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La mer, la fin...

venerdì 26 settembre 2008

Prato verso le amministrative. Malcontento nel PD

Si moltiplicano le critiche rivolte al PD pratese... Altro che "malcontento"! Qui c'è proprio aria di tempesta!!!
MV

da La Nazione del 26/09/08
«Partito democratico, ora le primarie»

Lettera aperta dell’avvocato Rocca a Squittieri: «Serpeggia malcontento»
SERVONO le primarie. E primarie vere perché, «essendo stata operata una scelta non sostanzialmente, ma solo formalmente democratica nel 2004, è opportuno che ora quella scelta avvenga». A poche ore dall’assemblea provinciale del Pd, convocata per lunedì ufficialmente per adempiere proprio ai passaggi tecnici previsti per le primarie, ovvero la scelta degli organismi di garanzia, l’avvocato Alberto Rocca, «promotore del partito democratico», come ricorda lui stesso, ha scritto una lettera aperta alla segretaria provinciale del Pd Benedetta Squittieri per chiedere di battere con convinzione quella strada perché «un sindaco che non abbia ricevuto un ampio consenso democratico è un sindaco cui manca quell’apporto che gioverebbe a Prato in questi frangenti. Un sindaco che sia espresso da pochi non può esprimere fino in fondo i molti». E se Romagnoli, per Rocca, «è uomo franco che non usa sotterfugi, è competente e lavora, questo non basta, perché deve ricevere la fiducia attraverso il confronto e proporre soluzioni da perseguire con l’aiuto convinto ed ostinato della città». E ancora: «Non penso si possa sopportare una riedizione dei ludi politichesi propostici nel passato turno elettorale». La lettera dell’avvocato, insomma, rischia di agitare ancora di più le acque in casa Pd in un momento chiave per le scelte sulle candidature.

ROCCA COMINCIA rivolgendosi direttamente alla segretaria del partito: «Ti chiesi con forza di dare un forte segnale, agendo per indire le primarie per la scelta del candidato sindaco. Era primavera... dicesti di sì, salvo io non ricordi male. Non credo di avere alcun diritto particolare se non quello derivante dall’aver aderito al partito che tu rappresenti. Forse diritti ne hanno molti coloro che hanno creduto nel progetto. Con franchezza dico che serpeggia un malcontento pernicioso. Parlando senza poltrone sotto, si ricevono lamenti preoccupanti. Forse perché il parlare è maggiormente libero».

NELLA lettera l’avvocato elenca poi i motivi che, secondo lui, dovrebbero spingere la segretaria a proporre «con forza agli organi dirigenti le primarie per scegliere il candidato». Il primo è che «le primarie sono la dimostrazione concreta che si crede al nome che ci siamo dati: democratici. Il partito democratico è nato male laddove fu prevista una costituente che non lasciava libero il “popolo dell’Ulivo” di inviare i propri rappresentanti, pilotando dal centro le liste e finendo per costituire il tutto solo tra vertici. Non si è osato, e non si è raccolto tutto ciò che si poteva. Occorre rimediare in tutti i modi se non si vuole che questo partito marcisca ancora virgulto». Il secondo motivo: «Girandole di nomi sussurrati e meno sussurrati, ipotesi, illazioni, occupano orecchie e bocche, in questi giorni. Divertimenti dannosi. Si deve restituire alla democrazia il proprio vigore che è trasparenza ed intelligibilità delle proposte. Non si può vietare di congetturare ed ipotizzare a nessuno, anzi va bene anche questo. Però deve esserci una sede ampia e riconosciuta per operare una scelta così importante quale quella dei soggetti che ci rappresentino e governino. Tale non può che essere tutto il corpo elettorale che si riconosce nel Pd». Per questo per Rocca «demandare la scelta ad un gruppo ristretto come la dirigenza, ancorché ampia ed eletta, incastona la scelta come appartenente a pochi».

POI UN ALTRO passaggio chiave: «Va anche aggiunto che la vita democratica del partito è tuttora debole e in gran parte ancora da strutturare, quindi rischiamo di impedire una scelta veramente dibattuta e meditata. Il problema non è tanto riunirci per ascoltare Roma ma far giungere a Roma le nostre esperienze e le nostre istanze. Per le stesse ragioni va aggiunto che chi si candiderà non può e non deve restar nel vago bensì ancorare la propria immagine ad un progetto semplice e chiaro per ridare slancio alla città. Non possiamo continuare ad affidarci agli slogan ed alle foto; il proposto è la proiezione di un progetto condiviso da chi lo sostiene».
Infine la conclusione: «Da ultimo aggiungo che non può esistere democrazia senza contesa di idee, azioni e sogni. Anche oggi la regola vige, solo che tutto è carsico, poco chiaro, pertanto debole e non costruttivo. Abbiamo il dovere di renderlo vitale e concreto alla luce del sole».

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