TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 18 dicembre 2008

Firenze. Cioni consegnato a Varrasi.

Gli ultimi tre atti della vicenda Cioni, dal Corriere fiorentino. Felice epilogo. mv


Primarie, gli alleati puntano i piedi
Adesso gli alleati o futuri tali, puntano i piedi e pongono l’ultimatum: per loro l’assessore comunale alla sicurezza Graziano Cioni, indagato nella vicenda Castello, non deve correre
Rischiano di saltare ancora prima di essere definite le primarie di coalizione per la corsa a candidato sindaco di Firenze: se qualche giorno fa la scelta «benedetta» da Walter Veltroni sembrava l’unica capace di mettere d’accordo tutti, adesso gli alleati o futuri tali, puntano i piedi e pongono l’ultimatum: per loro l’assessore comunale alla sicurezza Graziano Cioni, indagato nella vicenda Castello, non deve correre.
LA RIUNIONE CON GLI ALLEATI. È quanto emerso dalla riunione a Firenze tra Pd, Socialisti, Verdi, Sinistra e Italia dei valori per discutere delle regole delle primarie. «È stato un incontro interlocutorio - ha detto il segretario cittadino del Pd Giacomo Billi - in sostanza Sinistra e Verdi hanno posto un problema politico sul candidato Matteo Renzi, presidente della Provincia, ma il problema insormontabile di tutti è proprio Cioni». Cioni già nei giorni scorsi è stato oggetto di un pressing per spingerlo a un passo indietro, cosa che non è avvenuta. «Gli alleati - ha continuato Billi - hanno chiesto oggi a Cioni quello che gli ho chiesto io dieci giorni fa. Mercoledì il Pd cittadino farà una nuova riunione, che servirà per prendere decisioni definitive. La situazione è di stallo e il tempo è scaduto».
16 dicembre 2008


Primarie, il partito preme su Cioni
Assessore a un passo dalla rinuncia?
I Democratici chiedono a Ventura di convincere l'assessore.

Questo pomeriggio al circolo Vie Nuove l'assemblea decisiva su regole e alleanze
Riunioni interminabili, cellulari spenti (dei segretari) o roventi (di tutti gli altri), pressioni fortissime dei vertici del partito su Graziano Cioni affinché faccia il famoso «passo indietro», le quattro correnti del partito che appoggiano i candidati serrano i ranghi, la sinistra interna che lavora al «modello Napoli», cioè ad una regola che impedisca a chi è indagato di correre. La resa dei conti nel Pd fiorentino sulle primarie ha reso infinita la giornata di ieri di ex Ds ed ex Margherita. Anche oggi la giornata sarà lunga — scandita da riunioni dei vertici e delle correnti — e solo alle 17, quando inizierà l'assemblea al circolo Vie Nuove, si potrà capire come e se il Partito Democratico riuscirà a superare le proprie contraddizioni. E soprattutto si potrà capire quale sarà il futuro di Graziano Cioni, candidato sotto assedio: l'ultima richiesta di ritirarsi dalle primarie, a nome del partito, gli è stata fatta dal vecchio amico Michele Ventura.
LO SCERIFFO VACILLA. L'assessore-sceriffo, insomma, vacilla. Ieri non ha voluto parlare, amareggiato e stanco per le pressioni subìte, irritato e deluso per una situazione in cui si sente diventato il capro espiatorio, ma chi lo conosce giura che oggi tornerà a dire la sua, magari proprio alle Vie Nuove — all'ordine del giorno c'è la comunicazione del segretario cittadino sulle modalità di svolgimento primarie, resta ancora da decidere se saranno di coalizione come deciso appena sette giorni fa, o di partito — fedele al carattere che gli impone di esporsi sempre in prima persona. Il martedì del Pd è iniziato presto, con una riunione al mattino dei segretari regionale, metropolitano e cittadino, Andrea Manciulli, Andrea Barducci e Giacomo Billi, per fare il punto ed iniziare a definire la linea per l'assemblea di oggi pomeriggio. Billi ha cercato al telefono più volte Graziano Cioni, per riprovare a convincerlo a fare un passo indietro, mentre l'assessore a fine mattinata, nel suo ufficio al terzo piano di Palazzo Vecchio, chiedeva ai giornalisti: «Al mio posto voi cosa fareste?». «Stanno lavorando per risolvere il problema, o si ritira Cioni, o convinciamo gli alleati ad accettarlo come candidato» dice poco lontano Giovanni Di Fede, portavoce del sindaco e presidente del collegio dei garanti del Pd. Dopo le parole di tre dei quattro alleati (Verdi, Sinistra e Idv) la seconda ipotesi sembra remota, ma la prima deve fare i conti con il fatto che Cioni ha ribadito di non voler mollare: «Siamo in cul de sac, se ne esce solo con la politica o la buona volontà — insiste Di Fede — Purtroppo al momento non c'è né l'una né l'altra».
VICOLO CIECO? Nel pomeriggio è partita la convocazione per l'assemblea delle Vie Nuove, ed è continuato il pressing feroce su Cioni perché aiutasse il partito ad uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato con i viaggi romani — ormai beffardamente definiti dagli stessi democratici «viaggi della speranza» — con il rebus delle regole, con le assemblee infinite. Billi e Manciulli si sono visti nuovamente e a lungo, a telefonini spenti, inutilmente cercati dagli altri esponenti del partito e dai comitati elettorali dei quattro candidati. Intanto da Roma rimbalzava la voce dei dalemiani al lavoro per proporre Michele Ventura come nuovo candidato «forte», e la sinistra decideva di andare all'assemblea con la proposta di attuare il modello di Napoli, tentando così di impedire la candidatura di Cioni (tentativo già fallito una volta nell'assemblea al circolo Andreoni). «C'è un problema politico, non si tratta di fatti personali, un problema evidenziato in maniera forte da Veltroni e dai nostri alleati — spiega Stefania Collesei, leader della sinistra del Pd — Crediamo sia opportuna l'adozione del regolamento di Napoli. Non possiamo non fare le primarie di coaliz ione». « Vedremo cosa accadrà — dice Rosa Maria Di Giorgi, vicecapogruppo del Pd, vicina a Matteo Renzi — ma certo chi pensava che cambiare le regole in corsa, come ha voluto Roma, fosse una soluzione si sarà accorto che così non è stato». «Speriamo che una volta per tutte si sappia come si gioca, se la palla è ovale o tonda; credo che i fiorentini, i nostri elettori, non ne possano più di questa vicenda», commenta un pistelliano. Intanto la campagna per le primarie prosegue come nulla fosse. Lastri presenterà il proprio programma venerdì 19 al Saschall, con Gianni Cuperlo, Rita Borsellino, Vittoria Franco e Livia Turco. Pistelli chiede a tutti di «regalare un'idea a Firenze», di inviargli 45 righe massimo. E se ce ne fosse una anche per le primarie, sarebbe ben accetta.
Mauro Bonciani
Marzio Fatucchi
(17 dicembre 2008)

Il Pd si spacca, per Cioni niente primarie
L'assemblea vota contro l'assessore e lui: «Lascio, siete voi che mi fate fuori». Cioni: «Il Pd non è più democratico perchè non rispetta le sue regole. Sono amareggiato, anche dal cannibalismo da parte di alcuni candidati»

Uscita di scena per l’assessore-sceriffo, ma il partito è spaccato. Eccolo qua il quadro dell’ennesimo capitolo delle primarie del Pd per la corsa a sindaco di Firenze, che, in un’accesa e confusa assemblea cittadina, ha di fatto «buttato fuori» il candidato diventato più scomodo. Ma per il partito si profila una situazione difficile, che potrebbe avere riflessi anche sulla tenuta della maggioranza in Comune, a Palazzo Vecchio.
LA VICENDA. Cioni, indagato per corruzione e violenza privata nella vicenda Castello, diventa nelle ultime settimane, mentre nel Pd e nel Paese monta la questione morale, oggetto di un pressing incessante per un «passo indietro». Lui, che si dichiara innocente, «non una, ma 500 volte», vuole invece correre per le primarie insieme ad altri tre candidati, la collega di giunta Daniela Lastri, il presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi e il deputato Lapo Pistelli. Il partito vive giorni di stallo, da Roma Walter Veltron benedice, alla fine, le primarie di coalizione, ma gli alleati pongono poi un veto proprio su Cioni.
ASSEMBLEA A VIE NUOVE. All’assemblea, il segretario cittadino del Pd Giacomo Billi gli chiede formalmente «un passo indietro», segno di una «assunzione di responsabilità». Lo sceriffo sfida l’assemblea: «Se mi buttate fuori me ne vado». I numeri finali (154 votanti su un’assemblea composta da oltre 230 persone) non sono dalla sua parte, ma ci sono anche molti astenuti. Billi vince con 87 voti, 35 sono contrari e 32 gli astenuti: Cioni è fuori, le primarie di coalizione possono andare avanti. Ma la battaglia, tutta interna al Pd, continua.
TERREMOTO IN PALAZZO? Tra i sostenitori di Cioni, ci sono anche due assessori comunali, Tea Albini e Riccardo Nencini, che lo hanno difeso strenuamente. Cioni ha detto che «non starà fermo», che deciderà insieme ai suoi sostenitori cosa fare, e che non vuole abbandonare il partito. Ma se decidesse di lasciare la giunta, sarebbe il quarto assessore che molla in poco tempo e questo potrebbe causare un terremoto. Uno dei sostenitori di Cioni, l’assessore comunale Riccardo Nencini, ha detto che «con 20 voti di maggioranza ci si assume una grandissima responsabilità che mette a rischio il Pd a Firenze. Con questi numeri non avranno la forza di parlare con la coalizione». In precedenza Nencini, dichiarando voto contrario alla relazione di Billi, aveva accusato l’assemblea di stare «consegnando Cioni a Gianni Varrasi (capogruppo dei Verdi in Comune) pur di fare le primarie di coalizione».
LA RELAZIONE DI BILLI. La relazione di Billi conteneva anche la richiesta dell’approvazione del passaggio dalle primarie di partito a quelle di coalizione e, di fatto, chiedeva un mandato a tempo allo stesso Billi e al gruppo dirigente per verificare la possibilità politico programmatica per dare vita alle primarie di coalizione. Le procedure di voto, che si è svolto dopo un'accesa assemblea di tre ore, ha subito diverse interruzioni perchè non tutti erano concordi sulle sue modalità. Tra gli astenuti, molti sostenitori di un altro candidato, Matteo Renzi, presidente della Provincia di Firenze. Un’altra candidata, Daniela Lastri era inizialmente presente ma poi non ha partecipato al voto. Tra i favorevoli, anche Sonia Innocenti, vittima della presunta violenza privata per cui è anche indagato Cioni.
IL DISCORSO DI CIONI. «Non vado via dal Pd - ha detto Cioni prima che l'assemblea votasse - ma non sono contento, anzi sono amareggiato, e non resterò nè fermo, nè immobile, nè a guardare. Sul futuro deciderà l’associazione di Firenze Democratica», associazione che è a lui vicina. «Se passerà una decisione che non è nelle regole sono loro che si allontanano dal Pd. In ogni caso non farò appello alla decisione che verrà presa».
«MANCANZA DI STILE DEGLI ALTRI CANDIDATI». Cioni, nel suo intervento di fronte all’assemblea cittadina, ha parlato di «mancanza di stile di altri candidati alle primarie», tra i quali c’è stato «cannibalismo politico», dato che «anche loro hanno detto che non mi vogliono e questo mi dispiace». L’assessore ha spiegato che la sinistra lo contesta da molto tempo per il suo lavoro in Giunta, e non solo ora che si concretizzano le primarie di coalizione.
«IL PD? POCO DEMOCRATICO». Parlando poi delle indagini in corso, ha chiesto di smetterla «con i processi mediatici» e ha ricordato di essere solo indagato. «La mia corsa - ha concluso parlando a margine con i giornalisti - non avrebbe dovuto essere un problema. Oggi il Pd ha dimostrato poca democrazia, visto che non ci sono regole per farmi fuori. Se mi appellassi alla decisione dell’assemblea vincerei. Ma non lo faro».
18 dicembre 2008
Ora fuori Renzi.
MV

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