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La mer, la fin...

domenica 18 maggio 2008

Via Puccini. Ma davvero è peggio di trent'anni fa?

Riportiamo una bella lettera pubblicata dall'edizione pratese del Tirreno di un'abitante di via Puccini. Tanto per riflettere ancora...
MV

dal Tirreno del 18/05/08

VIA PUCCINI

Ma davvero è peggio
di trent’anni fa?

Sono nata in quel “budello” che è via Puccini, che budello in realtà non mi è mai sembrato. Forse perché il termine mi pare dispregiativo, quasi offensivo, ed io, al contrario amo la “mia” strada. E’ vero, io ci vivo ancora, nonostante i 140 appartamenti, con tutto ciò che questo significherà. Non sono ancora convinta che sia una “brutta” strada. Certo, ci sono i problemi, ma sarebbe possibile, anche se non facile, risolverli. Basterebbe un po’ più di attenzione e di coscienza. Devo dire, in verità, che la situazione attuale è molto diversa da quella di 30 anni fa quando, da piccola, correvo in fondo alla strada dove ora c’è un semplice giardino. Allora non c’era verde, e correvamo a vedere di che colore era la gora che passava di lì: rossa, verde, nera scommettevamo di indovinarne il colore e non sentivamo neppure il puzzo che emanava. Era molto diverso quando giocavamo con i fusi davanti ai telai che battevano in fondo alla strada notte e giorno. Ci sembrava normale allora. Ma io non sono certa che fosse più bello di ora.
E’ vero, la zona è “piena di cinesi” ma i bambini che giocano nelle case che fino a ieri erano fatiscenti e disabitate e che ora sono “un po’ così”, come dice lei, a me danno gioia. Sono segni di speranza e amo salutarli e fermarmi a parlare con loro.
Cara signora Orsini, lei ha ragione, molte cose non vanno, ma basterebbe un po’ più di collaborazione per farle andare meglio: da parte delle forze dell’ordine, dell’amministrazione, dell’Asm. Ma sarebbe anche necessario un senso di responsabilità da parte di coloro che stanno ormai da tempo approfittandosi di questa “manna” rappresentata dai cinesi. Quei capannoni “industriali malridotti” non sono capannoni di proprietà di quei cinesi (anche se ho la sensazione che lo diverranno presto), ma spesso sono di italiani che fino a qualche anno fa li lasciavano cadere a pezzi piuttosto che ristrutturarli, venderli, affittarli o aprirvi una attività.
Cristina Pacini

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