TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 22 ottobre 2008

Scuola. Le forme della protesta a Prato

La migliore risposta che gli studenti potevano dare alla lettera del preside Nespoli.
Bravi ragazzi!
MV

da il Tirreno del 22/10/08
Protesta e serietà al liceo Livi Laboratori e forum sulla 133

«Per noi non è un’esperienza per saltare le lezioni, ma un’occasione per approfondire i punti controversi della legge Gelmini»

PRATO. Rispondono a tono a chi riduce la loro protesta ad un’espediente per saltare le lezioni. Una ventina di studenti del Livi, che da mercoledì scorso si sono organizzati seriamente per far conoscere ai loro compagni la riforma Gelmini, ovvero i punti più controversi della legge 133 e del Ddl 137, non ci stanno a passare da sprovveduti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, spiega Eleonora (18 anni), che fa parte di questo gruppo di ragazzi, sono state le dichiarazioni del preside del Cicognini-Rodari Luigi Nespoli, che vanno proprio nella direzione di etichettare tutti gli studenti, indiscriminatamente, come scansafatiche senza idee.
Invece loro, studenti del Livi appunto come Eleonora, Cesare, Silvia, Laura, Francesca, Erica e Marco, tutti fra i 15 e i 18 anni, dimostrano di non aver occupato, da ieri, il loro liceo solo per il gusto di fare un’esperienza fuori dall’ordinario. Perchè dietro questa forma di protesta e la precedente autogestione, hanno costruito un lavoro serio, fatto di forum all’interno della scuola, ai quali hanno anche invitato ricercatori e professori universitari, discutendo punto per punto la riforma.
«All’inizio il nostro gruppo era composto solo da cinque ragazzi, poi mano mano si è allargato ad una ventina di persone - spiega Marco, 17 anni - D’accordo con i professori, abbiamo organizzato dei forum per far fronte alla disinformazione sulla riforma Gelmini e sono stati abbastanza partecipati. Forse non da tutti, ma da molti sì». E Cesare (15 anni) precisa come la loro lotta sia politicamente trasversale e che la contrarietà alla riforma (che secondo una raccolta firme al Livi riguarda il 77% dei ragazzi) non è cieca adesione ad un credo politico. Poi come sempre esistono le eccezioni.
Insomma se la disinformazione c’è, di certo non è di casa fra i sette ragazzi del Livi intervistati, facenti parte del gruppo organizzatore dei forum. E della riforma accolgono qualcosa e respingono molto. In linea generale sono d’accordo con il ritorno del voto in condotta come discriminante per la bocciatura. «E’un disincentivo contro il bullismo - precisa Cesare - affinchè ci sia più rispetto delle regole a scuola». E c’è chi accetta di buon grado il ritorno del grembiule: «E’utile per far contare meno l’apparenza, per non far pesare le differenze di ricchezza che saltano fuori dal modo di vestire» spiega Silvia (18 anni). Infine, per Laura (17 anni), si può salvare anche il ritorno dei voti in decimi nelle scuole di grado inferiore.
Tutto il resto per questi ragazzi, desiderosi di continuare gli studi all’università (che temono si trasformino in fondazioni private), è da buttare. «Il taglio dei fondi all’istruzione è grave in un paese che per andare avanti ha bisogno di ricerca - continua Silvia - L’inevitabile innalzamento delle rette, per me che sono figlia di un operaio e di una bidella, diventerà molto pesante». Eleonora, quindi, affronta la questione del turn over: «La riforma blocca il ricambio generazionale nelle università - dice - se per ogni 5 professori in pensione ne sarà assunto solo uno. In questo modo diminuirà la qualità dell’istruzione. Oltre tutto sono contraria all’abbassamento dell’obbligo scolastico a 14 anni, ai tagli dei laboratori negli istituti tecnici, così come del latino nei licei, proprio del latino che se studiato bene apre la mente più di ogni altra materia».
Infine non manca qualche parola avvelenata verso il discusso ritorno del maestro unico alle elementari, proprio da due ragazzi che hanno sperimentato questa soluzione sulla loro pelle, per aver frequentato la scuola secondaria di primo grado in un istituto privato. «Ricordo che la mia maestra - racconta Francesca - finiva per approfondire solo le materie in cui era più ferrata, lasciandoci grosse lacune nelle altre». «Gestire il problema delle assenze per malattia o per maternità con un unico insegnante - continua Cesare - è più complicato. Lo so perchè queste assenze le ho vissute alle elementari». Senza contare l’incognita del tempo pieno: «Se non sarà garantito si creeranno problemi enormi per i genitori che lavorano» conclude Francesca.
Melania Mannelli

Al Convitto sciopero e poi a Firenze

PRATO. Alla fine hanno optato per uno “sciopero autonomo”. Così lo hanno definito gli studenti che formano il comitato di protesta del Convitto Cicognini. Una protesta fatta soprattutto di sensibilizzazione (tramite dibattiti) sulla riforma, che ha deciso di non penalizzare troppo la didattica. Ieri mattina, tuttavia, molti dei ragazzi del liceo non sono entrati in classe e alcuni di loro hanno deciso di unirsi alla manifestazione fiorentina.
L’idea di Gabriele D’Andrea, che fa parte del comitato studentesco del Convitto Cicognini, sarebbe quella di portare la protesta fuori della scuola, nel territorio, dando luogo ad una manifestazione di tutti gli studenti pratesi.
Me.Ma.



Sempre da il Tirreno... anche se ci auguriamo che il ragazzo non finisca come Veltroni (anche lui voleva fare il regista, ricordate?)
MV

Leone Santi sogna un futuro da regista

PRATO. Lunedì notte ha dormito dentro la scuola. Con il sacco a pelo e il materassino, con la kefiah al collo e gli occhiali calati sul naso.
Leone Santi è uno dei rappresentanti d’istituto del liceo classico Cicognini, uno di quegli studenti che in questi giorni ha trattato con il preside Nespoli e ha organizzato la protesta dei ragazzi della sua scuola. Ha 18 anni, e anche quest’anno ha deciso di ripresentare la sua candidatura alla guida del liceo. «Perché - spiega - ho sempre creduto nella partecipazione attiva degli studenti alla vita della scuola. Che è una vera e propria palestra per affrontare la vita sociale e politica con la quale dovremo fare i conti una volta fuori da qui». Tendenzialmente di sinistra, filosoficamente anarchico, quindi senza nessuna tessera di prtito o di associazione studentesca in tasca. Leone Santi, da quando è arrivato al classico, tra le passioni della sua età e i sogni per il suo futuro, si è dato un obiettivo sicuramente nobile: offrire stimoli ai suoi compagni di scuola, spronarli alla partecipazione. Che è, prima di tutto, informazione e competenza. E infatti, della riforma Gelmini Leone Santi sa praticamente tutto. «La nostra protesta è partita dopo che ci eravamo ben informati sul decreto - spiega - soprattutto sugli effetti dell’articolo 112 della legge 133, quello che tratta della riforma univesritaria. Abbiamo informato tutti i nostri compagni di scuola perchè è giusto che sappiano che con questa riforma è in discussione il futuro di molti di loro».
Un futuro che Leone Santi vede in salita. Perché da grande, dopo il liceo, vorrebbe fare il regista. «E purtroppo in Italia non ci sono università dove si può studiare regia - spiega - ma bisogna darsi da fare per ottenere borse di studio, soprattutto all’estero». Appassionato di cinema, Leone cita tra i suoi registi preferiti Kubrick, Tarkovsky e Kurosawa. Ma, come nella vita di tutti i suoi coetanei, anche in quella di Leone c’è la musica, il progressive, il post-rock e il mat-rock e c’è già un corto realizzato a scuola e pubblicato su You Tube, che si intitola appunto “Il tempo opportuno”.
Fra.Go.

La trasversalità del movimento...

Gabriele, voce critica nel centrodestra

PRATO. «E’ un insieme di tagli, non una riforma quella della Gelmini - commenta Gabriele D’Andrea, esponente del comitato studentesco che sta organizzando la protesta al Convitto Cicognini - Le riforme non si scrivono in 16 pagine». Lapidario il giudizio di D’Andrea (19 anni) sulla riforma che sta scuotendo gli animi degli studenti di tutta Italia. E in virtù di questo giudizio è nata la decisione di farsi organizzatore di uno “sciopero autonomo” (come è stato definito) nella sua attuale scuola (prima ha frequentato quattro anni al Liceo Copernico), al fine di sensibilizzare i suoi “colleghi” sull’argomento.
Proprio lui, che si definisce politicamente affine allo schieramento del centro-destra, è la concreta dimostrazione che il movimento studentesco anti-Gelmini non è alimentato solo da logiche di partito. «Ogni cosa va analizzata con il proprio cervello - dice - infatti sono favorevoli alla protesta studenti di ogni schieramento politico e estrazione sociale».
Quanto alla riforma, dimostra di possedere una lucida e tagliente visione. «E’poco chiara e nella sua poca chiarezza non ha conseguenze scritte - spiega - ma è inevitabile che vada nella direzione di privatizzare la scuola, dall’elementari all’università. Al di là che io possa o meno permettermi di pagare una retta di 10-15mila euro per iscrivermi all’università, trovo ingiusto che una legge renda possibile frequentarla di fatto solo ai più abbienti». Le conseguenze? «Chi desidera studiare, a meno che non possieda un fondo studi come in America, cosa improbabile per i ragazzi di oggi - continua D’Andrea - dovrà accollarsi il mutuo dei propri studi, che si sommerà a quello della casa. E’la ricetta per formare tanti bamboccioni».
Quanto ai tagli suggerisce maggiore razionalità. «Non metto in dubbio che vadano fatti dei tagli all’università, ma devono essere razionali - conclude D’Andrea - Rivolti a quei corsi, del tipo “scienze del cane e del gatto”, dove il rapporto fra frequentanti e professori è sbilanciato. I tagli non devono essere fatti ovunque in modo indiscriminato. Prima di tutto era necessario fare uno studio in Italia che prendesse in esame caso per caso».
Me.Ma.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Giorgio M. Liceo scientifico Livi Prato

Tutto è iniziato mer.15/10 quando un gruppo di studenti ha chiesto e ottenuto un'assemblea strordinaria di un'ora per avvertirci che i due giorni successivi avrebbero avuto luogo dei forum per informarci sulla legge 133 e il DL 137. Il 16 abbiamo avuto 2 ore di forum e un'assemblea tra maggiorenni per discutere se occupare o no: non siamo giunti ad una decisione. Il 17, all'interno di 5 ore di forum, noi maggiorenni abbiamo avuto 4 assemblee sullo stesso tema, arrivando alla conclusione che la soluzione migliore fosse un'autogestione coalizzata con i professori. Il 18 i rappresentanti d'istituto, insieme agli organizzatori dei forum hanno indetto un'assemblea di due ore divise biennio/triennio alternate a due ore di forum. Le ore di assemblea hanno funzionato(interventi di professori e studenti universitari), ma di forum neanche l'ombra: HO GIRONZOLATO TRA CLASSE-CORRIDOI-BAGNI-BAR(dove si svolgono le assemblee)-ATRIO PER 2 ORE!!!
Lunedì 20/10 riceviamo la notizia che fino al giorno 22 ci sarebbe stata autogestione. Le prime 4 ore di forum funzionano, ma poi, non sapendo cosa fare nell'ultima, io e 3 miei colleghi ci siamo ritrovati in classe do ve il professore di Mat. ci ha fatto scegliere se andare ai forum(il nostro era già finito) o restare a fare esercizi. Nell'impossibilità di rifiutare senza passare da scansafatiche siamo rimasti.
VOLGIMENTO DI PAGINA
Lunedì 20: passate le 14 organizzatori e rappresentanti rimangono d'accordo con la preside per i giorni successivi di autogestione. Ma poi il dirigente cambia decisione ed esige 20 firme di maggiorenni per la responsabilità di un'occupazione(contraria alle nostre decisioni). Organizzatori, rappresentanti, Leongazzelle(gruppo goliardico) e alcuni studenti prendono questo come una provocazione ed iniziano a raccogliere le firme.
Martedì 21 ore 7:47: mi presento a scuola come ogni giorno, ma sono tutti fuori ed i cancelli sono chiusi e sorvegliati da studenti. Dopo minuti interminabili Andrea B., capo delle Leongazzelle, esce fuori e proclama: Il Livi è occupato. L'occupazione è limitata al piano terra(atrio, teatro, bar)+palestra+bagni del primo e del terzo piano. Le classi possono fare lezione ma solo con la maggioranza di favorevoli. L'occupazione è prevista fino al 25 compreso. Gli studenti vengono fatti entrare e alcuni scelti fanno l'appello: chi vuole può andare a casa, ma chi rimane e dopo poco vuole andarsene deve essere maggiorenne o accompagnato, altrimenti deve rimanere dentro fino all'uscità usuale. Chi manca all'appello mattutino poi dovrà portare la giustificazione come nei giorni di lezione. Io decido di rimanere ma mi accorgo dello sbaglio. Tutti stanno affollati nell'atrio e quando vengono sfollati con la decisione presa da John di fare un'assemblea straordinaria biennio in teatro e triennio al bar, inizia il finimondo. Non è un'occupazione seria: in teatro si balla e nel bar si gioca a carte. C'è anche chi, nonostante il divieto, beve(2 bottiglie di sambuca trovate in un luogo non precisato). Mi duole dire che in teatro c'è una scena raccapricciante con Andrea B. che dirige "la discoteca" e quando John gli chiede di fare qualcosa di utile, tutti quelli in sala votano per continuare a ballare. Anche tutti i rappresentanti, eccetto per il leader Leonardo F. impegnato nella sorveglianza, alimentano ballando questa occupazione ingiuriosa. Mirkone dice che è solo perché si tratta del primo giorno, io non ne sono tanto sicuro. Più tardi Eleonora(tra gli studenti intervistati) mi dice di presentarmi alle 15:30 per un'intervista con i giornalisti di Il Tirreno e La Nazione per il fatto che sono l'ideatore filosofico della scuola. IO DECIDO DI NON FARLO PERCHé CONTRARIO ALLA CASTA GIORNALISTICA ASSERVITA AL POTERE! All'uscita, nonostante debba portare la giustificazione e nonostante capisca i motivi della protesta, ma deplori l'inserietà di questa occupazione, IO DECIDO FERMAMENTE DI RIMANERE A CASA PER STUDIARE E PORTARE AVANTI I MIEI PROGETTI FUTURI NEI GIORNI 22 E 23 DI OTTOBRE 2008!!!

Anonimo ha detto...

Anche io sono del Liceo Carlo Livi di Prato, e anche io ho partecipato all'occupazione. Io ero da una parte contro e da una parte d'accordo a fare l'occupazione. Ero d'accordo perchè sapevo che da parte mia ci sarebbe stata una collaborazione attiva e sentita realmente, ero contro perchè sapevo che ci sarebbe stato quel caos assurdo. L'occupazione per come la vedo io non deve essere un pretesto per perdere giorni di scuola (visto che protestavamo proprio per il diritto allo studio), ma per essere consapevoli di ciò che facevamo. Io credo che le persone che si sono occupate fin dall'inizio a organizzare l'autogestione e l'occupazione (le persone intervistate: Laura, Eleonora, Cesare,..) siano state coerenti con le proprie idee, credo invece che la maggior parte delle altre persone abbiano preso questa situazione con disinteresse e senza sentirsi anche loro parte di questa società.
Credo quindi che non sia giusto dire che l'occupazione al Livi sia stata un fallimento, perchè cmq se hanno detto che è stata la migliore a Prato un motivo c'è.. l'impegno da parte di alcune persone c'è stato..poi si sa, spesso le altre persone seguono la massa.
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