E spesso contemporaneamente alle notizie che vengono dalla Campania (sarà un caso? mah...).
A questo giro, scopriamo che la provincia di Prato sta trattando con quella di Pisa per il conferimento alla discarica di Peccioli dei rifiuti indifferenziati prodotti "a casa nostra", in vista della chiusura di Case Passerini. La parte interessante è che i chiede un aumento della quantità conferita in attesa del nuovo impianto di "termovalorizzazione" dell'area fiorentina.
C'è da chiedersi (ma la domanda è retorica) se i vertici di ASM sanno che Peccioli - discarica "modello" in Toscana - si sta anche dotando di uno dei sistemi alternativi all'incenerimento per il trattamento dei rifiuti (il cosiddetto "dissociatore molecolare"). Perché, quindi, non puntare anche a Prato, ed in generale su tutta l'area della Piana, alla sperimentazione e all'adiozione di tecnologie alternative alla cancrovalorizzazione, nei prossimi anni?
Ancora attendiamo una risposta, a questo quesito che poniamo ormai da tempo - e che altri hanno posto prima di noi.
Così come attende una risposta sensata la domanda, che rivolgiamo all'assessore Arrighini, sull'estensione della raccolta porta a porta e la differenziazione spinta su tutta l'area della provincia, invece che limitarsi ai piccoli centri. Perché se è vero quello che sostiene - e cioè che dal 41% del primo semestre di raccolta differenziata in provincia ci si attende, con l'ampliamento della raccolta differenziata in vallata, di arrivare al 45% - a quali numeri potremmo arrivare se finalmente ci si decidesse ad adottare altre politiche anche nel capoluogo?
Ci piacerebbe che l'assessore, uomo capace e di indubbia competenza, riuscisse a fare a Prato quello che è riuscito a fare a Vaiano: convincere il suo omologo nell'amministrazione comunale, nonché collega di partito, ad intraprendere strade diverse.
Forse, basta solo un po' di coraggio in più?
MV
da il Tirreno del 11/06/08
Rifiuti, il futuro di Prato dipende da Pisa
Si tratta per conferire più indifferenziata e governare i costi
Arrighini: «Nessun rischio di cataste per strada». Gensini: «Ma occorrono gli impianti»
PRATO. Rifiuti: si tratta con Pisa per garantirsi il futuro. «Sono convinto - commenta l’assessore all’Ambiente della Provincia Stefano Arrighini - che chiuderemo con un buon accordo». Le certezze dell’assessore - se si traformeranno in fatti - regaleranno a Prato due punti fermi: quello dello smaltimento delle circa 200 tonnellate l’anno di rifiuti fino al 2012, quindi senza rischi di trovarsi cataste maleodoranti per strada e quello dei costi. Altrettanto importanti visto che con l’istituzione della Tia gli aumenti del processo di smaltimento finiscono dritti dritti in bolletta.
La trattativa che Prato (Provincia, Ato e Asm), assieme a Firenze, sta conducendo in porto - probabilmente si chiuderà nei prossimi giorni - è con la Provincia e l’Ato pisani sul cui territorio insiste la discarica di Peccioli.
Se Prato ha una fortuna, non sarà danneggiata dalla chiusura in luglio della discarica di Case Passerini perché lì non conferisce rifiuti, deve però assicurarsi il futuro visto che Firenze punta a portare a Pisa almeno il 50% di ciò che oggi smaltisce in proprio. Prato, che oggi consegna a Peccioli 70mila tonnellate l’anno di rifuiti indifferenziati, ha chiesto di alzare il tetto fino a un massimo di 100mila tonnellate fino al 2012, anno della svolta, nel quale cioè dovrebbe essere terminato il nuovo termovalorizzatore fiorentino. Il nodo, però, è sui costi. La Provincia ha chiesto quasi il raddoppio del “benefit di disagio ambientale”: 7 euro e 70 a tonnellata che Prato sborsa per ripagare quel territorio della presenza dei proprio rifiuti. La Provincia di Pisa ne ha chiesti 7 di più. Ma considerando che altri 7 euro Prato li passa all’Ato pisano sempre per lo stesso motivo e circa 70 euro alla tonnellata (più gli indennizzi al Comune) è la copertura del costo industriale - congelato grazie a una convenzione con Peccioli fino al 2010 - ecco scattare la necessità - per controllare il costo dello smaltimento - della trattativa. Prato punta all’eliminazione di quegli ulteriori sette euro per chiudere definitivamente l’accordo. Che potrebbe garantire una dignitosa sopravvivenza a tutta la provincia pratese sul fronte rifiuti «ma nel breve periodo - sottolinea Sandro Gensini, direttore Asm - mi riferisco a due o tre anni, e a patto che gli impianti vengano realizzati e che si continui con la riduzione della produzione dei rifiuti aumentando la raccolta differenziata».
«Il territorio di Prato è già al 40% - commenta Arrighini - e nei primi quattro mesi di quest’anno abbiamo raggiunto il 41%. Con l’ampliamento della raccolta differenziata in vallata contiamo di chiudere l’anno al 45%». Sarebbe un ottimo risultato soprattutto se affiancato al mantenimento dello stallo nella crescita complessiva della produzione di rifiuti.
Prato nel 2007 ha mantenuto i livelli del 2006: poco meno di 200mila tonnellate di rifiuti l’anno. Attualmente, come già detto, 70mila tonnellate di indifferenziata finiscono a Peccioli, 60mila tonnellate - chilo più chilo meno - sono di raccolta differenziata e vengono destinate agli impianti di biostabilizzazione e compostaggio, altre 60mila tonnellate di indifferenziata vengono smaltite in giro per l’Italia a prezzo di mercato: in Lombardia, piuttosto che in Emilia Romagna o nel sud. Ed è un impatto economico forte e poco governato. «Chiudere l’accordo con Pisa - conclude Gensini - e sottrarre al mercato 30mila tonnella di rifiuti l’anno, significa anche imbrigliare i costi».
C.O.
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