di Simona Poli
Prato. Pratesi&cinesi. Magari poterlo scrivere così, come se fosse il marchio di un´impresa, un´azienda che marcia insieme, un´unica squadra che collabora e alla fine dell´anno divide ricavi e perdite, mette in vetrina i successi e fa fronte comune contro la crisi. E invece niente, Prato è il contrario di questo, il tessile divide anziché unire e in un piccolo spazio di pochi chilometri convivono due mondi separati, che marciano a velocità diverse. Tremila ditte cinesi danno lavoro a 15mila persone. Eppure una solo di loro siede dentro l´Associazione industriali. Il muro c´è e si vede. Mentre da una parte si fanno i conti con il calo delle esportazioni, dall´altra la "concorrenza in casa" diventa sempre più ricca. Il termometro dello scontento lo ha appena misurato il Pd con quel sondaggio che è costato la ricandidatura per il secondo mandato al sindaco Marco Romagnoli e al presidente della Provincia Massimo Logli.Indici di gradimento così bassi (30% Romagnoli, 26% Logli) difficilmente si erano visti da queste parti. E l´immagine del Pd che esce dai giudizi dei cittadini intervistati sembrava impensabile fino a un anno fa: alle ultime politiche il partito di Veltroni aveva il 47% eppure oggi solo il 36% del campione si dice pronto a rivotarlo, mentre il 30% degli elettori per ora annuncia che si asterrà. Inevitabile che a pagare per primi fossero gli attuali amministratori. E così tutti a casa, il centrosinistra prova a ripartire cambiando pilota e chissà se basta. Come ha scritto ieri il caporedattore del Tirreno Paolo Toccafondi, stupisce che ci sia voluto bisogno di un sondaggio «per sapere che Prato è in crisi economica e di identità».Dice qualcosa di più l´assessore all´immigrazione del Comune Andrea Frattani: «E´ come se dentro a una famiglia alcuni membri perdessero il lavoro e non avessero più da mangiare e altri prosperassero in piena salute. Ecco, oggi Prato è questo, tutti lavorano nello stesso settore ma mentre l´80% annaspa, il 20% si arricchisce ma non redistribuisce il reddito nella collettività». Il Comune ha poteri limitati di intervento, dice Frattani: «Quando l´economia tirava la questione integrazione non esisteva in questi termini. Ora invece c´è una domanda di giustizia sociale che non può non riguardare un settore economico gestito da stranieri e noi siamo andati dal ministro Maroni a chiedere che si facciano leggi per imporre delle regole. Non è possibile che da Prato parta 1 miliardo l´anno verso la Cina e non esista una legge su questo fenomeno. Il rischio vero è che la nostra società diventi lo specchio della politica che non siamo riusciti a fare». Prato lo è già. «Siamo una città depressa», dice la psicologa Luciana Bigagli, che ha collaborato al progetto "Città multietnica". «La gente ha solo voglia di fuggire, i rapporti umani sono deteriorati, il commercio nel centro storico agonizza, di sera chi cammina nelle strade si sente ostaggio di un mondo che non riconosce più. Abbiamo fatto un lavoro di qualità per integrare i cinesi ma non siamo riusciti a scavare in modo altrettanto profondo tra di noi».Nel sondaggio l´80 % si definisce "insoddisfatto della politica e pessimista sul futuro". Difficile ricominciare da qui. «C´è bisogno di uno scatto d´orgoglio del partito, dobbiamo dare un segnale forte», dice il parlamentare del Pd Antonello Giacomelli che a Prato è stato vicesindaco con Mattei. «La città ci chiede a gran voce un cambiamento e sono convinto che il gruppo dirigente debba presentarsi compatto con una proposta unitaria. Metto subito in chiaro che io non sono della partita, non mi candiderò». E mentre il segretario regionale Andrea Manciulli medita di cercare un esterno al partito, un nome autorevole che rappresenti una componente importante della società, i dirigenti locali pensano di pescare il candidato nel vivaio dell´entourage Pd doc. Girano tre nomi in particolare, quello del presidente del Consiag Paolo Abati, del manager a capo della municipalizzata Asm Adriano Benigni e di Beatrice Magnolfi, ministro ombra del Pd. In campagna elettorale la questione cinese terrà banco. Dice il pratesissimo capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Alberto Magnolfi: «Il Pd dovrebbe dichiarare fallimento e Romagnoli è solo un capro espiatorio». Sbrigativo ma concreto Riccardo Fusi, superimprenditore dalle mille attività, ricorda «che se i cinesi non cominceranno a pagare le stesse tasse dei pratesi e a rispettare la legge non ci si potrà mai risollevare dalla crisi». Il presidente degli Industriali Riccardo Marini si augura che dalle macerie del terremoto finanziario alla fine possa uscire qualcosa di buono: «Come settore manifatturiero siamo stati rivalutati, noi produciamo realtà e non pezzi di carta. L´integrazione tra distretto locale e distretto cinese è la vera scommessa da vincere». Davanti a un bar di via Roma un militante del Pd si abbandona allo sconforto: «Mia nonna mi raccontava la storia della vecchina che piangeva al funerale del re Borbone mentre tutti ridevano. "Mica piango per lui che era un infame ma perché penso a come sarà il prossimo". A volte le nonne vedono più in là dei sondaggi».
1 commento:
Annamaria Bianchi:
Chi e perchè già 20 anni fa aveva dato l'ordine di non toccare i cinesi? ( p.s. : molti noti politici lo andavano e vanno raccontando)
chi faceva pressioni sull'Amministrazione per favorire il lavoro nero cinese e le collusioni?
Chi e perchè non ha avuto il coraggio di dire no a tutto ciò che andava profilandosi tra: evasione fiscale - illegalità - criminalità - negli anni?
Chi ancora oggi vuol mantere il bavaglio - degli altri - e i propri anzichè spiegarci cosa e perchè e CHI ha deciso di mettere in ginocchio la città per interessi privati?
Per pressioni ricevute?
Per incompetenza?
per restituire dei debiti?
A quando un atto di CORAGGIO del Signor Sindaco e Assessori: Giovagnoli - Frattani etc...ma anche... Sig. Mattei - Giacomelli - Martini?
A Quando la fine del fintume?
Certo i cittadini sono esausti e Lor Signori non hanno alcuna credibilità nè stima.
Speriamo tutti di poter tirare un sospiro di sollievo molto presto,
e di poter scegliere tra condidati credibili e capaci. Degni di stima
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