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da Il Tirreno del 22/10/08
Sfila la Toscana, 60mila in corteo a Firenze
Universitari, liceali, docenti, precari: no alla “macelleria” Gelmini-Tremonti
Sono arrivati da ogni angolo della regione: il governo ci deve ascoltare
FIRENZE. Vogliono che la Toscana sia la capofila del movimento contro i due freddi numeri, 133 e 137, le due leggi che rappresentano “il colpo di grazia finale ad un sistema già malato”, la “macelleria sociale“ contro l’istruzione pubblica. E così sono scesi in piazza, arrivati da tutti gli angoli della regione, hanno sfilato per le strade del centro storico di Firenze. «Siamo in 60mila» gridano intorno a mezzogiorno dagli altoparlanti della Cgil, in testa al corteo che lentamente confluisce in piazza Santissima Annunziata mentre il lungo serpentone ha la coda ancora sotto Palazzo Vecchio. Il dato del sindacato non è così lontano dalla realtà se la Questura ne conta 40mila e quindi per Cgil, Cisl e Uil, principali promotori di questa manifestazione, non può che essere un «successo».
Studenti, ricercatori, docenti e personale tecnico-amministrativo delle scuole superiori toscane e dei tre atenei di Firenze, Pisa e Siena sono arrivati alla spicciolata fin dalle 9, davanti alle porte del rettorato dell’università e alle 10 già si capiva che i numeri sarebbero stati imponenti.
Striscioni e slogan per esprimere la rabbia di una generazione precaria. Ad aprire il corteo la parola d’ordine: «L’università pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta». Nel serpentone è tutto fiorire di slogan e c’è anche chi chiede l’elemosina: «Una monetina per gli studenti, grazie. Lavoro in un call center e non mi basta per pagare le tasse universitarie, devo chiedere aiuto ai miei genitori, loro fanno quel che possono. Una monetina, grazie».
Striscioni contro il governo Berlusconi ovunque, la più bersagliata è ovviamente il ministro dell’istruzione: «Dalle Alpi agli Appennini tutti contro la Gelmini». E a lei sono dedicati anche cori pieni di «vaffa...».
Ma ad insidiarle il primato c’è il ministro allo sviluppo economico, con i ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica che ironizzano: «Ti trema la casetta? Vai da Brunetta!».
Tanti anche gli slogan contro la mozione leghista per creare le “classi ponte”, o sezioni ghetto, per i bambini stranieri alle elementari e quando il corteo passa davanti al tribunale, in piazza San Firenze, partono gli applausi per un gruppo di somali richiedenti asilo, al bordo della strada con lo striscione «no al razzismo».
Alle 12,30 piazza Santissima Annunziata è stracolma, l’attenzione di tutti è rivolta al furgone della Cgil, da dove si susseguono gli interventi. E Cristina Passetti, ricercatrice precaria all’ateneo pisano, ricorda «che la nostra è una protesta ormai di lunga data, perché non siamo qui a urlare solo contro questa riforma e questo governo, ma contro un sistema che non ha retto, basato sugli abusi nei confronti di chi ha un contratto precario e di chi non ha neppure quello».
Non manca neppure una spruzzata di triste anti-politica: “Levano i soldi all’università - grida al microfono uno studente di biologia - quegli stessi politici che prendono 15mila euro al mese, sono tutti uguali, tutti mafiosi! E’ bello essere qui senza di loro e senza i loro partiti». Peccato che alle sue spalle ci sia in bella mostra uno striscione dei Comunisti italiani e che sventolino in piazza diverse bandiere rosse di Rifondazione.
Completamente assenti, invece, i vessilli del Pd, anche se si notano i volti sparsi per la piazza di quei giovani democratici che stanno cercando, non senza difficoltà, di costruirsi una nuova casa intorno
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