Quest'ultimo punto è interessante, e dovrebbe portare tutti a riflettere sul concetto di "cittadinanza", e quali dovrebbero essere i "cittadini" dei quali dovremmo ascoltare la "volontà": basta, infatti, la definizione esclusivamente burocratico-amministrativa per definire i soggetti che si ritiene possano "esprimersi"? Certo, in molti casi questo è obbligatorio, e non può essere altrimenti.
Ma, nella pratica quotidiana, è forse meno "cittadino" chi lavora, studia, prega, giosce, piange - in una semplice parola, "vive" - accanto a noi, alcune volte anche insieme, semplicemente perché "legalmente" non lo è? Forse che le tasse che paga con il suo lavoro - da dipendente o da autonomo - hanno un colore o un destinatario diverso (Stato, Regione o Comune che sia) dal nostro?
A noi, onestamente, non sembra...
Partendo dal presupposto che il luogo dove si vive è quello dove la nostra esistenza quotidiana forma il mondo, preferiamo credere che nostro "concittadino", e quindi nostro pari, sia anche la persona che vive accanto a noi, di qualsiasi nazionalità.
E quindi, provocatoriamente ma non troppo, nella bagarre sollevata in merito alla realizzazione, a Prato, di un nuovo centro di cultura islamica (ribadiamo, in una zona dove esiste già un centro del genere...), proviamo a sentire veramente la volontà "di tutti", e in quei "tutti" mettiamoci anche i diretti interessati (la comunità pakistana, ma non solo...): apriamo si il confronto, e vediamo se tutte le parti sono interessate a partecipare!
Lanfranco Nosi
Municipio Verde
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