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Strage di cani con la stricnina Scoperti cinque bracconieri
Armi, proiettili e veleni sequestrati in tre abitazioni
INSOSPETTABILI padri di famiglia, uomini con un lavoro regolare, ma con un hobby crudele e fuorilegge: uccidere animali senza regole, usando anche esche avvelenate. Cinque bracconieri pratesi — di circa 40-50 anni di età — sono finiti sotto inchiesta nell’ambito dell’operazione chiamata «bocconi amari». Nelle loro abitazioni, le pattuglie del comando provinciale di Prato della Forestale hanno sequestrato nei giorni scorsi armi, munizioni e sostanze utilizzate per la preparazione di bocconi avvelenati. Lunghi mesi di appostamenti, investigazioni e raccolta dati, fino alla svolta di venerdì scorso, quando all’alba sono partite le perquisizioni contemporanee in un’azienda venatoria del Mugello e nelle case dei sospettati (dislocate tra Prato, Firenze, Vicchio, San Piero a Sieve e Barberino).
Un’operazione congiunta ordinata dalla procura della Repubblica e molto impegnativa, con 60 uomini in azione, anche della polizia provinciale pratese. E nella rete sono finiti otto uomini e una donna, cinque pratesi e quattro fiorentini. Tutti denunciati per maltrattamenti e uccisione di animali — le indagini sono partite nel 2007 dopo la segnalazione della morte di 11 cani di proprietà, 2 gatti e una volpe — e per l’immissione di sostanze tossiche nell’ambiente. Ma gli inquirenti non escludono che i capi d’accusa e le persone coinvolte possano aumentare. Ipotesi credibile, anche a guardare l’arsenale ritrovato dopo le perquisizioni: 19 fucili non denunciati, 5.200 cartucce, coltelli, una katana (spada giapponese), sostanze tossiche e veleni, un etto di hashish più tagliole e trappole. Ritrovate e sequestrate dagli uomini della Forestale anche sei opere edilizie abusive (capanni e stalle), realizzate sbancando 3mila metri quadri di bosco in un’area soggetta a vincoli paesaggistici. Un’operazione che rischia di costare caro ai responsabili, con sanzioni proporzionate al danno ambientale arrecato e possibili denunce. E proprio i veleni utilizzati sono un tassello importante per le indagini, perché si tratta di una miscela letale e molto pericolosa, che contiene stricnina (la cui vendita in Italia è vietata), endosulfan (un veleno utilizzato contro gli insetti ma bandito perché tossico) e fosfuro di zinco, il normale veleno per topi.
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