentemente è una truffa che si è combinata alle loro spalle». Poi, smentendo ancora una volta la sua ministra, aggiunge che sull'università «ancora nulla è stato deciso» e precisa: «Non c'è nulla di ciò che ho letto nei volantini che corrisponda alla realtà. Nulla di nulla».
Chissà se, oltre ai volantini, Berlusconi ha sentito almeno l'appello lanciato dagli studenti del liceo Orazio di Roma e letto ieri in aula al Senato dalla capogruppo Pd, Anna Finocchiaro, che chiedeva all'esecutivo di ascoltare «il nostro parere: il parere degli studenti». Se fosse così il Cavaliere avrebbe senz'altro capito quello che la senatrice Finocchiaro ha scandito suscitando il lunghissimo applauso dell'opposizione: «Ora pensate che approvate questo decreto e che sia finita qui. Non è così per noi e non credo che sarà così per il Paese».
LAUREE IN CORTILE
La cerimonia di consegna delle lauree nella facoltà di Agraria e Veterinaria, a Grugliasco (Torino), ieri mattina è avvenuta non nelle consuete sedi accademiche, ma all'esterno, nel cortile del campus, dove dall'inizio di ottobre è stato allestito una sorta di accampamento per protestare contro la riforma del ministro Gelmini. L'iniziativa, che ha unito ulteriormente docenti e studenti, nasce proprio come forma dicontestazione alla legge appena approvata in Senato. «Fare una proclamazione diversa dal solito - ha detto un laureando, Domenico - è di per sé interessante. Se poi può servire a qualcosa, perché no?». «La forma di protesta attuata dai nostri studenti - ha spiegato il preside, Bartolomeo Biolatti - è del tutto civile e, tra l'altro, non interferisce con l'attività didattica. Stanno manifestando un malessere che avvertiamo un po' tutti».
Intanto la Regione Abruzzo si appresta a presentare ricorso contro il decreto sulla scuola del ministro Mariastella Gelmini. Lo ha annunciato il capogruppo regionale dei Verdi, Walter Caporale.