Fungendo da collettore di proposte ed idee, “Municipio Verde” ha opportunamente raccolto a sé, dalla viva voce di coloro che in questi mesi hanno studiato e messo a fuoco i problemi, questi temi per darne ragione alla gente e farne, semmai più concretamente, motivo di un’azione politica futura.
Purtroppo la stampa locale, assente a questo appuntamento, non ha trasmesso alla cittadinanza alcunché di quanto accaduto. Per questo, in vista di un secondo appuntamento, fissato ancora al Teatro La Baracca, per le ore 21,00 del 4 dicembre prossimo, ho preso carta e penna, sentendomi quasi in dovere di ricordare questa occasione. Lo faccio animato da quello spirito di partecipazione e di impegno civile ed etico che in questa difficile congiuntura sta attraversando l’animo di tante persone di buona volontà. In questa direzione si è alzata per prima, forte e risoluta, la voce di Maila Ermini, ospite della serata, che ha presentato un manifesto politico pregnante e suggestivo, evocando con lucidità e senso critico la magra realtà odierna, delineando un decalogo per il futuro della città, emblematicamente chiamato “Primavera di Prato” che, a mio giudizio, indica in toto un programma valido per un buon governo possibile.
Tutto questo si può leggere nel blog di Maila, cfr. htpp://primaveradiprato.blogspot.com/
L’inganno dello “sviluppo sostenibile”
Occorre saggezza negli intendimenti politici e ampia condivisione degli obiettivi per ritrovare, anche in questa città, un equilibrato ed armonico sviluppo sociale ed economico, un’integrazione possibile con le nuove realtà presenti sul territorio e, soprattutto, un uso oculato delle risorse territoriali esistenti. Ed è a proposito dell’uso equilibrato di tali risorse che desidero fare questa riflessione aperta, a causa di quello che ho definito, enunciando “la carta dei diritti dei beni storico ambientali e del paesaggio”, il subdolo inganno, in primis lessicale, poi concettuale, insito nel cosiddetto “sviluppo sostenibile”. Infatti, l’applicazione dei principi costituzionali dettati per la tutela delle risorse ambientali e culturali è stata tradita a partire dalla conduzione politica ed amministrativa di uno “sviluppo sostenibile” che, invece di realizzare gli scopi nobili ai quali si pensava dovesse alludere quella composita locuzione, è servito piuttosto per realizzare surrettiziamente scopi diversi da quelli auspicati, essendo stato tradotto, alla verifica dei fatti, quel principio di “sviluppo sostenibile” piuttosto come quello di “sfruttamento delle risorse fino alla soglia dell’insostenibilità” con sottrazione evidente di beni patrimoniali come quelli archeologici, oppure con la disaffezione dimostrata per i beni storico ambientali e paesaggistici che proprio dello “sviluppo sostenibile” avrebbero potuto essere gli assi portanti. Risorse queste barattate per far spazio ad infrastrutture obsolete e mal localizzate in un territorio già consumato oltre il ragionevole continuando a produrre cementificazione senza qualità, ottenendo in cambio non tanto il welfare promesso alla popolazione, bensì recessione e perdita progressiva ed irreversibile di valori culturali ed ambientali. Infine, l’attesa partecipazione della popolazione alle politiche territoriali richiamate nel concetto di “sviluppo sostenibile”, come stabilito dalla legge urbanistica regionale, è stata conseguentemente ridotta a mero strumento di registrazione di consensi elettorali precedentemente acquisiti, relegata nella specificità dei ruoli democratici partecipativi al riduttivo scopo di analisi post quem.
Prato ha bisogno per il futuro di fare chiarezza su questi aspetti fondamentali del vivere civile, alla base delle regole etiche della qualità della vita e del lavoro, anche per salvarsi dall’inganno strisciante che può celarsi dietro l’uso equivoco di accattivanti annunci o di improbabili promesse.
Giuseppe A. Centauro
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