Riprendono le lezioni al Buzzi e pausa di riflessione al Rodari
PRATO. La mappa degli istituti superiori pratesi occupati, sembra ormai una battaglia navale, dove le scuole sono le navi e gli studenti i soldati sul fronte, tutti arruolati contro la Riforma Gelmini. Ieri hanno occupato anche il liceo Copernico e il liceo Cicognini, l’istituto tecnico commerciale e per geometri Gramsci Keynes, il Dagomari e il Marconi. Restano in autogestione il Datini, il Livi e l’istituto d’Arte di Montemurlo. Incerta ancora la situazione del Rodari - al momento su suggerimento del preside - in pausa di riflessione. Il Buzzi concluderà l’occupazione oggi. «Stiamo organizzando una manifestazione - spiega il rappresentante dell’Itis Buzzi Filippo Pelagatti- ma per l’occupazione una settimana è stata più che sufficiente. Non vogliamo togliere tempo allo svolgimento delle lezioni, non è questo il motivo della protesta, la nostra è una battaglia per la scuola». L’occupazione tuttavia è stata causa anche di dissapori, oltre alla querelle ancora in atto tra il preside e gli alunni del Cicognini Rodari, la situazione si è fatta critica anche al liceo Livi, dove la preside Maria Assunta Guadagni, contraria all’autogestione in corso, ha chiesto ai ragazzi di assumersi la responsabilità. «La preside ci ha chiesto 20 firme per l’autogestione- spiegano i rappresentanti del Livi- ci ha detto che si tratta comunque di un’attività illegale e dell’interruzione di un pubblico servizio. Dice che dobbiamo assumerci la responsabilità dei minori che vengono a scuola la mattina. Ci sembra assurdo. A questo punto avrebbe più senso occupare. Stiamo valutando cosa fare». Le scuole, nonostante i casi specifici e le forme di protesta adottate, stanno comunque conservando una linea comune. Ieri alle 17 i rappresentati degli istituti in occupazione e autogestione si sono incontrati per fare un primo bilancio sulla protesta e confrontarsi. Ad accogliergli fuori dal Copernico uno striscione con su scritto “Né rosso, né nero. La cultura è la nostra bandiera”. Uno slogan che senza dubbia testimonia la volontà super partes dei ragazzi di difendere il loro futuro scolastico più che la loro ideologia. «Abbiamo cominciato l’occupazione senza difficoltà - spiega un rappresentante del Copernico - avevano 852 voti favorevoli. In questi giorni abbiamo in programma cineforum, incontri sulla musica di protesta sia di destra che di sinistra, momenti di analisi del decreto Gelmini. Anzi abbiamo personalmente interrogato le matricole sull’argomento per attestarne la loro conoscenza».
Il classico snobba il preside e occupa Nespoli minaccia il cinque in condotta ma solo il Rodari ritratta
Una lettera alla questura per chiedere controlli «Ci può essere il rischio di gravi infortuni e di uso della droga» FRANCESCA GORI
PRATO. Un’operazione riuscita soltanto a metà. Sia che la si guardi con gli occhi degli studenti che ieri mattina avevano deciso di occupare il Rodari e il Cicognini, sia che la si guardi con quelli del preside Luigi Nespoli che già dal mattino aveva detto che queste occupazioni non s’avevano da fare, minacciando cinque in condotta e proponendo “amnistie disciplinari” agli occupanti. Al liceo psicopedagogico il preside ha avuto la meglio. Al classico no: da ieri sera è occupato. La lunga giornata delle scuole pratesi è iniziata ieri mattina al suono della campanella. Ma i momenti più difficili sono stati vissuti dagli studenti dei due licei guidati da Luigi Nespoli. Che da qualche giorno aveva fatto sapere, a suon di circolari, che la sua contrarietà all’occupazione era inamovibile. Ieri mattina il preside ha preso carta (quella intestata dei due licei, con il simbolo della porta da rugby e la palla ovale in meta) e penna e ha scritto alle istituzioni: dalla Procura al Ministro degli Interni per spiegare che, la presenza nella scuola degli occupanti avrebbe potuto causare «ferimenti e morti accidentali» aggiungendo anche che «è noto che si occupa di notte per lo spaccio e l’uso di stupefacenti», invitando quindi le forze dell’ordine a sgomberare gli edifici o comunque a presentarsi in divisa, «in numero congruo dalle 18 alle 7», e aggiungendo che «se si dovessero verificare incidenti, la latitanza dello Stato sarebbe da considerare molto grave». Un allarme, quello lanciato dal preside, che è stato accolto da Riccardo Mazzoni, deputato del Pdl. «Il Governo ha il dovere di dare una risposta immediata, efficace ed equilibrata alla richiesta di legalità che viene dal mondo della scuola - ha detto - che non si riconosce nella demagogica contestazione alla riforma Gelmini». Mentre oggi Mazzoni presenterà un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno, per sapere quali misure intende prendere per consentire alla maggioranza degli studenti di tornare in aula, la controproposta di Nespoli è arrivata agli studenti nel pomeriggio: a lezione le prime tre ore, senza interrogazioni né compiti in classe e assemblee autogestite fino alle 18. Formula questa, che salvaguarderebbe «sei giorni di festa per Ognissanti, Pasqua, Natale e per le Ceneri» e prevederebbe l’amnistia dei provvedimenti disciplinari. Gli studenti del Rodari hanno accettato la proposta. Ma quelli del classico Cicognini hanno detto no. E già nel tardo pomeriggio dopo ore di assemblee, di decisioni e di ritorni sui loro passi, hanno srotolato gli striscioni: scuola occupata. E hanno protestato contro la Gelmini in latino, chiedendole «Quo usque tandem Gelmini abutere patientia nostra?» (fino a quando la Gelmini abuserà della nostra pazienza?). Pazienza che comunque gli studenti del classico hanno dimostrato avere. Tanto che, quando il preside si è presentato al Cicognini per convincerli ad andarsene pensando che in via Baldanzi gli studenti avrebbero levato le tende come i colleghi di via Galcianese, si è trovato di fronte un muro di gomma. «Non è giusto che io che sono figlio di operai - ha detto uno studente - non debba avere le stesse possibilità di altri ragazzi e frequentare l’università». Perché la battaglia contro il decreto Gelmini è la battaglia contro la riforma dell’università, che tocca da vicino chi frequenta i licei. «Non entro nel merito della riforma - spiega Nespoli - ma agli studenti ho proposto un’amnistia delle sanzioni disciplinari che saranno prese nei loro confronti se andranno avanti con l’occupazione. E che saranno sanzioni precise, umane, calibrate a fatti concreti». Ma anche di fronte alla possibilità del temuto cinque in condotta, la protesta che a Prato ha ricompattato le scuole è andata avanti lo stesso. E proprio oggi, per sostenere gli studenti del Rodari e del Cicognini, arriveranno dalle altre scuole un centinaio di studenti in segno di solidarietà.
1 commento:
io sono una studentessa del Copernico...sono al primo anno e sinceramente trovo ridicolo tutto quello che sta facendo il preside del cicognini e del rodari.
poi ognuno ha la sua opinione...la mia è che noi, ragazzi e ragazze del copernico stiamo facendo tutto ciò x i nostri diritti...e un grazie anche a voi...del quinto anno...che x rendere interessante questa occupazione..avete sudato!!
GRAZIE ANCORA A TUTTI...
una del kope.
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