Chi appoggia Romagnoli, e chi sta giocando contro la sua ricandidatura...
Alla faccia del nuovo partito...
MV
dal il Tirreno del 04/10/08
Pd, la frattura c’è ma non si vede
Opinioni discordanti sulla ricandidatura di Romagnoli in Comune
Asse Lulli-Giacomelli contrapposto ai big che sostengono il sindaco uscente
In assenza del diretto interessato, colto da un provvidenziale raffreddore, gli esponenti più in vista del Pd hanno detto la loro. Chi esplicitamente, chi girandoci intorno, chi parlando d’altro. Una cosa che si intuisce oltre le cortine fumogene dei discorsi è che si starebbe rafforzando un asse “parlamentare” tra i deputati Andrea Lulli e Antonello Giacomelli. E se l’asse c’è, non è favorevole al sindaco. Giacomelli ha esortato la segreteria a dare un’indicazione forte sulla candidatura prima del 15 ottobre, alla fine della “fase di ascolto” annunciata dalla segretaria Benedetta Squittieri, e ha sostenuto che serve un cambio di passo nell’amministrazione. Più esplicito Lulli, che ha giudicato insufficiente quanto fatto finora per affrontare i gravi problemi della città e ha aggiunto un esempio che sarà marginale ma qualcosa fa capire. «Sono rimasto letteralmente basito quando ho sentito che a Firenze vogliono fare il nuovo stadio e i nostri enti locali si sono subito detti disponibili a collaborare» ha detto in sostanza Lulli. Né Lulli né Giacomelli hanno chiesto esplicitamente la riconferma di Romagnoli.
Dalla parte del sindaco si sono arruolati, ognuno per un suo motivo, il vicepresidente della Provincia Daniele Panerati, l’assessore Gregori, il segretario della Camera del lavoro Manuele Marigolli e il presidente dell’Asm Adriano Benigni. «Anche se fossi contrario a Romagnoli e Logli (e non lo sono) - ha detto in sintesi Benigni - quello che mi interessa è vincere le elezioni, e per vincere bisogna andare avanti con loro due. Poi è chiaro che il partito non può fare da notaio, ma il rischio, qui, è che si entri in fibrillazione come a Firenze, con conseguenze pesanti».
Se esistono davvero due gruppi contrapposti, i confini sono in movimento e ovviamente anche i rapporti di forza. In mezzo la giovane segretaria che ora ascolta il gruppo dirigente e tra qualche giorno darà un responso. Chi conosce il sindaco sa che se Romagnoli si accorgerà di non esser gradito, sarà lui il primo a farsi da parte. E allora non è detto che la frattura si possa ricomporre.
Paolo Nencioni
da La Nazione del 04/10/08
PER LA PRIMA volta dopo mesi giovedì sera nel Pd si è aperto un dibattito vero sul futuro della città. Nell’assemblea provinciale riunita alla casa del popolo di Coiano sono emerse le tre «anime» che oggi caratterizzano il partito. Quella che difende l’amministrazione Romagnoli e punta senza dubbi alla sua ricandidatura, quella che invece di dubbi ne ha e pone la necessità di una riflessione critica sulla situazione di Prato, quella che per il momento sceglie la cautela.
I toni del confronto non sono stati aspri e tutti hanno condiviso la necessità di non creare lacerazioni, ma a distinguere le varie posizioni non sono state solo sfumature. Intanto, la segretaria Benedetta Squittieri ieri ha iniziato il suo giro d’ascolto: in questi giorni sentirà uno per uno tutti i 200 componenti dell’assemblea, coaudiuvata da due grandi «vecchi» del partito, cioé Mario Dini e Rosanna Minozzi. La prossima sarà una settimana decisiva sul fronte delle candidature. Romagnoli lo disse tre mesi fa che era pronto al bis, se il partito fosse stato d’accordo. Lunedì scorso ha chiesto un appoggio convinto. Per ora non lo ha ottenuto. Entro mercoledì 15, scadenza da regolamento, una risposta dovrà arrivare.
A SOSTEGNO di Romagnoli ha parlato ad esempio il segretario della Cgil Manuele Marigolli. Ha detto in sostanza che la giunta ha operato molto bene, visti gli enormi problemi di Prato, e che un cambio in corsa non sarebbe comprensibile per l’elettorato e quindi controproducente, senza risparmiare critiche alla segreteria. Sulla stessa linea, anche se con toni differenti, si sono schierati l’assessore Giuseppe Gregori e il vice presidente della Provincia Daniele Panerati. Ma altri hanno espresso opinioni assai diverse.
A COMINCIARE dal deputato Andrea Lulli. Ha parlato di una carenza di progetti, del malcontento che cresce in città, dei rischi legati al prossimo appuntamento elettorale, della necessità di un cambio di passo e di pensare più a cosa è meglio per la città, che ai propri destini personali. Non ha fatto nomi Lulli, ha parlato di responsabilità collettive del partito, sulle quali egli stesso si sente chiamato in causa. Analoghe le riflessioni dell’altro deputato Pd Antonello Giacomelli, del presidente del consiglio comunale Daniele Mannocci e di due componenti della segreteria provinciale, Daniele Biffoni ed Emiliano Citarella.
NON SI è invece sbilanciato più di tanto il presidente di Asm Adriano Benigni, che si è soffermato soprattutto sulla necessità di evitare scontri e lacerazioni. Tanti non hanno parlato. Fra i big non c’erano Gianni Del Vecchio, Fabrizio Mattei, Paolo Abati, Beatrice Magnolfi, lo stesso sindaco. Nelle sue conclusioni Squittieri ha ribadito i principali messaggi lanciati lunedì scorso, all’apertura dell’assemblea: la necessità di un «cambio di passo», che deve avvenire «con la forza di tutto il gruppo dirigente». Squittieri ora non ha un compito facile. Dopo aver ascoltato i 200 dell’assemblea, dovrà esprimere un’opinione decisiva. Romagnoli bis o un candidato alternativo? E, in questo caso, chi e scelto come? Nel frattempo arriveranno i risultati del sondaggio sulla giunta commissionato a una società milanese. Saranno giorni cruciali per il Pd.
Anna Beltrame
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