Stefania Prestigiacomo, tirata, labbra turgide da sembrare rifatte, tanto orgogliosa di sostenere che Marcello Dell’Utri gode della sua stima, è titolare del 21,5% della Fincoe di Casalecchio di Reno (BO), quota che detiene anche sua sorella Maria Pia e il papà Giuseppe, vicepresidente di Confindustria a Siracusa col 10%. I 3 insieme hanno la maggioranza assoluta dell’azienda, holding di famiglia con radici a Bologna ma interessi in Sicilia.La Fincoe è proprietaria al 99% della Coemi Spa di Priolo (SR), la Coemi controlla il 60% della “Vetroresina Engineering Development” (Ved) di Priolo (SR), il 22,5% della Ved appartiene al Gruppo “Sarplast s.p.a.” di Priolo (SR) di cui Giuseppe Prestigiacomo ha il 6,5%.
La Sarplast dell’attuale ministro dell’ambiente fallì nel 1997 a causa di una serie di incidenti e malattie dei dipendenti e nel 2000 finì sotto inchiesta da parte della Procura di Siracusa con un fascicolo che parla di lesioni colpose.3 operai hanno avuto figli con malformazioni congenite, altri operai non fumatori si son ritrovati dopo 10 anni polvere nei polmoni, un dipendente morì cadendo da un traliccio, pochi mesi prima un altro dipendente rimase gravemente ferito. Un’irruzione della Polizia nelle aziende dei Prestigiacomo rilevò una serie di violazioni.
“Combatterò le ineguaglianze sociali, i problemi dei più deboli, degli invalidi” disse nel 2001 appena eletta ministro delle pari opportunità Stefania Prestigiacomo. Peccato si fosse dimenticata che da quel che emergeva le sue aziende siano state fabbriche di malattie.
La procura di Siracusa indaga sul fallimento della Sarplast poiché sono venuti a galla ammanchi di diverse decine di miliardi di vecchie lire sottratte alle casse della società madre e di quelle controllate, attraverso numerose operazioni illecite.
Alle grane che riguardano salute e la sicurezza dei dipendenti delle aziende dei Prestigiacomo, si aggiunge la grana del crack Sarplast e le pendenze col fisco per 6 miliardi di vecchie lire accumulate in un triennio. Il maxiemendamento del precedente governo Berlusconi che escluse dalla punibilità i reati tributari e quelli connessi al loro occultamento, permisero alla Procura siciliana di avviare un’indgine per bancarotta poiché nel 2003, l’allora presidente Ciampi non firmò la tanto agognata amnistia.
L’attuale ministra dell’Ambiente e della tutela del mare, quand’era alle pari opportunità era già in conflitto d’interessi. In un paese normale sarebbe finita chissà dove, trovandosi in Italia è rimasta dov’era dichiarando che “i problemi dei singoli non devono più riguardare un deputato della seconda Repubblica”. Figuriamoci un Ministro!
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TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
martedì 13 maggio 2008
Nuovo governo. L'amica dell'ambiente.
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