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da la Nazione del 28/02/09
‘Sindaco: basta picconate Pensi ai problemi della città’
Mannocci: ‘Primarie? Per lui un regolamento di conti’
di ANNA BELTRAME
«BASTA dare picconate al partito». Daniele Mannocci (nella foto tonda), presidente del consiglio comunale, uno che notoriamente non ha peli sulla lingua. All’indomani dell’intervista rilasciata dal sindaco Marco Romagnoli alla Nazione — «Essere giovani non basta, ci vuole la disponibilità ad accettare un rinnovamento sostanziale e non solo formale; siamo in ritardo»; «Il Comune un rapporto con la città ce l’ha, il Pd quanto lo ha?» — Mannocci si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Non l’è piaciuta, l’intervista.
«No. Oggi il Pd ha bisogno di chi vuole costruire e non demolire. Prendersela con un gruppo dirigente che, essendo composto da giovani, rappresenta il futuro del partito, forse nasconde il disegno di chi non vuole il nuovo, ma appunto le vecchie logiche, anche se a parole dice il contrario».
Lei sosteneva Paolo Abati, che le primarie le ha perdute. Sarebbe stato il nuovo?
«Abati è una persona di grande valore e il suo progetto secondo me era realmente innovativo. Il risultato del voto impone a tutti noi una riflessione, ma una cosa è certa: per tanti le primarie sono state una sorta di resa dei conti e non lo strumento per scegliere il candidato e il progetto migliore».
Fra questi anche il sindaco?
«Senz’altro, ma lista sarebbe lunga e comprende ad esempio anche l’ex ministro ombra Beatrice Magnolfi. Poi ci si può convincere di tutte le cose che sono state dette in questi giorni. Che ha vinto il popolo sull’apparato o che le primarie hanno premiato la buona amministrazione. E’ comodo pensarla così».
E’ un fatto però che i vertici del Pd, quasi tutti con Abati, le primarie le hanno perdute.
«Nessuno di noi ha detto il contrario, ma da qui ad accettare l’analisi di Romagnoli ce ne corre».
Il sindaco accusa Giacomelli di essere fermo al 2004.
«E’ evidente che non sono d’accordo. Antonello non ha comunque certo bisogno che qualcuno lo difenda. Il problema, secondo me, è che Romagnoli è fermo da prima del 2004. E’ un pre-ulivista. La Margherita l’ha sempre vista male, non si è mai fidato, è sempre stato sospettoso».
I rapporti non sono stati buoni reciprocamente.
«In questi anni è stato molto difficile esprimere giudizi o critiche, senza essere visti da lui come nemici. Quanto ad oggi, capisco che si possa essere pentito della sua scelta di non ricandidarsi (vorei ricordare che nessuno gli ha messo la pistola alla tempia perché lo facesse), ma in Romagnoli c’è rancore nei confronti di Giacomelli e questo non giova certo all’unità del partito, alla sua crescita. Avrei un consiglio da dargli»
Quale?
«Invece di usare le sue energie per contrastare qualcun altro, dovrebbe impegnarsi a trovare risorse per dare risposte concrete alla città, a cominciare dalle famiglie in difficoltà per colpa della crisi».
Pensa che sul candidato sindaco Carlesi il partito possa ritrovare un minimo di armonia?
«Lo spero e per quanto riguarda me e tanti amici è questo che vorremmo. E’ ora di finirla con le schermaglie e i regolamenti di conti. Si deve pensare ai problemi veri, a costruire un progetto credibile. Altrimenti le elezioni rischiamo di perderle davvero».
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