Nel percorso che ha portato noi studenti del liceo Classico Cicognini a protestare contro la riforma Gelmini, sono successe cose che ci hanno involontariamente portato ad uno scontro diretto col preside Luigi Nespoli, arrivato a negarci la possibilità di partecipare alle proteste che si sono svolte a Prato e nel resto d’Italia.
Premesso questo, ci siamo decisi a scrivere “nero su bianco” come le cose sono andate davvero, fuori da ogni dialettica e demagogia politica e populistica. Laddove noi ci siamo posti nella massima correttezza e serenità etica e morale, tentando, per quanto possibile, di tenerci nel rispetto delle leggi senza far venir meno l’aspetto di protesta, abbiamo visto proprio colui che propugna i valori della democrazia e della legalità come i più alti, infrangerli a nostro danno.
Abbiamo deciso di rispondere alle dichiarazioni del preside, esponendo con la massima chiarezza quello che è stato detto e fatto da entrambe le parti, appurando l’infondatezza delle accuse di cui siamo stati ripetutamente bersaglio.
Ci siamo visti accusare di aver commesso atti di “terrorismo psicologico” verso gli studenti dei primi anni attraverso la nostra presenza intimidatoria e minacce esplicite. E ci siamo poi meravigliati nel sapere che tali intimidazioni erano state fatte dal preside stesso che si è limitato a informare le famiglie degli alunni del primo anno e dei soggetti più facilmente influenzabili.
Siamo stati minacciati di gravi ripercussioni disciplinari (5 in condotta, annullamento dei cosiddetti “ponti” e dei viaggi d’istruzione) alcune delle quali tali da determinare una bocciatura: minaccia meschina e un’insulsa dimostrazione di potere.
Dimostrazione cui si sono attenuti, purtroppo, anche alcuni dei professori che hanno appoggiato il preside sul discorso del 5 in condotta.
L’occupazione durata una sola notte, è stata considerata pretesto per accuse riguardo un nostro uso di “droghe e stupefacenti”, nonché quella di semplice scusa per evitare le lezioni.
Esagerata anche la dichiarazione del preside che ha detto che la nostra occupazione notturna poteva essere causa di ferimenti e “morti accidentali” nonché di manomissioni di “delicate strutture”, cosa impossibile visto che le aule e i laboratori erano state chiuse a chiave e visto che avevamo già formato un servizio di sorveglianza e pulizia dell’edificio.
False, poi, le cifre sugli studenti occupanti lunedì scorso. Eravamo 285 e non 80 e gli assenti non erano il 50%, perché in totale infatti siamo 430. La nostra protesta è sempre stata ridimensionata a favore del preside per farla apparire piccola e pretenziosa. Infondata la convinzione del preside che noi manifestanti non conoscessimo bene la riforma. Nei giorni precedenti l’occupazione, abbiamo organizzato assemblee per sensibilizzare gli studenti.
Martedì scorso siamo arrivati al massimo: al nostro atteggiamento corretto di lasciare libertà a partecipare alle lezioni, uscendo nel cortile per evitare che, chi avesse voluto entrare in classe, venisse intimidito dal gran numero degli studenti manifestanti (circa 227), ci sono state chiuse tutte le entrate quando, ai primi accenni di pioggia, abbiamo chiesto di rientrare. Non solo, quando poi, nel primo pomeriggio, abbiamo deciso di accettare la proposta del preside (tre ore di lezione e autogestione dalle 11 alle 18, abbiamo trovato la scuola chiusa. La situazione era più che imbarazzante perché molti degli effetti personali degli studenti occupanti (tra cui portafogli, documenti e chiavi) erano rimasti a scuola, e non potevano essere recuperati dato che persino il personale Ata era stato allontanato.
Per questo motivo ci siamo sentiti traditi nel profondo, perché sembrava proprio che la continuazione di quel pubblico servizio che tanto il preside aveva propugnato come motivazione nel diniego alla nostra civile protesta, era stata disattesa. Alla luce di tutto questo, il comportamento del preside è inqualificabile. Ringraziando i docenti che ci sostengo tuttora, confidiamo in un’opinione pubblica libera da qualsiasi faziosità.
La maggioranza degli studenti del Cicognini
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