Ma a prescindere da questo, rimane la sensazione, vivida, che non si sappia in fondo che pesci pigliare.
E le parole di Marini, così come quelle dei presidenti della Provicina e della Camera di Commercio, sono lì a dimostrarlo, sia sul lato dell'analisi della situazione (non può essere sempre e solo "colpa" della congiuntura internazionale), sia sul lato delle proposte e delle richieste, che non vanno oltre un orizzonte temporale di un annetto circa.
La crisi, lo ribadiamo per l'ennesima volta, ha radici profonde: è un vero e proprio processo di deindustrializzazione della città, che è accelerato negli ultimi otto anni, e che è sempre stato sottovalutato e sottaciuto.
E l'impressione è che si voglia, invece, continuare a "spremere" una città che si, tanto ha avuto, ma che ha dato altrettanto - anche solo in termini di devastazione del territorio: intanto, "c'è da passa' 'a nuttata", e via con i "pannicelli caldi"!
Qui, veramente, si va poco lontano...
MV
da la Nazione del 27/02/09
L’appello di Marini «Domani tutti in corteo»
Gli industriali: stop all’Irap e studi di settore diversi
HA SCRITTO a tutti gli associati dell’Unione, il presidente degli industriali Riccardo Marini. Una lettera accorata, per chiedere di esserci domani, per «sensibilizzare tutti i dipendenti e collaboratori affinché partecipino attivamente». Sarà una grande manifestazione, perché Prato non deve chiudere. A sfilare per le strade della città, con quella simbolica bandiera di un chilometro, domani mattina ci saranno i pratesi, per chiedere quello che ci spetta. Più attenzione, più aiuto, da parte del governo e della Regione.
A PARTIRE da ammortizzatori sociali mirati e condizioni più favorevoli per l’accesso al credito, ma secondo gli industriali ci sono altri due elementi decisivi, sul quale il governo si dovrebbe impegnare: «L’Irap, ad esempio, potrebbe essere congelata — ha detto ieri il presidente dell’Unione —, consentendo di versarla spalmata sulle prossime annualità. E poi gli studi di settore: così come sono, rischiano di far apparire non congrue moltissime imprese. Chiediamo che la loro applicazione sia non automatica ma soggetta a monitoraggio. Una richiesta, questa, condivisa anche dagli altri attori del distretto. Non chiediamo cose improponibili per le finanze dello Stato».
IN VIA Valentini sono ore di grande fermento. Lettere di tutti i presidenti di sezione, messa a disposizione delle imprese di manifesti e volantini, promemoria quotidiano attraverso la newsletter dell’associazione. E poi la missiva di Marini a tutti gli associati, perché domani il grido di Prato sia grande, corale, convinto. «Solo una crisi così acuta poteva indurci ad un passo come questo — ha commentato il presidente dell’Unione —, per noi del tutto irrituale. Ma la necessità e l’urgenza di richiamare la massima attenzione sul distretto hanno fatto premio su qualsiasi altra considerazione. La protesta è e deve rimanere un’iniziativa del tutto priva di connotazioni politiche: solo per questo abbiamo acconsentito a prendervi parte».
CONCETTI questi che Marini ha spiegato anche nella sua lettera-appello. «In questi anni — ha scritto — l’Unione si è fortemente impegnata sia sul versante esterno denunciando le anomalie competitive che la nostra industria subisce nel quadro dei nuovi assetti del commercio internazionale che verso l’interno, stimolando il cambiamento, l’adozione di nuovi modelli imprenditoriali, di nuove competenze. Tuttavia, siamo giunti alla conclusione di dover far sentire la voce di Prato in modo estremamente deciso e straordinario a livello nazionale. Non mi resta quindi che invitarvi personalmente ad intervenire — ha concluso — e a sensibilizzare tutti i dipendenti e collaboratori affinché partecipino».
IERI mattina a Roma i presidenti di Provincia e Camera di commercio, Massimo Logli e Carlo Longo, Andera Belli per gli artigiani e il vicesindaco Roberto Bencini hanno spiegato le ragioni della protesta in una conferenza stampa rivolta ai media nazionali. Hanno citato qualche cifra: dal 2000 al 2008 le imprese del distretto sono diminuite del 37,1% (sono scomparse 1.867 aziende) e si sono persi circa novemila posti di lavoro (il 34,9%). Tutti sono mobilitati. Le associazioni degli artigiani e dei commercianti, i sindacati, la Provincia e il Comune. Ci saranno delegazioni anche dagli altri distretti tessili italiani. A chiedere ai pratesi la massima partecipazione al corteo sono anche i candidati del Pd Massimo Carlesi e Lamberto Gestri. Ma non ci saranno bandiere di partito, domani. Solo quel chilometro di stoffa, che abbraccerà le paure di tutti, il bisogno di attenzione, l’amore per la città. Prato non deve chiudere.
an. be.
da pratoblog.it
Marini (Uip): «Dobbiamo far sentire la voce di Prato in modo estremamente deciso e straordinario a livello nazionale».
Prato, 26 febbraio 2009 - Impegno massiccio dell’Unione Industriale per sensibilizzare i soci verso la partecipazione alla mobilitazione cittadina di sabato 28. A suggello di varie iniziative in questo senso – lettere di tutti i Presidenti di sezione, messa a disposizione delle imprese di manifesti e volantini, invito alla partecipazione sul sito, promemoria quotidiano attraverso la newsletter dell’associazione – è stato lo stesso Presidente Riccardo Marini a scrivere ieri a tutti gli associati invitandoli alla più ampia partecipazione. Si riproduce qui di seguito il testo della lettera:
"Caro Collega,
la peggiore recessione globale degli ultimi ottanta anni sta cogliendo Prato nel mezzo di un difficilissimo processo di adattamento e rischia di portare un colpo mortale alla nostra industria, all’economia locale, agli equilibri sociali e civili della nostra città.
In questi anni l’Unione si è fortemente impegnata sia sul versante esterno denunciando le anomalie competitive che la nostra industria subisce nel quadro dei nuovi assetti del commercio internazionale che verso l’interno, stimolando il cambiamento, l’adozione di nuovi modelli imprenditoriali, di nuove competenze.
Tuttavia, siamo giunti alla conclusione di dover far sentire la voce di Prato in modo estremamente deciso e straordinario a livello nazionale. Insieme alle altre forze del distretto abbiamo organizzato una grande mobilitazione per sabato 28 febbraio dalle ore 9 in piazza Mercatale a Prato.
L’Unione Industriale non è solita né organizzare né partecipare ad iniziative di questo tipo. Questa volta abbiamo voluto farlo proprio per rimarcare l’eccezionalità del momento e per evidenziare come le imprese industriali siano fortemente partecipi dei problemi del territorio. Si tratta peraltro di una iniziativa collegata ad altre analoghe in vari poli del tessile-abbigliamento, allo scopo di tutelare le eccellenze del Made in Italy.
Abbiamo a questo proposito elaborato richieste chiare e precise alla Regione Toscana e al Governo, tese ad ottenere ammortizzatori sociali mirati e condizioni favorevoli per l’accesso al credito; queste richieste sono contenute in una piattaforma condivisa con gli altri attori del distretto, che rappresenta un elemento importante di coesione locale ma non esaurisce certamente il quadro degli interventi che ritengo necessari per tutelare le nostre imprese.
Penso infatti che con il progressivo acuirsi della crisi e il conseguente calo dei fatturati che si prospetta, diverrà sempre più decisivo operare da parte nostra affinché sia consentito alle imprese di limitare almeno temporaneamente l’impatto di talune voci di costo, garantendo congiuntamente maggiore liquidità. La sospensione pro tempore del pagamento dell’Irap e un’applicazione non cogente degli studi di settore sono esempi in questa direzione che intendo sostenere ed affermare nelle sedi più opportune.
Non mi resta quindi che invitarti personalmente ad intervenire alla mobilitazione di sabato ed a sensibilizzare tutti i tuoi dipendenti e collaboratori affinché partecipino attivamente".
da pratoblog.it
Appello al Governo del distretto pratese: Misure urgenti e speciali. Sabato la grande mobilitazione ”Prato non deve chiudere”.
Roma, 26 febbraio 2009 – Una bandiera lunga oltre un chilometro per dire che Prato non deve chiudere. Il distretto tessile toscano, uno dei più importanti d’Europa, è stremato dalla crisi e per sabato 28 febbraio ha organizzato una grande mobilitazione. Lungo le strade della città sfilerà una bandiera larga cinque metri e lunga oltre un chilometro dove è stampato a ripetizione lo slogan Prato non deve chiudere. E’ l’appello che i pratesi tutti insieme – Provincia, Comuni, Camera di commercio, Unione industriale, Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl, Uil, associazione dei commercianti – rivolgono al Governo e alla Regione Toscana a cui chiedono misure urgenti e speciali.
Il distretto pratese a Roma – a due passi da palazzo Chigi e da Montecitorio – alza la voce per chiedere aiuto al Governo e rivendica il ruolo di Fiat del tessile italiano. Stamani, presso la sede della Camera di Commercio di Roma, il presidente della Provincia Massimo Logli, il vicesindaco di Prato Roberto Bencini, il presidente della Camera di Commercio Carlo Longo, con Andrea Belli, presidente nazionale dei Tessili di Confartigianato, hanno dichiarato con decisione che il distretto per arrivare vivo alla ripresa economica ha bisogno adesso di iniziative e sostegni concreti. «Prato non chiede per sé ma per l’intero paese, perché siamo un punto di riferimento del sistema moda – afferma Logli – Vogliamo portare fuori dalla crisi tutto il sistema, le imprese più strutturate come le aziende artigiane», ha detto il presidente, ricordando che il distretto pratese rappresenta nel tessile italiano il 18% dell’export, il 23% delle aziende e il 19% degli occupati.
Ieri da Prato è partita una lettera con richiesta di incontro anche per il Quirinale. Al presidente Napolitano i pratesi vogliono spiegare le gravità della situazione e regalare alcuni tessuti che raccontano meglio di tante parole l’eccellenza di cui sono capaci le loro aziende: una nuvola blu di cachemire cardato per il presidente e un soffio di seta jacquard azzurro ghiaccio per sua moglie Clio.
Il distretto non abbassa la testa di fronte alla crisi ma non può farcela da solo. «Prato vale quanto l’Alitalia ma a differenza della compagnia aerea è stata sempre capace di creare valore», ha detto il presidente della Camera di Commercio Longo. E’ preoccupante che la crisi finanziaria colpisca soprattutto le aziende che più di altre hanno investito in innovazione. Longo chiede di «rafforzare gli ammortizzatori sociali ma di puntare al contempo s iniziative che sostengano le imprese verso il futuro».
Il rischio è che, in questa drammatica fase economica, pezzi determinanti della filiera di produzione vadano irrimediabilmente perduti. I numeri della crisi sono pesantissimi: dal 2000 al 2008 le imprese sono diminuite del 37,1% (sono scomparse 1.867 aziende). Nello stesso periodo si sono persi circa novemila posti di lavoro (il 34,9%). «Questa volta non ce la facciamo da soli, ci avvicianiamo a un punto di non ritorno col rischio di scomparsa della filiera» afferma Belli. Ma anche la tenuta del tessuto sociale desta preoccupazione. «Prato ha retto ed è cresciuta nonostante e grazie all’immigra-zione – afferma il vicesindaco Bencini – oggi la crisi economica e l’alta percentuale di immigrati sono una bomba innescata, che può esplodere e compromettere il forte valore della coesione sociale che ha sempre caratterizzato la nostra comunità locale».
Nei giorni scorsi le forze economiche e sociali hanno varato una piattaforma comune. I pratesi chiedono al Governo e alla Regione Toscana interventi su due fronti: quello degli ammortizzatori sociali e quello del credito alle imprese. Per gli ammortizzatori sociali si chiede una nuova dotazione di risorse destinate a rifinanziare la cassa integrazione straordinaria in deroga per imprese artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti, la proroga di un anno dell’indennità di mobilità, il prolungamento di un anno della mobilità attivata nel periodo 2009/2010, l’applicazione anche alle aziende artigiane di tipo familiare degli indennizzi previsti per gli esercizi commerciali in crisi.
Per il credito è necessario facilitare l’accesso alle imprese e contenere i costi. C’è anche la richiesta di congelare per due anni il riferimento ai parametri di Basilea 2. I pratesi chiedono la promozione (presso la Regione) di una linea di finanziamento alle imprese legata alla riorganizzazione finanziaria e alla capitalizzazione delle aziende, l’aggancio anche per le imprese locali all’intesa esistente fra Regione, banche e Confidi per facilitare il credito e abbassare gli interessi, la costruzione di un fondo a carattere locale, cofinanziato dalla Regione, che abbatta lo spread bancario sulle operazioni a breve, medio e lungo termine.
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