Villette invece dei capannoni
In consiglio comunale il nuovo piano per il Piestro
L’ultimo atto di una storia lunga e contraddittoria
FABIO CALAMATI
PISTOIA. La vicenda della lottizzazione del Piestro dura dal 2002 e forse oggi il consiglio comunale ne scriverà una pagina decisiva. Alzando disco verde - salvo sorprese clamorose - alla modifica dei piani originari che manderà definitivamente in soffitta l’area industriale, tanto avversata da molti residenti della zona, per fare posto a villette mono o bifamiliari, certo meno invadenti dal punto di vista paesaggistico e ambientale ma comunque un affare interessante per chi le costruirà.
È questo, in sostanza, l’accordo raggiunto tra amministrazione comunale da una parte e proprietari dei terreni dall’altra, vale a dire la società pistoiese Effepierre srl. Quest’ultima ha dalla sua l’aver presentato il piano di lottizzazione industriale quando il Prg vigente proprio quelle cose prevedeva al Piestro. Era il 2002 e la giunta comunale (allora guidata da Lido Scarpetti, con Antonio Pileggi assessore all’urbanistica) aveva anche approvato il piano di lottizzazione. Quando un gruppo di abitanti fece ricorso al Tar contestando tra l’altro che l’approvazione di piani del genere spettava al consiglio e non alla giunta, l’amministrazione Berti (subentrata nel frattempo) annullò il piano e iniziò le trattative con i proprietari dei terreni, che ovviamente non c’erano rimasti molto bene ed avevano già impugnato gli atti davanti al Tar. Per di più il piano strutturale approvato nell’aprile 2004 sanciva il sostanziale divieto di costruire nella zona, in effetti di alto valore paesaggistico e naturalistico.
Oggi la giunta Berti sceglierà invece di andare contro al suo stesso piano strutturale (l’impegno infatti è ad avviare le pratiche per una variante) per arrivare ad un accordo che disarmi le pretese dei proprietari.
Insomma, anche da questa sommaria ricostruzione si comprende che sul Piestro si sono incrociate decisioni contraddittorie e prassi disinvolte che hanno alla fine indebolito la capacità dell’amministrazione comunale di prendere decisioni certe e inattaccabili. E non è difficile, proprio alla luce di questo, prevedere un dibattito ricco di spunti polemici.
Alla fine, comunque, dovrebbe passare la linea maturata dalla giunta comunale e già esposta dall’assessore all’urbanistica Silvia Ginanni nelle sedute di commissione dedicate al caso. In sostanza il Comune accetta di tornare sui suoi passi rispetto all’inedificabilità sancita dal Piano strutturale e apre le porte ad una lottizzazione al Piestro. Ma con due differenze: non si parla più di capannoni industriali ma di villette; la superfice costruita scende da 7.000 a 2.500 metri quadri. Del resto l’amministrazione Berti si era sempre detta favorevole a un cambio di destinazione d’uso purché la proprietà non vedesse crescere i ricavi attesi dall’operazione. L’amministrazione si impegna anche ad avviare la conferenza di pianificazione con Regione e Provincia e ad inserire il piano di lottizzazione nel futuro regolamento urbanistico.
In cambio, la Effepierre srl (società di Pistoia nata nel 2004, con amministratore unico Umberto Flori, che ha rilevato i terreni dalla precedente proprietaria, la Coset) rinuncerà ai ricorsi al Tar che ha finora portato avanti.
Inoltre nell’ambito della lottizzazione sono previsti spazi per funzioni pubbliche da cedere al Comune. Infine i proprietari dovranno effettuare dei lavori di sistemazione degli argini dell’Ombrone nella zona, allo scopo di contribuire alla realizzazione di un parco fluviale.
PISTOIA. «Nonostante i segnali di crisi del mercato immobiliare, la febbre del cemento a Pistoia è ancora alta: il sipario di una nuova speculazione edilizia potrebbe aprirsi in località Piestro, con il placet delle maggioranza e delle opposizioni che siedono in consiglio comunale (escluso naturalmente il gruppo di Arcobaleno su Pistoia)». La pensa così Alessio Bartolini, portavoce dei Verdi di Pistoia.
L’intervento di Bartolini rifà la storia della lottizzazione del Piestro, criticando la scelta dell’amministrazione comunale di consentire oggi un insediamento (sia pur ridotto) quando con il piano strutturale ne aveva negato la possibilità.
«Ci siamo mangiati gran parte del territorio - conclude Bartolini - a tutto vantaggio di pochi imprenditori privati, ma non nella totale indifferenza. Alle scorse elezioni amministrative in tanti a sinistra hanno voluto dare un segnale alla coalizione guidata dal sindaco: davvero quel messaggio non è stato compreso».
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