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La mer, la fin...

venerdì 13 giugno 2008

Message in the bottle. Prato e i cinesi

dal Tirreno del 13/06/08

Apprendiamo dalla stampa del grande impegno dell’assessore Milone, dedito a controlli e ispezioni alle aziende cinesi, facendone quasi una questione personale. Ci chiediamo perché, per un decennio è stato tollerato uno stato di precarietà dando agli immigrati cinesi l’illusione che la loro condizione irregolare fosse ben accettata ed oggi improvvisamente, si è scatenata una battaglia contro la comunità cinese, chiedendo perfino rinforzi ad altre autorità ed agli enti decentrati.
L’assessore Milone dovrebbe accorgersi che il problema dei cinesi a Prato è di così grande rilevanza che non è risolvibile con sequestri, multe e chiusure coattive di aziende.
La questione della comunità cinese è diventata una controversia così complessa che investe sia la sfera sociale sia la sfera economica.
Dobbiamo considerare che nel comprensorio pratese hanno la loro sede circa 2500-3000 aziende cinesi che lavorano, pagano le tasse, i passi carrabili, versano i contributi previdenziali e corrispondono i canoni di locazione, a fronte dei quali i proprietari italiani devono versare al fisco imposte per circa il 43%. Le attuali aziende cinesi hanno sostituito parte delle imprese tessili pratesi che hanno cessato la loro attività e per afferrare la vastità del caso è sufficiente pensare che la popolazione cinese residente a Prato è di circa 25.000 persone con regolare permesso e, secondo alcune stime, di un ugual numero di irregolari.
Abbiamo constatato che al presente, diverse aziende cinesi stanno abbandonando Prato per trasferirsi in zone dove il commercio offre maggiori possibilità economiche e reddituali e nell’ipotesi in cui la stragrande maggioranza di queste imprese dovesse trasferirsi altrove, come utilizzeremo i magazzini ed i negozi a loro concessi in locazione?
La conseguenza più evidente sarebbe di ritrovarsi con una città con un commercio molto ridotto. Ci preme inoltre rilevare che i cinesi non hanno mai causato seri problemi di ordine pubblico o di criminalità; è infatti risaputo che si dedicano soprattutto al lavoro e cosa accadrebbe se la maggioranza delle imprese cinesi cessasse la propria attività? Che ne sarebbe degli immigrati clandestini?
Sarebbero forse costretti a ricorrere ad azioni criminali alla stregua di molti immigrati provenienti da altri Paesi?
Auspichiamo che il Comune di Prato e le varie autorità competenti individuino una soluzione legislativa idonea a sanare una situazione illegittima che per anni è stata tollerata; altrimenti si verificherà solo una lotta continua contro questa Comunità, senza poter valutarne le conseguenze.
Lettera firmata

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