Da la Repubblica Firenze.it.
Leggi e tribunali danno una mano al traffico di stupefacenti e alla mafia mettendo in galera chi detiene poche piante di cannabis.
mv
In carcere per due piante di marijuana
Coltivava marijuana in casa: il gip lo manda a Sollicciano
di Franca Selvatici
Coltivava due piante di marijuana nel giardino di una villa dell´Impruneta: una alta due metri, l´altra più stentata. Giovedì è stato arrestato in flagranza (lo prevede la legge) e ieri, in sede di convalida, il giudice delle indagini preliminari ha confermato la custodia in carcere.
Quindi il giovane, 31 anni, è stato ricondotto a Sollicciano almeno finché non saprà indicare una casa, diversa da quella dell´amico che lo ospitava all´Impruneta, dove dovrà rimanere agli arresti domiciliari.Ieri mattina in tribunale si è così avuta una dimostrazione pratica degli effetti della sentenza del 24 aprile 2008 con la quale le Sezioni Unite della Cassazione hanno sposato la linea intransigente contro chi coltiva anche piccole quantità di cannabis. Le Sezioni Unite hanno stabilito che «costituisce condotta penalmente rilevante qualsiasi attività di coltivazione non autorizzata di cannabis». In precedenza singole sezioni della Cassazione avevano invece ritenuto penalmente irrilevante il comportamento di chi coltiva qualche pianta per uso personale. All´udienza del 24 aprile, del resto, il rappresentante della procura generale presso la Corte, Vitaliano Esposito, aveva sostenuto che la coltivazione domestica di cannabis non dovrebbe essere perseguita penalmente, assimilandola in sostanza all´uso personale. Ma proprio sul punto le Sezioni Unite sono state chiare: non vi è nesso immediato fra coltivazione e uso personale, non si può determinare a priori la potenzialità del principio attivo ricavabile dalle piante e in ogni caso la legge «vieta la produzione di specie vegetali idonee a produrre l´agente psicotropo, indipendentemente dal principio attivo estraibile».
«Sono indignato», protesta l´avvocato Alessandro Traversi, che difende l´incauto coltivatore con la collega Veronica Saltini: «La coltivazione di sostanze stupefacenti è equiparata per legge alla importazione. Ma la legge è astratta e i giudici esistono per interpretarla in modo equo. Invece siamo a questo punto: uno che coltiva due piante di cannabis è trattato come un trafficante internazionale bloccato a Peretola con tre chili di cocaina. Anche ai fini della pena: minimo otto anni».«C´è una distorsione di valori», prosegue l´avvocato: «A parte che in alcuni paesi europei il consumo della cannabis è libero, io chiedo: dov´è il danno per la salute del coltivatore? Un pacchetto di sigarette è più nocivo.
In secondo luogo: come si fa a ipotizzare uno spaccio con il ricavato di due piante? Dov´è la pericolosità sociale di questo comportamento?
Terzo: mi sembra un´ingiustizia enorme, checché ne dica la legge, checché ne dica la Suprema Corte, che vada in carcere uno che coltiva due piante di cannabis, mentre in questo Paese non va in carcere nessuno, né i truffatori, né chi guida in stato di ebbrezza e uccide sulla strada, né gli imprenditori che se ne infischiano delle norme di sicurezza e che, se qualcuno dei loro operai muore in un infortunio, non rischiano neppure gli arresti domiciliari».
(30 settembre 2008)
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