“STATE OF THE WORLDS BIRDS”.
LIPU: PIANETA GRAVEMENTE MALATO. UCCELLI E BIODIVERSITA’ IN CALO A LIVELLO GLOBALE
Comunicato LIPU
Gli uccelli selvatici più comuni e diffusi sono in grave declino in tutto il mondo, spie di un pianeta malato per colpa dell’uomo, che intensifica su scala industriale l’agricoltura e la pesca e distrugge le foreste per realizzarvi piantagioni monoculturali.
Dati, quelli di State of the Worlds Birds, che confermano il grave stato di salute del pianeta e l’insostenibilità delle attività umane, cui si sono aggiunti, più di recente, gli effetti dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo.
Le specie di uccelli che migrano tra Europa, Medioriente e Africa sono calati del 40% negli ultimi 30 anni, come Torcicollo, Culbianco, Usignolo e Forapaglie comune, sempre più rare da osservare. Oltre all’intensificazione agricola in Europa, vi hanno contribuito la desertificazione nei siti di svernamento in Africa e la pressione venatoria in Medioriente.
Cattive notizie anche per le 124 specie di uccelli più diffuse in Europa: il 45% ha subito preoccupanti cali in ben 20 Paesi europei dal 1980 ad oggi: alcuni esempi sono la Tortora (-62%), la Starna (-79%), lo Strillozzo (-61%), il Cuculo (-17%). Nel complesso, in Europa, la crisi della biodiversità ha colpito il 42% dei mammiferi, il 15% degli uccelli selvatici e il 45% delle farfalle e dei rettili.
Ma anche nelle altre parti del pianeta gli uccelli segnalano che la terra sta male e che l’uomo sta sfruttando in modo eccessivo le risorse naturali: le popolazioni di 30 specie in Nord America si sono dimezzate negli ultimi 40 anni, con punte dell’82% per il Colino della Virginia. In Asia è sul punto di estinguersi il Grifone del Bengala, l’avvoltoio fino a pochi anni fa più abbondante al mondo. In Australia i trampolieri (uccelli tipici delle zone umide) si sono ridotti dell’81% in 25 anni. In Asia e nel Pacifico il 30% delle specie minacciate di estinzione subisce l’impatto delle sviluppo infrastrutturale (che comprende il settore commerciale, quello residenziale, la produzione di energia, i trasporti e l’estrazione dei minerali). Sono intanto salite a 1.226, secondo la Lista Rossa 2008 dell’IUCN, le specie di uccelli minacciate a livello mondiale di estinzione, di cui 190 “gravemente minacciate di estinzione”
“Nonostante l’impegno assunto dagli Stati di tutto il mondo – afferma Mike Rands, Direttore Generale di BirdLife International – l’obiettivo di rallentare e arrestare il declino della biodiversità entro il 2010 è ancora lontano dall’essere realizzato. Il declino degli uccelli più familiari e diffusi, sottolineati da ‘State of the Worlds Birds’, ci comunica anzi che il deterioramento della biodiversità e dell’ambiente sta accelerando, e non rallentando”.
Malgrado le difficoltà - spiega State of the Worlds Birds - per salvare la biodiversità del pianeta basterebbe tuttavia investire una parte di risorse economiche in azioni dirette di conservazione,. Tra il 1994 e il 2004, grazie a programmi di salvaguardia, sono state salvate dall’estinzione ben 16 specie di uccelli.
Ma spesso le risorse investite sono insufficienti per le sfide da affrontare: l’Africa, per esempio, ha destinato 300 milioni di dollari USA nella conservazione della biodiversità, poco meno di un terzo dell’importo necessario (pari a 1 miliardo di dollari USA) utile a mantenere il network di aree protette africane che da solo salvaguarderebbe il 90% della biodiversità del grande continente.
“Per fronteggiare l’emergenza biodiversità, ora minacciata anche dai cambiamenti climatici – dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife Italia – il Governo italiano deve investire con urgenza risorse per la tutela della biodiversità e garantire la sostenibilità delle attività umane all’interno dei siti di Rete Natura 2000, in modo da andare nella direzione degli obiettivi fissati dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite”.
Parma, 22 settembre 2008
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