TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
sabato 20 dicembre 2008
Prato. Cose mai viste e campanelle che suonano. Ma è troppo tardi.
In esso si annunciano anche delle buone cose ma il vero tema è quello del trasferimento dei diritti edificatori dalle zone interne e popolose, alle periferie, per i quali, si dice, non vi sarà consumo di nuovo territorio. Vedremo di saperne di più nei prossimi giorni.
Ciuoffo e Gregori fanno il bue e l'asinello.
mv
Il Comune acquista ex fabbriche, le demolisce e crea giardini
Dieci interventi pubblici, quattro della Provincia (fra cui il già inaugurato Palazzo Vestri) e sei del Comune, fra cui oltre ai noti recuperi della Campolmi (completato nel 2009 col trasferimento della biblioteca) e del Palazzo Pretorio (sempre 2009 la riapertura) anche il restauro delle mura con la creazione di una piazza in prossimità dell'ingresso della nuova sede della Lazzerini, e come se non bastasse una ventina di progetti privati, fra piani di recupero e restauri vari di edifici: il centro storico, visto da Palazzo Pacchiani, dove si è svolto il convegno dedicato alla parte antica della città (sottotitolo: “centralità e storicità nel territorio pratese”) è in piena ebollizione ed appare «meno degradato di quel che sembra o si immagina» nelle parole dell'assessore Stefano Ciuoffo (Urbanistica), promotore dell'appuntamento odierno, e del suo collega di giunta Giuseppe Gregori (Centro storico).
Ma la vera novità sono tre operazioni che il Comune si accinge a fare con l'acquisto di due vecchie fabbriche in via Cavour (una nelle vicinanze di Porta Pistoiese, l'altra in prossimità di Porta al Leone) e di un altro immobile in piazza S. Marco (ex edificio Enel), che saranno demoliti per realizzare spazi verdi e giardini, liberando le stesse mura dagli addossati. Il tutto spostando i diritti edificatori dei proprietari degli immobili «in aree periferiche, là dove sono compatibili nuovi insediamenti, trasferendo la stessa quantità di superfici ma con un carico volumetrico ridotto del 40%, senza peraltro occupare altro territorio, perchè si interverrà a completamento di zone già destinate alla residenza e previo parere delle Circoscrizioni interessate». E' uno degli strumenti (il trasferimento dei diritti edificatori, che sarà attuabile quando se ne ravvisi l'utilità pubblica) di un progetto più ampio sul centro storico, di cui il convegno di Palazzo Pacchiani rappresenta una tappa: «E' un'occasione per dirci cosa rappresenta il centro storico in città, quali valori identitari esprime, come stanno i fabbricati e le mura rispetto all'identità fissata nella comunità, cosa valorizzare e cosa rimettere in gioco, come fare che un bel progetto inneschi una trasformazione». Seguendo un filo logico fatto di quattro presupposti: buona architettura, accessibilità, qualità dello spazio pubblico e qualità materica dei luoghi. Così accanto alla Campolmi e ad altri recuperi pubblici e privati, il focus è concentrato sulle mura, sulle opportunità che offrono, sul loro recupero, anche demolendo stanzoni per creare spazi verdi. E nel futuro, non molto lontano, anzi prima della fine della legislatura, lo sguardo si allargherà all'area ospedaliera e soprattutto al “Macrolotto zero” («gli elementi del nuovo Piano strutturale saranno pronti in primavera, poi sarà la politica a decidere cosa farne» specifica l'assessore), che dice Ciuoffo «è un pezzo di città fabbrica, con una densità persino eccessiva e con un'eccessiva sovrapposizione di funzioni». L'avvertenza è netta: «Il profilo della città è multietnico ed è un'astrazione pensare di tenere Prato fuori dai processi mondiali. Bisogna stabilre quali sono gli elementi intangibili della nostra comunità, perchè è intollerabile che dietro un negozio o una bottega, come nel Macrolotto zero, vi siano situazioni da medioevo, al contempo non si può neppure credere di fare tabula rasa con quattro ruspe». Il progetto è più ambizioso ed è così descritto: demolire parti non pregiate per creare giardini e piazze, ristabilire regole di convivenza ora compromesse, riportarvi i cittadini preatesi, stabilirivi funzioni pubbliche, aprirsi all'edilizia convenzionata e sociale, ma anche valorizzare gli insediamenti commerciali e produttivi esistenti e renderli compatibili con il contesto urbanistico. E' l'idea di una città che, detto in sintesi, «non può che essere multietnica pur nel rispetto della sua identità».
(ufficio stampa comune)
Postato da vittorio su http://mailstore.rossoalice.alice.it/exchweb/bin/redir.asp?URL=http://liberamenteprato.blogspot.com/2008/12/non-ci-posso-credere.html il 12/19/2008 10:08:00 PM
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1 commento:
Bellissime parole , davvero un bel progetto per il futuro di questa città e viene proprio a proposito . In un momento cruciale per il PD che è già quasi affossato. dopo 60 anni di governo (neanche fosse una dittatura!) eccoci che a qualcuno viene in mente di creare giardini là dove c'è da almeno 10 anni e più , degrado.
Che tempistica?
ma... dobbiamo credergli?
Certo è che per chi abita in queste strade da anni costantemente ricoperte di immondizia e sputi e tanto puzzo... ci potete credere...è arrivata l'esasperazione.
Ma scusate se è poco io... DUBITO MOLTO.
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