In ventinove iscritti a parlare. Passerella di big, clima teso Soluzioni ancora lontane
PRATO. Assemblea Pd secondo round. Ventinove gli iscritti a parlare. Un fiume di persone che si sfogano, che chiedono di capire, che manifestano sconcerto. Clima pessimo, come sempre in questi giorni. Unica differenza la sede della riunione: nel circolo di Coiano. Dove negli anni Ottanta - 1983 precisamente - si concretizzò la “svolta”: fuori la vecchia nomenclatura, dentro la nuova, i “Martini boys” di allora. Cicli storici. Prima o poi, evidentemente, tocca a tutti. Di nuovo assemblea a porte più o meno chiuse, di nuovo tensioni. Di nuovo una passarella di big: il sindaco Marco Romagnoli, il deputato Antonello Giacomelli, solo per dirne due. Di nuovo divisioni. Perché la situazione è più complessa di quanto appare. La fibrillazione, l’incertezza sul futuro è grande. Chi pensava e forse c’era, che decapitare sui numeri del sondaggio i vertici amministrativi della città, avrebbe, sì, provocato qualche interrogativo nella base ma che poi si sarebbe sciolto nel nome del candidato successivo acclamato a gran voce, si sbagliava di grosso. La crisi è al buio. Quello pesto. Ancora di più dopo l’uscita del segretario nazionale Walter Veltroni che non più tardi di ventiquattro ore fa ha invitato a diffidare - questo il termine - di quei politici che basano le loro decisioni sui sondaggi. Il carico da novanta. I nomi che in questi giorni sono girati vorticosamente: Abati, Stancari, Benigni altri solo sussurrati, come possibili successori alle poltrone di sindaco e di presidente della Provincia, sono stati archiviati. Forse definitivamente, forse per il momento. Difficile da dire. Però la riflessione che in queste ore si fa tra quanti nel partito contano davvero è che sia impossibile, a questo punto, far calare dall’alto un nome secco. Deve passare dalle forche del consenso della base. Che è stanca, stanca davvero. Deve passare dalle primarie. Quelle vere, quella senza rete, senza candidati di quarta fila messi lì a posta. Che “conta” sia, se deve essere, in una città che però non è abituata a contarsi, nella quale le spaccature - che pure ci sono sempre state - sono rimaste sotto il pelo dell’acqua. Ma c’è anche l’altro partito, che si è messo in moto per mediare, per fare ponti, per raccogliere macerie ma con l’obbiettivo di recuperare un consenso quanto più unitario della classe dirigente - non solo i politici, anche i rappresentanti delle anime che costituiscono la città - su un unico candidato sindaco. Un lavoraccio in giorni come questi di passi indietro, di riposizionamenti, di rischio veti incrociati. Prima di ogni mossa, però, dovrà finire la fase attuale, del ripiegamento. E dovrà finire con la diffusione del sondaggio. Operazione-verità chiesta a gran voce dai duecento dell’assemblea che fino a oggi si sono trovati a discutere su scelte gravi, fatte a priori. La promessa è stata quella di renderlo pubblico entro questa settimana. Bisogna mantenerla
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