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Prato è la città con la concentrazione di migranti fra le piu’ alte d’Italia, a cui si accompagna una crisi sociale ed economica alla quale fa da contraltare una debolezza della politica nel rispondere a questa crisi ormai annosa. E’ quindi una realtà che, pur con le proprie peculiarità, può rappresentare uno specchio della situazione nazionale in merito a ciò che ruota attorno al binomio, sbagliato, immigrazione-sicurezza. Mentre un puntuale rapporto dell’Irpet ci dice quale ruolo fondamentale hanno i migranti per l’economia e la società toscane e con quanta insicurezza – questa sì alquanto reale, da piu’ punti di vista – essi vivano la loro condizione, il sindaco Marco Romagnoli scrive l’ennesimo appello al Governo per avere piu’ risorse – alcune anche condivisibili - ma rivolte soprattutto all’ordine pubblico e un suo assessore minaccia le dimissioni se non gli daranno la possibilità di setacciare intere zone della città ; proprio quando il nuovo esecutivo annuncia pacchetti sicurezza dove si considereranno giuridicamente criminali i clandestini. Su questo si è messo quindi l’acceleratore e una domanda di fondo a mio avviso si impone: se si procede su questa strada sbagliata, che fa indignare, credo che la politica dimostri la sua sostanziale inutilità in quanto la gestione di quelli che sono considerati da molti i principali problemi della convivenza civile, cioè immigrazione sicurezza e legalità (ritenuti acriticamente inscindibili), possono essere direttamente gestiti dal prefetto. In questo modo la politica si piega alla vulgata attuale, guarda all’oggi nel peggiore dei modi senza proporre soluzioni di medio lungo periodo, che sono proprio quelle che le competono. Nessuno nega che in alcune aree cittadine ci sia difficoltà di convivenza, specialmente nella zona di via Pistoiese, ma mi chiedo come mai, invece di pensare solamente a poli espositivi e a vetrine alle porte della città, non si sia dato priorità alla riqualificazione di quelle zone, affrontando la questione della totale assenza di spazi di socialità che favorirebbero la convivenza. E’ necessario quindi lanciare un progetto partecipato per la riqualificazione del macrolotto zero e chiamare extra comunitari ed italiani a parteciparvi, in un quadro di ripensamento urbanistico del centro storico che non può attendere fantomatiche quanto lontane varianti generali che mai vedranno la luce in questa legislatura. Questa la proposta che mi sento di lanciare. Insomma due strade abbiamo di fronte, o chi la spara piu’ grossa come fanno PD e PDL nell’identificazione della sicurezza intesa come “militarizzazione” del territorio – lezione Roma docet… - , oppure tornare a esprimere la diversità delle idee per la ricostruzione di un senso di comunità che proprio la crisi di Prato necessita. Diversità che si dovrebbe sostanziare nel comprendere le modificazioni della presenza dell’immigrazione a Prato, che si sta facendo sempre meno committente economica dei pratesi e sempre piu’ pezzo autonomo dell’economia cittadina. Comprendere e agire, sapendo che se giustamente vi deve essere il rispetto della persona nei suoi tempi e modi di vita e di lavoro, questo deve passare da un idea diversa di una città che proprio sul suo poco rispetto, negli anni, ha fondato la sua competitività a livello internazionale. Ed infine, ci vorrebbe una parola chiara sulla moltiplicazione della clandestinità creata dalla legge Bossi Fini, sulla necessità che si giunga presto al voto per i migranti a livello regionale, ecc. mentre invece l’ordine del giorno da me presentato su questo e sul loro voto nelle circoscrizioni è volutamente bloccato in consiglio comunale.
Leonardo Becheri
Capogruppo Rifondazione Comunista
Comune di Prato
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