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La mer, la fin...

mercoledì 24 settembre 2008

Oltre il giardino. In fuga dall'Iran.


In fuga dall'Iran con la morte nel cuore
Scritto da Parisa Elahi
lunedì 08 settembre 2008

L'Iran è un Paese bellissimo, con una cultura millenaria che traspare continuamente in ogni suo angolo, negli atteggiamenti e nelle tradizioni di tanta gente iraniana, brava gente che ha fatto della concretezza un modo di vita. Ma l'Iran è anche la terra dei Mullah, una minoranza violenta e omicida che ha riscritto le regole di vita del mio Paese, distruggendone l'essenza, la cultura e le tradizioni. Per questo sono fuggita.
Non vado fiera di quello che ho fatto. Fuggire dall'Iran non era certo nei miei sogni di ragazza. Nei miei sogni c'era la volontà di cambiare l'Iran, di contrastare pacificamente la dittatura che attanaglia il mio Paese, di proporre riforme in grado di ridare il Paese alla gente, di ridare alle donne e alle tante minoranze quei Diritti sottratti dalla furia omicida dei Mullah. Ma se volevo continuare a vivere dovevo fuggire.
Ho lasciato tutta la mia vita in Iran. Un uomo che mi amava e che mi rispettava, costretto a ripudiarmi solo per poter sopravvivere, una famiglia che capiva i motivi della mia pacifica lotta contro il regime ma di cui non so più niente, tanti amici e amiche che hanno condiviso con me quella lotta che ha portato molti di loro in carcere e, temo, alla morte.
Io non odio l'Iran, io amo l'Iran. Odio quello che l'Iran è diventato per colpa di persone fanatiche che usano la religione al solo scopo di sottomettere e di mantenere il potere. E' proprio perché amo il mio Paese che ho deciso di fuggire, per poter continuare la lotta pacifica che spero un domani potrà ridare l'Iran agli iraniani, che potrà riportare i Diritti alla gente, che potrà riportare le tradizioni perse in questi anni di dittatura mascherata da democrazia.
Spero che la cultura iraniana possa tornare protagonista della storia moderna del mio Paese, quella cultura che si basava sul rispetto della persona e non sulla sua distruzione, fisica e morale. Spero che la donna iraniana possa un giorno riacquistare la dignità persa, sottrattale da un manipolo di despoti che usano le parole del Profeta distorcendole a loro piacimento solo per poter continuare impunemente a uccidere e a sottomettere.
Con queste speranze e per non vederle distrutte in una angusta cella di prigione sono fuggita. A volte mi vergogno della mia fuga, avrei preferito rimanere per lottare, a costo di dare la vita. Ma a cosa sarebbe servito essere solo una delle tante donne senza nome che ogni giorno vengono trucidate per placare la sete di sangue dei Mullah? Credo a niente. Ecco perché ora sono qui, in Europa, per continuare a fare quello che avevo iniziato in Iran. Non so ancora cosa potrò fare. Per ora aiuto le mie sorelle iraniane che come me sono riuscite a sfuggire al cappio dei Mullah, lo faccio con altre sorelle e fratelli di altre confessioni, di altre tradizioni. Ma non è forse questa la libertà che vorrei per la mia gente? Il confronto pacifico con gli altri con lo scopo di migliorarsi a vicenda, in piena libertà e nel rispetto dell'altro. Ecco come vorrei l'Iran di domani.
Forse il mio è solo un sogno di ragazza, ma cosa è la vita senza i sogni? In Iran è proibito anche sognare, io invece voglio continuare a farlo. A volte anche i sogni impossibili si avverano, basta volerlo fortemente.
Parisa Elahi

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