In venticinquemila a Roma, col Gonfalone
Ricercatori, prof, studenti e genitori, in treno e in autobus (60 da Firenze). Molti non sono riusciti ad arrivare in centro
DAL NOSTRO INVIATO A ROMA — Ventimila, no quindicimila. Numeri per difetto. I toscani che arrivano a Roma per la manifestazione anti- Gelmini, sono tantissimi, circa venticinquemila. Senza che ci sia stato un accordo preventivo riescono a stare alla testa e alla coda del corteo, anzi dei cortei, visto che, data l'enorme affluenza di studenti, genitori, docenti e sindacati, la fiumana degli 800 mila che ha invaso le strade della capitale si è divisa in percorsi alternativi (i due principali si sono concentrati a piazza del Popolo e in viale di Trastevere, sotto il ministero della Pubblica istruzione). In testa ai fiorentini e al corteo nazionale c'è Eros Cruccolini, presidente del Consiglio comunale di Firenze con il gonfalone della città, che spiega così la ragione dello stendardo cittadino: «Siamo qui in veste ufficiale perché gli enti locali rappresentano i cittadini. Riteniamo questi tagli inaccettabili. Vorremmo suggerire a questo Governo di reperire fondi per l'istruzione combattendo l'evasione fiscale e riducendo gli investimenti nell'esercito». Va via quasi subito Cruccolini, quando a piazza della Repubblica è appena arrivata la delegazione ufficiale di Prato, capitanata dall'assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Gregori che dice: «Questa legge distrugge la scuola e la sua funzione sociale. Noi abbiamo molti immigrati, almeno il 20 per cento nelle scuole dell'obbligo. Una scuola col maestro unico non favorisce l'integrazione ».
CON PULLMAN E AUTO. In mezzo a loro ci sono i ragazzi, i genitori e gli studenti arrivati con i pullman: 60 da Firenze, 20 da Prato, 16 da Pistoia, 11 da Empoli, 27 da Siena, 2 da Pontedera e via aumentando. La gran parte di loro non arriverà mai al gran comizio di Epifani, Bonanni, Sgreni, Pantaleo. Gli studenti universitari di sinistra, per esempio, a Piazza del Popolo ci saranno solo alle 14,30. «Ma va bene così — dice Francesco Epifani — il fatto che fossimo troppi e che le strade di Roma non ci contenessero è il segno di una manifestazione straordinaria ». Per nessuno di loro riuscire ad arrivare in centro è stato facile. «Alle 9,30 — racconta Lucia studentessa di Lettere che arriva da Prato — eravamo sull'Anagnina. Siamo partiti alle 5 del mattino. Siamo arrivati sul Grande raccordo anulare verso le 9. Ma lì era un tappo, tutto bloccato. Alle 10,40 siamo scesi e abbiamo raggiunto la fermata della metro a piedi. Solo così siamo riusciti ad arrivare in centro». La soluzione non ha avuto lo stesso esito per tutti: «I 26 pullman arrivati da Siena — dice ancora Lucia— non hanno mai raggiunto la città. E quelli che ci stavano dentro hanno fatto una manifestazione tutta loro, sfilando sull'autostrada, direzione Magliana».
TANTISSIMI TOSCANI. Sono successe cose così ieri a Roma. In via del Corso però di toscani ne sono arrivati tanti: c'era Sara Ravaldi, insegnante della scuola elementare De André di Prato, precaria che ha detto: «Siamo qui per chiedere il referendum contro il decreto » In piazza della Repubblica c'era Vieri, studente fiorentino di Matematica che annuncia: «Dal 3 Novembre proveremo a studiare di mattina e ad occupare la notte». La città di Alemanno ha schierato un mucchio di polizia per controllare il corteo, ha bloccato ai manifestanti l'accesso in via del Corso da Piazza Venezia. E però al palco di piazza della Repubblica, senza scontri e tensioni, la toscana c'è. Ecco Federica Brianti del liceo scientifico Pontormo di Empoli che spiega: «Abbiamo studiato la legge Gelmini, la Finanziaria e Calamandrei. Ora chiederemo di andare al referendum». Barbara Necca, insegna alla scuola materna di Monteropoli e mette in guardia contro la fine del tempo pieno e le classi di 32 bambini. Monica Rezza, mamma di due bambine di 6 e 9 anni arriva da Pontedera: «Informeremo tutti sulla gravità di questa legge». Sfilano i titoli di coda con slogan contro il Governo «Gelmini e Berlusconi, somari unici», «I comunisti mangiano i bambini, Berlusconi le maestre ». Tutti vanno via con l'impegno di rivedersi.
Chiara Dino
31 ottobre 2008
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