Riceviamo e con piacere pubblichiamo questo messaggio in bottiglia. Cogliamo l'occasione per fare i nostri auguri a tutti coloro che in città lavorano per la cultura.
MV
Dopo il Carnevale segue la Quaresima. Alla vita smodata e alla regola sregolata segue l'epoca del pentimento dei piaceri della carne e della gola e di qui la Resurrezione nella simbologia pasquale. Alcuni dicono che questi giorni possono essere anche dedicati alla riflessione e allora ritorno su una mia pagina scritta per il mio taccuino.
A cavallo di un manico di scopa in giro per i secoli.
"Strani grilli ha il popolo, che preferisce la storia raccontata dai poeti piuttosto che quella scritta dagli storici, cosicché i grandi poemi come l'Iliade, l'Odissea, il Mahabarata sono ricordati, mentre meticolose ricostruzioni storiche sono state abbandonate." Questo annotava Heinrich Heine nei suoi taccuini di viaggio, mentre dal Tirolo si dirigeva in Italia nel 1828.
Venni a Prato in un inverno di alcuni anni fa invitato alla presentazione del libro di Luciano Canfora su Giulio Cesare il dittatore democratico, cui seguì un dibattito che assai presto si arroventò sul giudizio storico e sulle eco tra vicende romane in età cesarea e crisi della repubblica in questi tempi moderni. Alla fine, riposte le armi per il congedo, porsi nelle mani del professor Canfora il suo volume che in quel momento avevo acquistato e gli dissi: "Caro professore, dovendo venire qui alcuni giorni fa sono stato in libreria, ma invece di acquistare questo suo libro, mi sono risolto a prendere la Farsaglia di Lucano". E Luciano mi appose questa dedica: "Allo spirito critico, 27.1.2000".
È stata questa l'occasione per Prato – un passato di città industriale e industriosa, fondato sullo sfruttamento dell'acqua del fiume che dopo breve corso imbocca l'Arno, che ha saputo trasformare prima la lana in panno e poi i cenci in tessuti – di ricordare il contributo alla lingua italiana attraverso i suoi artisti e letterati del passato e del presente e la sua importante tradizione di bibliofili.
Ancora un'annotazione. Sono arrivato a Prato in treno scendendo alla stazione di Porta al Serraglio, prossima al fiume Bisenzio, che lì piega per dar spazio alla città medievale. Ben presto ho raggiunto la piazza del Duomo con il pulpito di Donatello. Dopo la sosta in Palazzo comunale ho potuto ascoltare una lezione di un noto storico dell'economia sui mercanti pratesi del '400 di fronte alla fontana del Bacchino di Ferdinando Tacca. Di lì a poco ho incontrato un monaco tibetano invitato dalla Provincia della Città a parlare della medicina naturale; e poi, incamminatomi verso la piazza dove apriva la porta fiorentina e che oggi ospita la grande opera in marmo di Henry Moore, in qualche centinaio di passi ho attraversato il Bisenzio verso la Stazione centrale per riprendere il mio viaggio.
Davvero – come va il mondo! – strana è la storia degli uomini, perché forse sanno quando comincia, ma non sanno quando e come veramente va a finire.»
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