DA L'Espresso.
Stop all'inceneritore Marcegaglia
Fermati i lavori di costruzione dell´impianto di Modugno. Nell´inchiesta quattro indagati: "I cittadini non sono stati informati". Sigilli all´impianto. Il pm: "Le autorizzazioni sono illegittime". Il pm sequestra l´area: "Le autorizzazioni sono illegittime". La società avrebbe dovuto informare i cittadini sulla realizzazione dell´opera
di Gabriella De Matteis
La procura di Bari ha bloccato i lavori di costruzione del termovalorizzatore che la "Eco Energia", la società del gruppo Marcegaglia, stava realizzando alla zona industriale di Modugno. L´area, da ieri, è sotto sequestro. Secondo l´accusa, alcune delle autorizzazione concesse erano illegittime, altre, invece, non sono mai state richieste. Secondo l´accusa, prima di avviare i lavori, la società avrebbe dovuto informare i cittadini della realizzazione di una centrale che produce energia, sfruttando i rifiuti. E invece non lo ha fatto. La procura, motivando il decreto, cita anche le perplessità dei consulenti su alcune caratteristiche dell´impianto. L´inchiesta conta quattro indagati, tra i quali il dirigente della Regione Puglia che ha espresso parere favorevole alla compatibilità ambientale dell´inceneritore.Alcune autorizzazioni, rilasciante dal Comune di Modugno e dalla Regione Puglia, sono considerate illegittime, altre, invece, non sono mai state richieste. Eppure i lavori per la realizzazione del termovalorizzatore, alla zona industriale di Modugno, erano già cominciati. Da ieri mattina però le ruspe sono ferme. L´area dove doveva sorgere la struttura, un impianto per la produzione di energia attraverso il trattamento dei rifiuti, è sequestrata. Ad apporre i sigilli i carabinieri del Noe che hanno eseguito un provvedimento, disposto dal pm Francesco Bretone. L´inchiesta conta quattro indagati. Sono Antonio Albanese, di 45 anni, di Massafra, rappresentante legale della Eco Energia (la società del gruppo Marcegaglia, azienda del presidente di Confindustria, a cui il progetto del termovalorizzatore fa capo), Carmine Carella, di 53 anni di Bari e Nicola Trentadue, entrambi direttori dei lavori e Luca Limongelli, di 53 anni, sino a due mesi dirigente dell´assessorato regionale all´ambiente.
Prima di avviare i lavori, la società avrebbe dovuto chiedere il nulla osta paesaggistico perché l´area, ha spiegato il consulente dell´accusa, è caratterizzata da bellezze naturali, sottoposte a tutela. E anche l´autorità di bacino avrebbe dovuto esprimere un parere vincolante perché nell´area c´è il vincolo idrogeologico. Irregolarità, alle quali si aggiunge il mancato rispetto dei "Galassino", la legge che impone una distanza di sicurezza dai corsi d´acqua. L´impianto sarebbe infatti troppo vicino a lama Misciano, un affluente di Lama Balice. E questo è solo un aspetto della questione, affrontato nel provvedimento di sequestro d´urgenza, lungo 29 pagine.
(23 settembre 2008)
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