Diciamo pure che Panerati il progetto lo poteva tirar fuori prima dal cassetto e dal cappello a cilindro: vogliamo ricordare che la nostra proposta del Centro di Cultura sinica, ai tempi della pubblicazione anche sul nostro blog, è passata praticamente sotto silenzio? Salvo una risposta della stessa Daniela Toccafondi (che pubblicheremo prossimamente) sull'edizione di Wan Li di questo mese, nessuno - e sottolineamo il nessuno - che ci abbia chiesto un confronto su questa idea, o di approfondirne le caratteristiche.
Così va, purtroppo, la vita politica e sociale pratese...
MV
da il Tirreno del 29/04/09
Un’università cinese in città
Ma intanto nessun pratese fa il master per manager
PRATO. Una Monash university in versione occhi a mandorla. Una finestra sull’universo cinese che offra opportunità di studio per i giovani borsisti dello Zhejiang. Il progetto è chiuso da anni nel cassetto del vicepresidente Daniele Panerati: l’idea di portare a Prato una sede distaccata della Zhejiang university, tra le prime undici più importanti al mondo, si è rivelata però più complicata del previsto e, di sicuro, non potrà essere realizzata prima della scadenza di questa legislatura. Anche perchè l’apertura di un’istituzione universitaria, con un proprio spazio fisico, è una faccenda seria che richiede soldi e tempo. Ma l’auspicio di Panerati è che la sua intuizione possa essere feconda di risvolti per il futuro e per chi gli succederà. «L’istituzione di una sede distaccata dell’università cinese - osserva il vicepresidente - produrrebbe un’attrazione non indifferente per il nostro territorio con evidenti ritorni economici e culturali». Fitto l’intreccio di interessi che si verrebbero a creare per il distretto pratese, grazie a un proficuo scambio di relazioni fra i due sistemi universitari. «L’analogia tra la nostra struttura produttiva e il sistema delle piccole imprese in auge a Wenzhou favorirebbe collaborazioni strategiche per il distretto pratese. Senza contare il prestigio che la presenza di una sede universitaria comporterebbe». La proposta di Panerati non è campata in aria, anche perchè i contatti con i cervelloni dello Zhejiang vanno avanti da tempo attraverso l’attività del Pin di Prato che, nell’autunno scorso, aveva invitato l’economista Zhikai Wang a intervenire in un convegno. «L’esistenza di un gemellaggio tra il nostro Pin e il dipartimento economico dell’università dello Zhejiang rappresenta solo il primo passo», spiega Panerati. Che nel frattempo incassa il plauso del console Gu Honglin, pronto fin da subito a sposare il progetto. «Sarebbe una straordinaria opportunità d’integrazione culturale, gettando un ponte verso gli studenti che vivono in Cina». Chi pensa invece che i tempi siano prematuri per istituire a Prato un distaccamento dell’università dello Zhejiang è Daniela Toccafondi, direttrice del corso di alta specializzazione sul mondo cinese (Cedic). «Sarebbe opportuno pensare prima a consolidare i nostri rapporti con le istituzioni universitarie cinesi - fa notare la Toccafondi - sfruttando i canali di collaborazione a nostra disposizione, non ultima la vicinanza con il Centro Confucio a Pisa». A proposito del master organizzato dal Pin e che ogni anno sforna supermanager esperti di Cina, la direttrice esprime il suo disappunto sul fatto che «al corso quest’anno non abbia partecipato neanche un pratese, nonostante le borse di studio disponibili».
Maria Lardara
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