Riceviamo dal maestro Ivan Pucci come commento ma vorremmo riproporre questa lettera, tanto toccante quanto saggia e dignitosa, anche come post.
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Voglio rendere partecipe municipio verde di questa mia lettera scritta al presidente della repubblica riguardo a quello che sta succedendo alla scuola italiana.
Eccola:
Egregio signor Presidente,
sono un maestro e potrò dirmi tale solo per poco. Infatti, sono un insegnante precario.
Vorrei chiederle soltanto una cortesia: potrebbe spendere qualche parola su noi insegnanti precari?
Non come sanguisughe o fannulloni, come gran parte dell’opinione pubblica ormai ci taccia.
Gli interventi dell’on. Gelmini e di altri ministri mi offendono nel profondo. Io mi ritengo, nel mio piccolo, un fedele ed onesto servitore dello Stato e sento il mio lavoro come una vocazione, tanto da presentarmi a scuola anche con la febbre. Senza contare che quando mancava, ho acquistato materiale didattico con i miei soldi.
È da diversi anni che io e mia moglie (entrambi calabresi e maestri) lasciamo i nostri cari per andare a Prato e lasciare lì quasi l’intero stipendio per dare il nostro contributo alla formazione delle generazioni future, per poi ritornare in Calabria soltanto due mesi d’estate (senza stipendio). Non abbiamo mai chiesto niente a nessuno, anzi fino a qualche mese fa progettavamo di acquistare casa (accollandoci un mutuo) e di pensare più seriamente a metter su famiglia. Ma ora? Cosa dobbiamo aspettarci? Lo Stato già ci ha traditi costringendoci a spostarci più a Nord, si è fatto negare quando abbiamo chiesto che i nostri diritti venissero rispettati ed ora ci liquida perché non serviamo più, anzi veniamo pure insultati.
Io non sono un ignorante, né un scansafatiche e sarei ben lieto di dimostrarlo: ho una laurea da 110 e lode, due master conseguiti con ottimi risultati, ho scritto per diversi giornali e da quando avevo 25 anni sono entrato nel mondo del lavoro. Mia moglie è laureanda e praticamente lavora (ha lavorato anche in nero) da circa dieci anni. Insomma, ci siamo sempre dati da fare. Ma la mannaia che sta per abbattersi su di noi è veramente terribile. Abbiamo paura. Tutti e due abbiamo più di trent’anni e ci sentiamo fuori da gran parte del mercato del lavoro. Forse, riusciremo a riprenderci dagli effetti che provocherà la conversione in legge del decreto legge n. 137, ma cosa ne sarà di quei precari con figli o, peggio, con un mutuo?
Le assicuro che conosco diverse persone che hanno acceso un mutuo per comprare casa e possono contare solo sul proprio reddito a tempo determinato e – se va bene – su quello del/la consorte (magari anch’esso risicato).
Non voglio muoverla a pietà, né voglio difendere i presunti privilegi della mia categoria, vorrei soltanto farla riflettere sulle conseguenze che avrebbe una sua firma (come dice l’articolo 73 della nostra Costituzione) sull’eventuale legge basata sul decreto legge del ministro Gelmini.
Per favore, non firmi!
Si avvalga del suo diritto stabilito nell’articolo 74 della Costituzione. Intervenga fin da adesso a nostra tutela. Glielo chiedo per me, per mia moglie e per duecentomila silenziosi e anonimi servitori dello Stato.
Spero che mi scuserà se in questa mia lettera non ho addotto alcun motivo didattico o pedagogico contro la reintroduzione del cosiddetto “maestro unico”, ma credo che le sarà sufficiente pensare ad un unico docente che dovrebbe provvedere ai bisogni educativi e formativi di una classe di prima elementare, formata per il 60% da extracomunitari (in particolare da cinesi) con grosse lacune linguistiche, senza l’aiuto di un mediatore culturale e con pochi mezzi a disposizione (cartelloni, gessi, ecc.). Ecco, quest’anno, lo dobbiamo fare io ed una collega. All’insegnante unico che l’anno prossimo si troverà in una situazione simile va il mio in bocca al lupo…
Rispettosamente,
21 settembre 2008 22.02
1 commento:
Sono Ivan.
Volevo soltanto esortare quanti la pensano come me a scrivere al presidente Napolitano utilizzando il seguente link: https://servizi.quirinale.it/webmail/
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