E' forse il momento più problematico per il credente.
E a questi credenti va il mio più sincero augurio...
Per chi dice di credere, ma la sua "fede" è poco più di un insieme di esteriorità e conformità, la Pasqua è il momento della presenza vuota alla celebrazione domenicale o al triduo pasquale, è il momento di recitare formule e seguire liturgie, è il momento dell'agnus, ma quello con le patate servito tra le libagioni della domenica. E' il momento del vestito nuovo e delle macchine in doppia fila davanti alla chiesa.
Se ritornassimo a quei giorni dopo la Pasqua ebraica di oltre duemila anni fa, c'è da chiedersi quanti, di questi pseudocredenti, sarebbero tra gli stessi che, spinti dai sacerdoti, invocarono la crocifissione del Cristo (Matteo, 27:20-23)- figura così poco conforme e così trasgressiva, così pericolosamente scandalosa.
Per noi che, semplicemente, non crediamo, la Pasqua potrebbe essere una domenica come un'altra, un'occasione per riposarsi, o per passare qualche momento in più liberi dalla schiavitù del lavoro quotidiano. Ma, visto che ci siamo, e che siamo convinti che l'otium non sia il padre dei vizi, ma il tempo che possiamo dedicare anche alla riflessione, fermiamoci per qualche momento a pensare che, se solo avessimo tutti un po' più coraggio (cercando, nel nostro piccolo, di essere altrettanto "scandalosi"), anche noi potremmo caricarci di un po' di quei peccata mundi che non hanno soluzione se non attraverso le nostre azioni, qui ed ora!
Kritias
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