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La mer, la fin...

lunedì 23 giugno 2008

Verdi. Invito allo scioglimento.

Verso il congresso dei Verdi:
no all’accanimento terapeutico.
di Giampaolo Silvestri
da Il Manifesto del 22.06.'08

Molta acqua è passata sotto i ponti (sempre più inquinata e sempre meno habitat di vita) da quando nel lontano 1986 fu fondata la Federazione dei Verdi.
Sono stati anni di forte impegno ed entusiasmo: sicuramente le battaglie politico culturali ed i programmi sottostanti lo storico simbolo antinucleare del Sole che Ride hanno modificato in positivo il nostro Paese. Una lunga storia, ricca e travagliata ma che – lo dobbiamo assumere come dato reale - raramente ha superato la soglia minima per accreditarsi come forza efficace ed efficiente, con peso politico e credibilità nel panorama italiano, nonostante l’encomiabile militanza di migliaia di donne e uomini. Altro è il discorso sull’Europa. Non è questo il luogo per un’analisi del perché, degli errori, ingenuità, difficoltà oggettive, ingenerosità, incapacità e quant’altro: se proprio devo indicare tre fatti che hanno segnalato la crisi irreversibile e la fine della fase propulsiva dei Verdi citerei la sconfitta nel doppio referendum caccia/pesticidi, la non uscita dal governo e dalla maggioranza quando l’Italia del presidente del consiglio d’Alema sganciava bombe sulla ex Iugoslavia, il disastro “monnezza” in Campania.
Il risultato della “La sinistra, l’Arcobaleno” ha solo annegato nel disastro elettorale comune un’assoluta residualità e quasi inesistenza del soggetto politico Verde. Parlano chiaramente, contro ogni illusione continuistica ed orgogliosamente identitaria, tutte le recenti tornate elettorali in cui è comparso il simbolo dei Verdi: grossomodo, per essere generosi, la metà dei consensi che avemmo nel 1985, quando per la prima volta fu presente nella scheda.

Che fare quindi? I Verdi andranno a luglio ad un congresso programmatico-statutario per ridefinire identità, ruolo, organizzazione. Orbene io penso e propongo che come primo atto sia messo all’ordine del giorno se la Federazione dei Verdi debba continuare ad esistere o se, consensualmente, si debba dichiarare chiusa una fase, un ciclo, una esperienza politica e organizzativa. Lo affermo con amarezza e tristezza anche perchè sono tra i fondatori di questa esperienza (fui eletto già nel primo Coordinamento nazionale della Federazione dei Verdi a Finale Ligure) ma ritengo che oggi serva un atto di onestà intellettuale, di responsabilità verso tutte/i quelli che in questi anni hanno operato con passione, tempo, impegno, intelligenza e studio per dar gambe alla Federazione dei Verdi, agli ideali ecopacifisti, all’ambientalismo ed ai diritti, alla possibilità di un pianeta vivo in cui per tutti valesse la pena vivere, animali compresi. Questo lo dobbiamo anche ai moltissimi che per varie ragioni hanno abbandonato il partito in questi anni.
Contro un accanimento terapeutico senza senso propongo la presa d’atto che un capitolo di storia è finito; questo soggetto oggi non è più adeguato a rispondere alle sfide sempre più alte, difficili e pressanti che il pensiero e la pratica ecologista pongono. Nulla di tragico: i partiti sono strumenti, quel che conta è il fine e in quello nessuna abiura anzi, la realtà ci parla quotidianamente della sua necessità.
Dobbiamo approntare con dignità e serenità il nostro “testamento biologico” sapendo che probabilmente abbiamo fatto le domande giuste, sollevato i problemi reali, colto molti dei nodi della modernità, creato cultura e senso comune, innovato l’immaginario collettivo e le priorità dell’agenda politica, fatto una rivoluzione (purtroppo non sempre “onesta e gentile” come recitava un nostro slogan congressuale) ma – basta autoingannarci ! -non sempre e ovunque siamo stati all’altezza nelle proposte e nell’azione, e in moltissimi casi, anche nel nostro modo di essere, operare ed apparire.
Potremmo quindi, nel chiudere con orgoglio questo nostro più che ventennale cammino insieme, congelare i simboli della Federazione dei Verdi e renderli perpetuamente indisponibili per scadenze elettorali; nominare un comitato liquidatore che nel giro di qualche anno – con tutte le attenzioni del caso per gli aspetti giuridico/economici – chiuda il tutto e devolva il rimanente ad una fondazione costruita ex novo che sia strumento di elaborazione, scienza, innovazione, divulgazione nel campo dell’ambiente, della pace e disarmo, dei diritti, della riconversione ecologica dell’economia, del lavoro e degli stili di vita, della dignità e fratellanza di tutti gli abitanti del pianeta.
Il tutto, è una banalità ma dati i tempi è meglio ribadirla, con la massima attenzione a chi ha lavorato ed ancora lavora nei vari gangli della Federazione dei Verdi.
Molti sono gli aspetti positivi di questa proposta ma quello che più mi preme (oltre ad evitare una lenta morte tra veleni ed il nulla) è che ciò permetterebbe di cercare altre strade, aprire, respirare aria nuova, non inquinata dalle ormai insuperabili incrostazioni politico personali e di pseudo potere che ci attanagliano e mortificano (non solo nel nazionale ma anche a livelli regionali e nel mitico “territorio”). Nulla impedirà a chi vuole i verdi- verdi di fondare un nuovo soggetto politico autonomo; chi invece pensa che l’unico approdo possibile sia il Pd potrà portare in quel partito le proprie opzioni senza remore e senza attendere oltre; chi - come il sottoscritto - crede invece che, nonostante errori gravissimi e una mutazione culturale/ antropologica/politica nella nostra società (tutta ancora da analizzare, decifrare e assumere), l’unica strada percorribile sia ancora quella dell’arcobaleno e che sia una pia illusione per tutti i partiti pensare di poter fare come nulla fosse e ritornare alle proprie diroccate case, parteciperà alla costruzione di questo nuovo soggetto politico. Non mentivo in campagna elettorale. Il punto è che con lo scioglimento consensuale queste tre opzioni (tutte dignitose e legittime tranne per i non pochi che dicono verdi-verdi pensando in realtà al Pd) potranno essere praticate non “in nome di” o per il “possesso di” (simboli, soldi, tessere più o meno false, truppe di comparse e cammellate clacs) ma ognuno con la propria storia, la propria credibilità, la propria faccia, il proprio impegno e passione, eguale tra eguali.
In realtà è un chiudere un glorioso ciclo perché il nuovo – se c’è – possa nascere, dare un colpo; d’altronde, per chi non lo avesse ancora capito, in aprile non c’è stata solo una sconfitta elettorale ma la fine di un ciclo. Chiedo pertanto ai Verdi se, nel prossimo congresso, prima di passare agli altri punti all’ordine del giorno, sia possibile discutere e votare questa proposta. Se sarà respinta darà comunque più credibilità alla volontà di continuare (anche se temo, visto l’aria che tira, sarà ancora una volta continuismo e/o gattopardismo). Non oso proporlo anche alle altre componenti della “La sinistra, l’arcobaleno” per rispetto delle rispettive autonomie, differenti storie e realtà ma forse…
Gianpaolo Silvestri

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