Abati e Benigni. Consiag e ASM... Le voci sono sempre più insistenti...
Ma, detta fra noi, chi glielo fa fare, di candidarsi alla guida della città o della provincia, quando in realtà ci sono già, e non hanno bisogno di renderne conto agli elettori?
MV
da Il Tirreno del 25/10/08
Due nomi (scontati) in campo e una gran confusione
Benigni e Abati in pole, ma il partito è spaccato e rischia le primarie al buio
I favoriti sono esperti amministratori però poco “nuovi”
Tutto in alto mare, crisi al buio. Lo dicono i “vecchi” del partito, che sussurrano: «è un disastro».
Emerge dalla lunghe sedute dell’assemblea del partito (duecento tra big e meno big cittadini) che hanno già fatto quattro riunioni notturne e martedì verranno convocati per la quinta. Lo conferma, sconcertata, la base, che si sente fuori dai giochi e vede solo una gran confusione. E poi c’è qualcosa di peggio: la spaccatura dell’assemblea provinciale divisa tra tra quanti giudicano la decapitazione dei vertici un errore colossale, gli altri per i quali è stato un passaggio difficile ma necessario, e la profonda divisione tra ex Margherita ed ex Ds.
Qui a Prato il Partito democratico è di là da venire. Ma il tempo è poco. Perché tra ventuno giorni lo statuto del Pd prevede che i nomi dei successori vengano formalizzati. La partita sul nuovo sindaco - il presidente della Provincia verrà dopo (unico accordo già stretto: proverrà come il predecessore dalle fila dell’ex Margherita mentre lo scranno di sindaco spetterà ancora agli ex Ds) - si gioca a Prato su un paio di nomi. Nulla di nuovo.
Da un lato il potente presidente del Consiag, Paolo Abati, che in questi anni ha portato la partecipata comunale dell’energia nella rosa delle aziende più forti del panorama toscano, alleandosi con Arezzo e Siena. Dall’altro il presidente di Asm, Adriano Benigni, a capo dell’altra fondamentale partecipata comunale che si occupa di rifiuti e smaltimento.
Il primo è più giovane, poco più che quarantenne, carattere forte, difficile da condizionare. L’altro è a un passo dalla pensione, gran navigatore della politica locale, ritenuto un buon garante dei complessi equilibri di questa fase.
Nel borsino sono a pari merito. Vincerà chi riuscirà a coagulare i maggiorenti del partito. Ed è qui che entra in ballo il lavoro di taglia e cuci che in queste ore sta facendo la segretaria del Pd Benedetta Squittieri, poco più che trentenne, in carica solo da un anno.
Con l’assemblea provinciale spaccata il rischio di primarie vere è alto. E il partito dell’«era necessario il passo indietro per andare avanti» che ha come punte avanzate i deputati Antonello Giacomelli e Andrea Lulli, sta tentando di scongiurare l’eventualità. Ma dovranno fare i conti con l’altra fazione, numerosa, che le primarie vere le vuole eccome ed è determinata a convincere la segreteria a mettere la spaccatura “nero su bianco”.
E non basta. Esiste un terzo partito che dopo il crac chiede una soluzione più “alta”: candidati a livello del pandemonio scatenato. Una soluzione esterna all’establishment.
Cristina Orsini
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