Alessio Nincheri è persona di grandi qualità, intellettuali e morali.
Lo ha dimostrato, per l'ennesima volta, nello scrivere un documento complesso ed articolato, contenente numerosi spunti di riflessione, che meriterebbero ben altra attenzione e trattazione, già a partire dalle premesse e dalle note critiche sui processi mondiali in corso.
Ci limiteremo quindi, in questo contesto, alla dimensione "pratese" del discorso di Alessio.
Concordiamo ovviamente con lui nell'individuare nella disgregazione dello spazio "materiale ed immateriale" del distretto un punto estremamente critico, e da questa situazione - da una struttura sia economica che civile e sociale interessata da forti processi di destrutturazione - è necessario partire per l'elaborazione di una qualsiasi soluzione politica.
Concordiamo quindi con tutte le riflessioni connesse alla finanziarizzazione e alla delocalizzazione delle risorse, sicuramente tra le cause principali del declino pratese, e conseguentemente nella necessità di indicare le strade e le forme di un nuovo "patto sociale" - che potremmo chiamare anche "patto di cittadinanza".
Il punto è fondamentale: proporre un nuovo patto di cittadinanza per ricostruire un tessuto di relazioni nella complessità pratese - che ormai è assumibile solo come un dato di fatto, e non una possibilità - significa muoversi anche secondo le linee tracciate nel documento (più democrazia, soprattutto sulle scelte fondamentali per la città; libertà; l'estensione dei diritti e dei doveri di cittadinanza; la cultura al centro della ricostruzione; la sicurezza declinata come multiculturalità e integrazione reciproca: potremmo discutere sulla necessità o meno di salvare il tessile, ma non è questo il contesto), ma significa anche, e diremmo quasi prioritariamente, individuare con la maggior precisione possibile i co-responsabili di questo stato di cose.
Perché se è vero che molti dei fenomeni di cui stiamo parlando hanno portata globale, vero è anche che di questi fenomeni, nel contesto pratese, si sono fatti attori e protagonisti determinati soggetti. E tanti di questi, dobbiamo essere altrettanto onesti, si trovano in quella "area vasta" delle "forze democratiche che hanno storicamente governato queste terre" (per usare le parole di Alessio), nelle sue relazioni quotidiane di costruzione, produzione e ri-produzione del potere.
Fondando previsioni su assunti sbagliati in generale, ma funzionali a determinati interessi, una certa "classe dirigente" (definizione nella quale includiamo persone, strutture ed interessi consolidati spesso trasversali agli schieramenti politici veri e propri) ha scommesso su un sistema che, sino a che ha prodotto benefici sostanzialmente materiali e disponibili a tutti, ha retto, non preoccupandosi minimamente delle ricadute sociali (dai processi di alienazione degli individui fino alla diffusa anomia che possiamo rilevare oggi). Al momento che il "sistema" ha iniziato a mostrare le sue falle - fino alla crisi odierna - ha posto in essere, o ha proposto, dei semplici palliativi, volti a malapena alla gestione dell'esistente: palliativi che includono l'esasperazione della questione "sicurezza", l'individuazione di capri espiatori (tecnica fin troppo ben conosciuta), l'applicazione di misure puramente assistenziali (gli "ammortizzatori" sociali), e via dicendo.
Non è un caso, quindi, che i principali schieramenti in campo non si differenzino poi, in sostanza, nelle politiche e nei comportamenti quotidiani, se non per "variazioni sul tema" degli stessi spartiti.
Ad esempio, la politica di cementificazione che Alessio, infatti, attribuisce come prospettiva alla "destra" è stata il cavallo di battaglia delle amministrazioni cittadine degli ultimi cinquanta anni, e rimane centrale nella definizione delle idee di "recupero" urbanistico che ci vengono proposte. Idem, sulle prospettive del distetto: da una parte e dall'altra si cerca di "attirare investimenti", attraverso il potenziamento dello snodo logistico interportuale, si continua a scommettere sul tessile continuando a destinare al settore la maggior parte delle risorse disponibili, si fa a gara per favorire i processi di delocalizzazione ("missioni" diplomatiche, etc) con la scusa di individuare "opportunità di investimento". Sull'immigrazione, considerata fino a qualche anno fa né più né meno come un fenomeno destinato "naturalmente" ad essere assorbito in parte nelle strutture sociali classiche, ed in parte più massiccia al rientro nei paesi di origine (non lo ammetterà mai nessuno, ma poca la differenza tra il gastarbeiter che ha informato l'ordinamento tedesco fino a qualche anno fa e le normative risalenti ai governi di centro-sinistra, come la Turco-Napolitano), ormai sono tutti d'accordo nel "regolarla", in forme più o meno stringenti, fino a che l'assessore alla "sicurezza" arriva a chiedere "leggi speciali" per Prato.
Se la proposta di Alessio vuole quindi essere integralmente coerente, ha bisogno, per essere portata avanti, di attori nuovi - anche solo semplicemente per una questione di credibilità - e quindi della formalizzazione di un discrimine chiaro, netto, tra chi auspica una città diversa da quella che è venuta formandosi in questi anni e chi in fondo non chiede altro che il mantenimento dello status quo - magari colorato in maniera diversa. Possiamo poi entrare nel dettaglio delle singole proposte (tutte condivisibili, tranne magari la timidezza sulla termovalorizzazione, che secondo noi dovrebbe essere completamente esclusa da qualsiasi prospettiva di gestione del ciclo dei rifiuti) per arricchirle e definirle sempre meglio, ma questo è il passo successivo. Perché ci pare incontestabile che difficilmente potranno essere "compagni di strada" in un percorso così complesso il PD dei Milone, dei Romagnoli, dei Panerati, dei Carlesi, così come l'IDV dei Ferrara o dei Breschi - ma vogliamo aggiungere anche quei pezzi sparsi di "maggioranza" che sino ad oggi hanno sostanzialmente avallato determinate politiche.
Noi siamo pronti, e lo stiamo già facendo insieme ad altri soggetti della società pratese e della galassia della sinistra, a delineare un percorso di opposizione ad un sistema - quello pratese - che dimostra giorno dopo giorno i suoi limiti.
Lanfranco Nosi
Municipio Verde
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