Sappiamo benissimo che la polemica è nata sull'ampliamento dell'attuale Centro culturale, e sul suo spostamento in un altro fabbricato in prossimità dell'attuale, e non sulla costruzione di una moschea. I simpatici xenofobi che ora si accompagnano a Milone sono stati in prima fila a protestare, perché una tal cosa avrebbe portato "ulteriore degrado".
Oggi, fa comodo farla passare come una questione urbanistica, che pure esiste - e anche in questo concordiamo con l'assessore: perché una riflessione generale sul futuro della città e della sua articolazione non può prescindere dal considerare le necessità di nuovi luoghi di aggregazione per le varie fedi religiose di una città multietnica e multiculturale.
Un motivo in più, potremmo dire, per fermare l'iter di approvazione del nuovo Piano Strutturale e riaprire tutta una serie di questioni!
MV
da la Nazione del 31/12/08
Centro culturale islamico i pachistani trovano uno stanzone
CONTINUA la raccolta di fondi della comunità pachistana di via Marini per la realizzazione di un centro culturale islamico. La comunità ha trovato un locale al Macrolotto, uno stanzone, che potrebbe essere idonea per le esigenze dei fedeli islamici.
Mentre a Firenze il dibattito sulla nuova moschea si accende, a Prato i pachistani cercano soldi per il loro centro culturale e sembrano a un passo dalla soluzione definitiva, anche se a suo modo si tratta di un ripiego. L’iniziale richiesta di costruire una moschea (ovvero un luogo di culto) si è infatti scontrata con le normative che richiedono la destinazione a finalità di culto di un’area o di un fabbricato dove si intende ospitare una moschea. «In pratica occorre una vera e propria variante al piano regolatore — conferma l’assessore comunale alla città multietnica, Andrea Frattani — oppure un cambio di destinazione di un fabbricato». Secondo Frattani, questo aspetto viene sottovalutato anche nel dibattito urbanistico cittadino. «Il fatto è che nel dibattito sulla variante al Piano regolatore che ha impegnato un’ampia discussione su fattori più o meno economici — dice ancora Frattani — questo problema non è stato sviscerato, per cui al momento se uno vuole aprire un luogo di culto deve fare i conti con questo ostacolo».
La comunità pachistana aveva anche chiesto al Comune se aveva degli immobili da vendere dove poter mettere la sede del Centro culturale, ma la risposta è stata negativa. «Abbiamo risposto — conclude Frattani — che essendo patrimonio piubblico non è che possiamo venderlo a chi vogliamo, ma occorre fare una gara».
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