ora, leggendo bene, si tratta veramente di un "settebello", così come lo chiama il direttore Caroppo, oppure è più probabile che sia l'ennesimo topolino partorito da una montagna di parole?
Nessuno dei sette punti, infatti, ci dice quale futuro si vuole disegnare per Prato e per il distretto nel suo insieme: credito ed ammortizzatori sociali servono a malapena a far fronte alla crisi strutturale. Non si intravede dietro nessun piano strategico, come invece vorrebbero farci credere.
Sarà possibile che prima o poi qualcuno riesca a delineare un percorso che porti fuori dal "tunnel del tessile"?
MV
da La Nazione del 26/09/08
Distretto, ecco il Piano industriale Logli: «Le proposte per il rilancio, sette punti pro imprese e disoccupati»
di LUIGI CAROPPO
IL DISTRETTO cala il settebello e gioca la partita più delicata e fondamentale per uscire dalla crisi: sette punti costituiscono le fondamenta del Piano industriale che verrà ufficializzato entro la fine di ottobre e inviato all’Unione europea, al governo Berlusconi, alla Regione. Tutti insieme istituzioni, associazioni di categoria e sindacati stanno lavorando concretamente per varare il documento al fine di «governare il presente» particolarmente difficile e «farsi trovare pronti per agganciare la ripresa» possibile che potrebbe affacciarsi sugli scenari mondiali nel corso del prossimo anno, sottolinea Massimo Logli, presidente della Provincia, motore della sinergia ritrovata tra i protagonisti di città e distretto, collante delle esigenze sociali ed economiche per far emergere il caso Prato «ai livelli più alti».
«Chiediamo la stessa attenzione - dice Logli - che c’è per Alitalia e non è una esegerazione perché abbiamo tutta la dignità per meritarci questo. Siamo uno degli ultimi grandi distretti italiani».
Ecco i sette punti su cui si basa il Piano industriale 2008 di Prato (per cui la Provincia si candida «provocatoriamente» anche ad essere partner finanziario con strumenti tipo bond e risorse di bilancio). Un mix tra necessità di sostegno ai lavoratori che hanno perso il lavoro o sono fortemente a rischio e gli aiuti a chi resiste, vuole svilupparsi, investire, mantenendo o incrementando occupazione.
1) I tempi di erogazione degli ammortizzatori sociali sono troppo lunghi tanto che possono passare anche sei-otto mesi tra quando un dipendente va in cassa integrazione e quando vede i primi soldi.
«Si chiede - spiega Logli - di creare un Fondo istituzionale che dia la possibilità di anticipare le risorse in tempi più rispettosi delle famiglie in difficoltà».
2) ‘Ridefinizione’ degli ammortizzatori sociali. «Non possiamo vivere nell’incertezza che vengano erogati o meno di anno in anno. Questi aiuti, chiediamo alla Regione, devono essere più ’strutturati’».
3) Ammortizzatori sociali ad hoc per le imprese artigiane con meno di 15 dipendenti. «Tutti abbiano chiaro che questo è il comparto che soffre maggiormente la crisi» spiega il presidente della Provincia.
4) Bolletta energetica: «Bisogna estendere i vantaggi a consorzi di imprese come avviene per i grandi consumatori industriali».
5) Fiscalità: «Berlusconi in campagna elettorale aveva parlato di distretto soggetto fiscale. Attuiamo questa volontà».
6) Sistema creditizio: «Nuova sensibilità e attenzione con strumenti nuovi nel rapporto tra banche e Pmi» continua Logli.
7) Distretto parallelo: «I controlli contro l’illegalità sono fondamentali ma non bastano per dare una sterzata positiva - spiega Logli - se vogliamo il ricongiungimento dei distretti, positivo per tutti, dobbiamo applicare a chi emerge e si integra il codice regionale della cosidetta Fabbrica etica».
La regia della Provincia, dopo i primi incontri continua con determinazione. E terminato il forum di Economia al cubo ci saranno due giorni di ritiro con tecnici di istituzioni, sindacati e categorie.
«C’è consapevolezza della necessità del Piano industriale - sottolinea Logli - c’è consapevolezza che nessuno si salva più da solo». Quindi non avverrà come nel 2002 quando si cancellò la possibilità di presentare un piano strategico per il distretto. «Allora - dice il presidente della Provincia - era forte l’idea che bastava resistere, che bisognava far passare la ’nottata’. Ci si è resi conto invece che la ’nottata’ è stata ed è lunga». Nella ritrovata voglia ed esigenza di fare squadra ha dato il suo contributo anche la sferzata di Renato Cecchi: «La concorrenza interna è stato un elemento di dinamicità e forza tradizionalmente - dice Logli - ma Cecchi tocca un punto essenziale: come si risponde alla crisi. Non certo raschiando il barile per raccogliere le briciole, ma cercando di tenere insieme la competitività invece di spartirsi la crisi». Il varo del Piano industriale riuscirà a dare una svolta determinante? «Io non ho certezze - conclude - è un fiammifero nella notta buia, ma faremo di tutto perché possa rimanere acceso».
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