Ora, che l'utilizzo di lavoro nero e di pratiche illegali nel mondo del lavoro pratese sia da attribuirsi in prima battuta alla comunità cinese è francamente ridicolo. Al contrario, ci sembra più logico sostenere che siano state proprio tanti imprenditori e tante imprese italiane a dare il cattivo esempio - che, come ben si sa, è sempre più facile da seguire.
Prato, da questo punto di vista, non è stata, negli anni, da meno.
MV
da Il Tirreno del 18/06
L’operaio lavora, ma a pagare è lo Stato
Giro di vite nei controlli sull’utilizzo di mobilità e cassa integrazione
Il direttore dell’Ispettorato «Non sappiamo la dimensione ma esistono queste irregolarità»
PRATO. Giro di vite sui controlli alle piccole aziende della filiera tessile. E questa volta nel mirino dell’Ispettorato del lavoro non ci saranno soltanto le confezioni cinesi ma anche filature, tessiture & co. sospettate di aver seguito l’esempio dei colleghi dagli occhi a mandorla e di aver scelto la via dell’illegalità. Ovviamente in questo caso il sospetto non è l’utilizzo di manodopera clandestina ma una truffa ai danni dello Stato nel fare ricorso a cassa integrazione e mobilità. Il sospetto degli enti deputati ai controlli è che a Prato ci siano aziende che pur di rimanere sul mercato richiedano gli ammortizzatori sociali per i propri dipendenti senza, in pratica, sospenderne l’attività. In sostanza l’operaio lavora, lo Stato paga.
«Effettivamente - conferma Antonio Berloco, direttore dell’Ispettorato del lavoro pratese - qualche controllo l’abbiamo già fatto. Non possiamo darne dei risultati perché le pratiche sono ancora aperte. Non conosciamo la dimensione del fenomeno ma il sentore che ci siano comportamenti scorretti su questo fronte ce l’abbiamo».
Ed ecco che questo tipo di controlli, che non sono stati fino ad oggi di routine, aumenteranno. «Compatibilmente con il personale a disposizione molto sottodimensionato rispetto alle esigenze stiamo lavorando anche su questo fronte e stiamo lavorando per collaborare nel prossimo futuro con Inps e Inail».
L’utilizzo non regolare di cassa integrazione e mobilità sono una nuova frontiera dell’illegalità accomunata all’utilizzo di manodopera a nero. «Anche gli italiani - sottolinea Berloco - utilizzano il lavoro nero ma in questo caso il fenomeno è assai ridotto rispetto ai colleghi asiatici e comunque, dai nostri controlli, non è emerso un aumento sostanziale».
Aumento invece c’è stato per le denunce di irregolarità che arrivano nella sede dell’Ispettorato del lavoro e di tutta la parte legata al ricorso giudiziale. «Ogni giorno ci arrivano 5-6 richieste di controlli - mette in luce il direttore dell’Ispettorato - mentre l’inasprirsi delle sanzioni e l’aumento del numero dei controlli ha fatto crescere notevolmente il numero dei ricorsi. Dinamiche che rendono il numero degli ispettori insufficiente alle necessità di questo distretto. Per quel che mi riguarda avrei bisogno di almeno il doppio di ispettori anche perché le esigenze sono molteplici. Un esempio: sappiamo che nell’edilizia il ricorso al lavoro nero è altissimo. Se potessimo fare i controlli le aziende irregolari sarebbero più del 90% ma, del resto, non riusciamo a concentrarci su tutti i settori».
I risultati dei controlli a Prato dipingono un quadro assolutamente incredibile. Nel primo trimestre del 2008 il 69,57% delle aziende manifatturiere oggetto di ispezione è risultato irregolare contro una media di tutti i settori del 41,46%. In tutto il 2007, sempre nel manifatturiero, le aziende irregolari sono state ben l’81,72% contro l’84,84%. Dati che ovviamente riguardano anche i controlli alle confezioni cinesi dove le percentuali di irregolarità sono molto più alte rispetto a quelle delle imprese italiane.
Nel 2007 le ispezioni sono state complessivamente 404, nel 2006 265. Numeri sicuramente non sufficienti rispetto alla situazione di emergenza che si è creata nel distretto ma che non giustifica, secondo Berloco, le accuse rivolte anche al suo ente “darsi una mossa”. «Sono accuse - conclude il direttore - qualunquiste. Compatibilmente con il personale a disposizione stiamo facendo il possibile».
Ilenia Reali
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