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da il Tirreno del 03/04/09
L’amicizia italo-cinese affonda nella saggezza antica dei proverbi
«Il volume si intitolerà “Thè e Caffè”. Dimostra che ci si può incontrare mantenendo l’identità della propria tradizione»
MARIA LARDARA
Eppure c’è un filo sottile che li unisce. E che s’intreccia con la saggezza millenaria dei proverbi, quelli toscani e cinesi. Proverbi e modi di dire che Luigi e Matteo hanno in tasca, sempre pronti per l’uso, in ogni situazione. «Come quella volta che abbiamo fatto un viaggio di tre settimane in Cina, durante il quale ci siamo divertiti a mettere a confronto i proverbi che conoscevamo», raccontano il medico e l’ex sindacalista.
Così un po’ seriamente, un po’ per gioco, adesso dalla loro idea nascerà un libro scritto a quattro mani, una raccolta di aneddoti e proverbi appunto, che s’intitolerà “Thè e caffè”. Due simboli per eccellenza di due tradizioni, quella occidentale e orientale che s’incontrano in punta di penna. «Ci stiamo lavorando, siamo impegnati a scovare le frasi e le parole più significative non solo con l’aiuto di internet, ma anche domandando agli anziani, sia italiani che cinesi. Abbiamo intenzione entro due mesi di scrivere una quarantina di pagine. Dopodichè, vorremmo presentarlo alla città, portandolo come esempio di un’integrazione possibile. Non è per fare retorica, ma col nostro libro vogliamo dimostrare che ci si può incontrare mantenendo l’identità delle proprie tradizioni culturali. A partire dai proverbi».
E in fatto di modi di dire le analogie fra pratesi e cinesi si sprecano. Qualche esempio? Se dalle parti nostre è risaputo che il versare sale sulla tavola porti male, per i cinesi la musica è sempre la stessa se c’è il riso. Fa decisamente sorridere la versione orientale del pratese “poggio e buca fa pari”, che diventa “prendere il lungo dell’altro per compensare il proprio corto”. L’elenco potrebbe allungarsi: se Seneca ci ha insegnato a dire “in vino veritas”, i cinesi non si discostano di molto quando affermano che “dopo la bevuta tutto è verità”.
Saggezza dei proverbi a parte, come per dire che tutto il mondo è paese, quella tra Ricci e Matteo Ye è un’amicizia che va avanti da anni. Il funzionario Asl, che ricopre l’incarico di direttore dell’unità operativa d’igiene pubblica, è ormai di casa nella famiglia di Matteo Ye: capita spesso che la piccola Li Ya, primogenita di Matteo, lo ribattezzi con l’appellativo di “nonno”. Ma qual è il segreto per andare d’amore e d’accordo tra pratesi e cinesi? «La curiosità di conoscersi è il primo passo verso l’integrazone - dice Ricci - I cinesi hanno molto in comune con i pratesi: anche loro sono grandi lavoratori. E poi siamo eredi di due grandi civiltà, quella romana e quella asiatica. I cinesi stessi ammirano la cultura greco-romana».
Per Matteo d’altro canto Luigi è molto più di un amico. «In questi anni è riuscito a smussare i difetti del mio carattere», ammette il giovane cinese, anche se il babbo adottivo qualche volta non gli risparmia un’affettuosa tirata d’orecchie. «E’ un ragazzo molto intelligente, oltre che un punto di riferimento valido per la comunità cinese. Ricordo il suo prezioso aiuto durante la campagna delle vaccinazioni nel 2003, all’epoca della Sars». Di Luigi, invece, Matteo ammira l’umiltà e la generosità: «Lo stimo per la sua serietà e per come ha sempre trattato con amore la mia famiglie». Due amici per la pelle, insomma, che non escludono la possibilità di ritornare insieme in Cina, con Matteo naturalmente pronto a fare da cicerone a Luigi. Nel frattempo il progetto del libro sui proverbi italo-cinesi va avanti. Aspettando magari che qualche sponsor si faccia avanti per coprire le spese della pubblicazione...
«Voi realisti e concreti in fondo ci somigliate»
PRATO. Qual è il proverbio italiano che ti piace di più?
«Non saprei, m’incuriosiscono tutti. In realtà ce n’è uno che mi dà parecchio filo da torcere, perchè non riesco a trovare il corrispondente cinese in quanto fa parte della tradizione cristiana occidentale. Voi dite “fai del bene e scordalo, fai del male e pensaci”, noi diciamo diversamente. Ma mi sto dando da fare per scoprire la versione cinese di questo modo dire. Ho chiesto a mia mamma di aiutarmi».
Pregi e difetti dei pratesi.
«Sono realisti, concreti, con il fiuto per gli affari. Per alcuni versi sono molto “cinesi”. Ma i pratesi hanno anche la malattia di tutti i ricchi, ovvero sono convinti che ci si debba sempre adagiarsi sugli allori. Ma ancora non avevano fatto i conti con la crisi».
Perchè l’integrazione a Prato è difficile?
«Ai cinesi non interessa integrarsi, perchè sono arrivati in questa città solo per lavorare e fare i soldi. Di certo la loro presenza doveva essere gestita e governata meglio. A quest’ora i cinesi sarebbero diventati un’opportunità e una risorsa per l’economia locale. E i pratesi non si lamenterebbero come fanno sempre adesso. E comunque, se l’integrazione tra queste due realtà non è ancora avvenuta, per il 60% la colpa è dei pratesi, nel 40% dei casi rimane dei cinesi».
M.L.
«Rispettano le regole se gliele insegnamo»
PRATO. Qual è il proverbio cinese che ti piace di più?
«Ce n’è uno che trovo molto calzante nelle varie situazioni spiacevoli che s’incontrano nella vita quotidiana. I cinesi sostengono che “con la tua abbondanza compenso la mia carenza”: lo trovo tremendamente vero. Spesso mi ritrovo a dire che “dopo la tempesta viene l’arcobaleno”, anziché il sole, come direbbe un italiano, prendendo a prestito la loro saggezza».
Pregi e difetti dei cinesi.
«Sono un popolo versatile, elastico, capace di adattarsi a tutti gli ambienti. Questo li rende persone umili e semplici, pronte a sacrificarsi per il lavoro e la famiglia. Talvolta però i cinesi sono troppo riservati e tendono troppo a “fare mucchio” tra loro».
Perchè l’integrazione è difficile?
«Sfatiamo subito il campo dai pregiudizi e dai luoghi comuni. Non è vero che i cinesi sono indisciplinati e incuranti delle regole. La storia c’insegna che hanno dovuto subire l’imposizione di molte leggi nel corso dei secoli. Il punto è che rispettano le regole se c’è qualcuno che gliele fa rispettare. Se in questi anni l’integrazione tra le due comunità non è avvenuta a Prato, è colpa per metà dei cinesi, per metà dei pratesi. In ogni caso fare il pugno duro e basta non serve se non ci si impegna anche a diffondere la cultura della legalità. In questo senso la prefettura sta facendo un ottimo lavoro».
M.L.
1 commento:
che merde!!!
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