Continua il dibattito sul fotovoltaico a Pantanelle. La replica di Rita Cecchini.
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Ho parlato della durata di 25 anni per l’esercizio dell’impianto fotovoltaico di Panzanelle-Iolo, non per la durata dei pannelli in sé, ma per un mero calcolo economico; la produzione di energia che fa capo a grossi impianti a GESTIONE/PROPRIETA’ PRIVATA si deve reggere sulla sua redditività; non sappiamo, dopo i primi 20 anni di esercizio, nei quali l’impianto gode dell’entrata sicura dell’incentivo statale, quale sarà il destino economico di queste centrali, che per la loro produzione di energia potranno contare solo sul prezzo che spunteranno sul mercato dell’energia, non avendo legato la produzione ad un consumo; ammesso che la qualità dei pannelli impiegati sia tale da garantire la buona durata degli stessi. Chi fa un impianto per se e per i propri consumi ha forse più interesse e più cura nello scegliere la tecnologia su cui investire; pensate cosa succede in altri campi, in edilizia ad esempio, quando costruttore e utente finale non coincidono, e quali disastri si sono generati (qualità pessima dei materiali, case che consumano e sono inabitabili, sofferenza per il territorio e per gli abitanti).
Credo che il senso della legislazione vigente vada verso una scelta che personalmente condivido appieno: la diffusione degli impianti e non la loro concentrazione (gli incentivi sono maggiori per piccoli impianti e decrescono al crescere della loro potenza di picco); perché mettere in relazione la produzione con il consumo ingenera un uso più cosciente nell’impiego dell’energia stessa, e la lega al Risparmio Energetico. Quindi per me la distanza dal punto di consumo non è assolutamente fittizio, ma è un elemento fondamentale per un uso corretto della risorsa; non è un problema tecnologico, ma filosofico, ed ambientalmente più proficuo!
Tornando all’impianto di Pantanelle-Iolo, le mie “inconsistenti obiezioni” (bontà del signor Fulvio Batacchi) si rafforzano su alcune riflessioni tecniche, che mancavano indubbiamente nel mio primo intervento, più divulgativo (se mi passate il termine).
Bene, trovo veramente RIDICOLO mettere un impianto fotovoltaico in un luogo che deve ospitare il deflusso dell’acqua fino ad 1 metro da terra, obbligandomi alla costruzione di tralicci alti almeno 1,70 mt per reggere i pannelli nel loro baricentro e impedire che il bordo inferiore vada sott’acqua; chissà come sarà presa quest’idea al Genio Civile, che dovrà giudicare se dette strutture sono idonee a non ostacolano il deflusso dell’acqua; prova a calcolare quanti tralicci ti servono per 8000mq di pannelli, che occupano un’area ben più vasta, non potendo essere costruiti in superficie continua (ombreggiamento? Percorsi per la manutenzione?); e che dire della Compagnia assicurativa che dovrà dare copertura contro i furti, senza una recinzione che li protegga, altra struttura impensabile in un’area di laminazione? Faremo diventare il Ficarello un fossato con coccodrilli?
Ufficio complicazioni per gli affari semplici: perché usare i tetti degli edifici, ad esempio pubblici, se ci sono chilometri quadrati di terreni agricoli da occupare? Ciascuno dia a questa domanda la risposta che crede. Con queste premesse io preferisco i tetti.
Torno sulla legislazione vigente, con qualche altra precisazione. Le aziende agricole possono collocare sui loro terreni impianti di qualsiasi tipo per la produzione di energia da fonti rinnovabili PERCHE’ LA PRODUZIONE DI ENERGIA E’ PARIFICATA ALLA PRODUZIONE AGRICOLA. Gli agricoltori possono “coltivare energia”, lo possono fare senza cambiare destinazione urbanistica ai propri terreni, perché il legislatore (a ragion veduta) ha voluto con questo favorire un’attività economica che attualmente fatica a stare in piedi senza sovvenzioni.
E’ questo che intendevo dire; sono favorevole ad impianti fotovoltaici (e non solo) a sostegno delle attività agricole, proprio perché DI PROPRIETA’ DEGLI AGRICOLTORI. Non è il problema di mandarci i trattori o le serre. Cogliete la differenza?
Termino con una precisazione rivolta a Fulvio, così puntuale a descrivere le mie mansioni e miei titoli, e che si guarda bene dall’elencare i propri. Delegittimare l’interlocutore non è nel mio stile, quindi non lo farò, come invece ha fatto lui, tanto meno su una pubblica lista. Respingo con forza l’accusa di sponsorizzazione dell’eolico da parte di Legambiente e da parte mia. Certo siamo favorevoli, e non l’abbiamo mai nascosto. Caro Fulvio, ognuno di fronte alla propria coscienza.
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