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La mer, la fin...

lunedì 6 ottobre 2008

Economia. L'export pratese in crisi

Nel 2008 l'export risente di "fatti macroeconomici straordinari"... e gli altri anni?
In realtà, non c'è molto da meravigliarsi, e quei fenomeni definiti "straordinari" non sono destinati a passare nel dimenticatoio, anzi: sembra che ogni giorno ne emergano di nuovi e sempre più drammatici!
E' inevitabile, quindi, che una filiera basata quasi esclusivamente sulla "esportazione" del proprio prodotto (sia all'estero sia in altre parti d'Italia) ne risenta negativamente.
"Ripensare" il distretto non può voler dire soltanto pensare agli ammortizzatori sociali e a come continuare a finanziare un settore a bassissimo valore aggiunto - visto che la concorrenza dei paesi con basso costo di manodopera non è destinata ad esaurirsi nel brevissimo periodo - ma come "convertire" una filiera industriale, magari ricentrando produzione e consumo sul territorio.
Certo, questa è la strada più difficile...
MV

da Il Tirreno del 06/10/08
Esportazioni ancora in caduta libera

Malissimo il tessile, buone performance per abbigliamento e maglieria
I capi in maglia dopo 5 anni di crisi fanno un balzo in avanti. Ok il mobile
PRATO. Ancora una contrazione nelle esportazioni. Nel primo semestre 2008 si è assistito a un calo del 5 per cento. Difficoltà anche per la meccanica, mentre prosegue il notevole trend di crescita nell’abbigliamento. Balzo in avanti anche della produzione dei capi in maglia dopo più di un quinquennio di ridimensionamento. Fra i settori a minore incidenza, avanza l’export del mobile (che comprende anche i materassi, su cui Prato ha rilevanza a livello nazionale), così come quello della chimica-fibre e della gomma-plastica.
Spostandosi dal livello provinciale a quello di tutto il distretto (quindi con anche i valori dell’export tessile della provincia di Firenze e della provincia di Pistoia) l’industria tessile pratese registra, nel primo semestre 2008 sul corrispondente periodo del 2007, una contrazione dell’export pari a -10,2%. Diminuiscono in modo sensibile le esportazioni di tessuti trama-ordito (-10,4%) di filati (-18,5%), e altri tipi di tessuti (-10,3%); mentre è positivo nel periodo gennaio giugno 2008 solo l’andamento delle vendite all’estero dei tessuti a maglia (+4,5%).
E’ opportuno sottolineare che anche negli altri territori a maggior concentrazione di industria tessile i risultati all’export del settore si sono dimostrati, nel primo semestre 2008, negativi. Anche le ripartizioni per grandi categorie di fibre dei valori nazionali dell’export tessile effettuate da Smi sottolineano le grandi difficoltà del 2008 (- 8,4% in particolare per l’industria laniera).
A livello di mercati, l’industria tessile pratese ha sofferto nella prima parte del 2008 su tutti i fronti geografici. Nell’export di tessuti ortogonali, ad esempio, oltre a Usa (-14%) e Giappone (-21%) si contraggono pesantemente i mercati più importanti: la Germania (-19%), la Francia (-4%), Hong Kong (-8%) il Regno Unito (-12%). Positive soltanto le performances verso la Spagna (+14%) e, pur con quote ancora modeste, il mercato cinese (+9%).
«I dati dell’export - commenta Raffaella Pinori, vicepresidente dell’Unione industriale pratese - sono sempre da guardare con cautela: non rappresentano ovviamente tutti i ricavi e, essendo espressi soltanto in valori, non ci danno informazioni sull’andamento dei prezzi e della produzione fisica. Nondimeno, assieme ad altre fonti informative sulla congiuntura danno la misura delle eccezionali difficoltà di un 2008 che risente di fatti macroeconomici straordinari». «Si conferma - aggiunge Pinori - la forte divaricazione fra l’andamento dei segmenti a valle e quelli a monte della filiera, i primi su cui si sono abbattuti i contraccolpi del mercato. Sebbene tutte le realtà tessili italiane siano in sofferenza, vi sono differenze anche significative in conseguenza delle diverse specializzazioni produttive interne al settore. Siamo in una dimensione di differenziazione spinta, anche rispetto ai risultati delle singole aziende: dobbiamo guardare al complesso ma saper vedere anche i casi individuali “progressivi”: di quelli che stanno realizzando risultati positivi e di quelli che si stanno ristrutturando, in molti casi dolorosamente, ma anche con determinazione e volontà di rilancio».

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