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Leggo con il solito interesse, ma anche la tristezza di sempre, le riflessioni degli amici Abati, Bianchi, Ciolini e del Comitato Nazionale per il Paesaggio, pubblicate sul quotidiano Il Tirreno del 10 Marzo scorso. La loro delusione per quello che si è dimostrato essere l’iniziativa "Gli Etruschi: Il fascino della scoperta", non può però non rientrare in un clima più ampio di delusione e sfiducia per quello che è la realtà stessa, ed il sempre più probabile destino, dell’intero sito etrusco di Gonfienti.
"Il fascino della scoperta", appare oggi quasi come un titolo sarcastico, che con grande cinismo è stato affibbiato ad un’iniziativa, che non poteva che dimostrarsi bislacca. Il fatto è che oggi, a quasi quindici anni dalle prime segnalazioni, a Gonfienti sarebbe dovuto esistere un parco archeologico ben attrezzato e funzionante, con tanto di museo per l’esposizione dei reperti ed un centro di studi permanente, il quale, vista l’entità e l’importanza della scoperta, sarebbe immancabilmente stato in fervente attività.
In un simile clima, probabilmente un giorno, si sarebbe potuti arrivare alla ricostruzione dell’antica realtà della città etrusca di Gonfienti e del suo sistema dei villaggi pedecollinari circostante.
In un simile clima si sarebbe potuto riuscire a capire meglio e di più, conoscere quali furono le fasi del suo sviluppo, i suoi rapporti con il resto dell’Etruria, e come, quando, in che modo, avvenne la sua fine.
Mentre il tempo passa senza che niente cambi, il nostro sforzo è sempre più rivolto a credere che tutto ciò sia solo più difficile, ma non impossibile, nonostante i lavori avanzino della zona di allargamento dell’Interporto e l’area sottoposta a vincolo appaia sempre più abbandonata a sé stessa.
Alla fine è ovvio che un ritaglio di un’iniziativa di un giorno, dopo i tanti altri ritagli già avvenuti in passato per circoscrivere l’area sottoposta a vincolo archeologioco, non può che essere una delusione che si va ad inserire all’interno di una più grande delusione, alla quale però si mischiano anche rabbia
ed una profonda amarezza.
Francesco Fedi
coordinatore del Comitato Città Etrusca sul Bisenzio
1 commento:
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