E continuiamo a sostenere che l'unico vero tavolo che serve a Prato è quello che porta fuori dal tunnel del tessile.
MV
da la Nazione del 27/12/08
Tessile: per gli imprenditori il futuro è nero
Secondo l’indagine congiunturale, aspettative negative per tre ditte su cinque nei prossimi mesi
HAI voglia invitare all’ottimismo, a sottolineare l’aspetto psicologico della crisi, l’importanza di non abbattersi.
Quando poi si ha a che fare con dati crudi e difficilmente orientabili psicologicamente (fatturato, aumento dei costi, crisi finanziaria a livello mondiale) la realtà appare decisamente poco rosa. Anzi, piuttosto nera come conferma l’indagine congiunturale sul tessile realizzata da Camera di Commercio e Unione industriale, con la collaborazione di Cna e Confartigianato. Una ricerca che non fa altro che ribadire quello che tutti i giorni (tra chiusure di aziende, riduzioni di personale, cassa integrazione e mobilità) appare tristemente di attualità.
NEL CAMPIONE di 334 imprenditori (tra terzisti e produttori) intervistati nell’indagine prevalgono decisamente il pessimismo e l’insoddisfazione, sia in fase di consuntivo che di previsione. «Da una parte — si legge nella ricerca — le valutazioni di consuntivo sulla stagione autunno/inverno 2008/09 (o comunque sul primo semestre 2008) sono risultate in netto peggioramento rispetto alle precedenti rilevazioni: -34% il saldo differenziale tra quanti hanno dichiarato di aver chiuso positivamente la stagione e coloro che hanno invece denunciato un andamento negativo della produzione».
ANCORA PEGGIO si va se analizziamo i risultati dell’indagine in prospettiva futura, ovvero le risposte che sono state date alla domanda sulle aspettative per i prossimi mesi. A fronte di un assai significativo 0% di imprenditori che dichiarano di avere aspettative “ottime“, di un 3,8% che le ha “buone” e di un 16,9% che le ha normali c’è un 58,1% che dice di avere attese negative per i prossimi mesi, con il 39,5% che le ha “non buone” e il 18,6% che le ha “pessime”. In questo quadro generale sono sempre i terzisti ad essere più pessimisti dei produttori, a conferma della sofferenza che sta vivendo il comparto della subfornitura, sia esso industriale o artigiano.
OVVIAMENTE, questi risultati non sono frutto di un’inclinazione al pessimismo degli imprenditori pratesi, ma della presa d’atto di una situazione oggettiva confermata un po’ da tutti i dati sul distretto. A partire da quelli dell’export, con una diminuzione nei primi nove mesi del 2008 del 10,7% rispetto allo stesso periodo del 2007. A fare eccezione, ancora una volta, sono il settore della maglieria e quello dell’abbigliamento in genere che insieme fanno registrare un balzo positivo del 22,5%. Segno evidente della salute del comparto cinese, ma anche della propensione di sempre più aziende pratesi a completare la filiera a valle puntando sul prodotto finito. Il futuro sarà nelle confezioni? Forse, di sicuro a oggi non promette molto bene.
Roberto Davide Papini
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