TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 4 ottobre 2008

Prato. Altro che centro storico!


Anche a Prato, il vero luogo dell'insicurezza non è il centro storico, ma il posto di lavoro.

MV

da la Nazione del 04/10/08
‘Tanto domani di mio padre non si ricorda più nessuno’ Tragedia in un cantiere alla stazione fiorentina di Castello Sfogo della figlia del ferroviere sindacalista
«NOI MIO padre ce lo ricorderemo sempre, ce lo porteremo dentro e niente potrà cancellarlo. Ma parlare di lui ora a che serve? Domani tutti se lo saranno già dimenticato, perché purtroppo ci sarà qualcun altro che avrà perso la vita...». Ha gli occhi limpidi che nemmeno il dolore straziante e l’amarezza infinita che traspare da queste poche parole riescono ad offuscare, la figlia ventenne di Alessandro Marrai. Suo padre è morto da poche ore ed aveva solo cinquant’anni. Era operaio della Rete Ferroviaria Italiana ed è morto sul lavoro, appena dopo aver iniziato il turno di notte sul cosiddetto «scavalco di Sesto», non distante dalla stazione di Castello sulla linea ferroviaria Firenze-Prato. Era con due colleghi, Alfio Bardelli e Andrea Tomberli, in una squadra di manutenzione ordinaria che doveva lavorare ad uno scambio e che invece è stata investita dallo stesso carrello che li aveva portati sul posto e poi inspiegabilmente tornato indietro. Letteralmente travolto Marrai, drammaticamente ferito Bardelli che ha riportato l’amputazione di un piede, ferito ma in modo fortunatamente più lieve anche Tomberli. Perché il carrello ferroviario, che li aveva appena scaricati sullo scambio, sia tornato indietro, sarà materia di lavoro per chi indagherà su questa ennesima morte bianca. Alle 16 di ieri, diciassette ore dopo la tragedia, la polizia giudiziaria è in piazza Stazione dove Marrai viveva con moglie e figli. Scendono le scale, con gli appunti in mano, di corsa perché c’è tanto da fare e lo fanno capire. «Fanno delle domande che sembra quasi che chi è morto debba difendersi», accenna ancora la figlia di Alessandro Marrai.
Gli accorgimenti salvavita, già. Ma suo padre era anche un uomo di sindacato: membro della direzione provinciale Filt Cgil da quattro anni, aveva fatto della battaglia per la sicurezza sul lavoro un dovere, se non addirittura un cruccio personale. Dicono i compagni di sindacato che tornava spesso sull’argomento, preoccupato, per denunciare il degrado e l’incuria che regnano in troppi cantieri e fabbriche. Dire ora che sapeva di cosa parlava — anche se nella veste di sindacalista non faceva riferimento alla sua esperienza lavorativa, anzi — potrebbe apparire drammaticamente scontato.
Marrai sapeva anche cosa faceva, secondo colleghi ed amici. «Era un gioiello di lavoratore», ha sottolineato Roberto Cassigoli, segretario provinciale della Filt Cgil. «Erano più di vent’anni che lavorava sulle ferrovie», ha ricordato Alfio Bardelli, il collega di appena due anni più grande, anch’egli pratese di adozione, testimome e vittima dello stesso incidente. La loro conoscenza andava aldilà del lavorare spalla a spalla: il caffé preso insieme al bar, a volte anche qualche pasto consumato insieme, qualche scambio di visite occasionali. Anche i figli di Bardelli ricordano di averlo visto a volte nella loro casa in via Ardigò.
In piazza Stazione, tanti si ricorderanno di Marrai e non solo la sua famiglia. «Veniva qui a prendere le pizze per i figlioli: un padre di famiglia. Bravo», lo ricordano al ristorante. «Era qui proprio ieri sera a prendere il caffé — rievocano al Dopolavoro ferroviario — Saranno state le 20, doveva prendere servizio per il turno di notte. Com’era? Qui, come in tutti i locali, capita gente di ogni tipo: chi sgomita, chi passa avanti, chi sbuffa... Lui era uno dei pochi che sapeva passarci sopra e lasciar correre». Non è vero che domani sarà già dimenticato: né lui, né la sua morte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io sono Laura Marrai, figlia di Alessandro, sono contenta che mio padre sia stato definito "un gioiello di lavoratore" e spero davvero che nessuno si dimentichi di lui.Non è giusto quello che è successo, non doveva succedere!!Stanno morendo troppe persone per colpa del lavoro, il lavoro non deve essere paragonato alla morte.
Il lavoro deve portare denaro alla famiglia e non portar via un componente importante.