Peccato che le ricadute siano, spesso, molto locali...
MV
da la Nazione del 21/11/08
L’altro distretto parallelo
«E’ quello delle imprese con soci pratesi nel mondo»
NON C’È solo il distretto parallelo cinese che preoccupa, c’è un altro che crea allarme. Lo ha sottolineato ieri Piero Ganugi, docente di statistica all’università Cattolica di Milano e collaboratore di Asel durante la presentazione del «Rapporto 2007 sull’immigrazione», il primo promosso insieme da Provincia e Comune di Prato.
Il professore ha sottolineato anzitutto come la profondissima crisi in cui si dibatte il distretto pratese dipenda soprattutto dal paesi come la Germania, che dal 2000 al 2007 ha dimezzato le importazioni da Prato e come esista un altro ‘distretto parallelo’, composto dai quattromila dipendenti (in tutto il mondo) di imprese di cui gli imprenditori pratesi sono soci o titolari. «Anche il rapporto del resto sembra confermare che l’imprenditoria cinese non ha sostituito ‘pezzi’ delle lavorazioni pratesi, ma ha allungato la filiera con un segmento, quello delle confezioni, che a Prato era ormai quasi scomparso, storicamente ancora più ‘povero’ dal punto di vista del valore aggiunto di quello del tessile», ha concluso Ganugi.
La ricerca realizzata da Asel è stata presentata in un incontro a cui hanno partecipato il presidente della Provincia Massimo Logli, l’assessore provinciale Irene Gorelli, quello del Comune di Prato Andrea Frattani e appunto Piero Ganugi.
«Il Rapporto è uno strumento che approfondisce i fenomeni anche contraddittori – ha detto Logli - Il quadro complessivo mette in luce i legami fra due diverse imprenditorie, quella italiana e quella straniera, che in futuro avranno bisogno di far riferimento a un progetto comune e fornisce elementi di chiarezza su temi portanti per tutta la comunità: dalla gestione dei flussi migratori a quella della convivenza, alla difficoltà di integrazione dei giovani, dei migranti di seconda e terza generazione. Insomma rappresenta per tutti una piattaforma per riprogettare le politiche dei prossimi anni».
Mercato del lavoro: mediamente un avviamento al lavoro su tre riguarda lavoratori nati all’estero. Per interi settori, per esempio il manifatturiero e l’edilizia, la presenza straniera soprattutto nelle qualifiche base è determinante se non esclusiva. Senza contare che circa il 90% degli operai generici e degli operai tessili avviati fra 2005 e 2006 nelle confezioni e nel commercio all’ingrosso è nato all’estero. Il saldo dei movimenti in entrata ed in uscita dal mercato del lavoro è simmetricamente negativo per gli italiani e positivo per gli stranieri, i lavoratori nati in Cina per esempio rappresentano oltre la metà dei movimenti in ingresso di stranieri. Il Rapporto suggerisce che l’insediamento della comunità cinese abbia garantito in parte, pur con mutamenti radicali, la continuità di esistenza del distretto a fronte dei mutamenti globali. Un numero significativo di aziende cinesi della confezione ha per esempio a Prato il prevalente mercato di approvvigionamento di materia prima (dalle interviste risulta che per il 60% delle imprese gli acquisti si concentrano per oltre l’80% nell’area pratese) e il crescente numero di aziende cinesi operanti nell’import-export ha già trasformato il Macrolotto in un area a prevalenza commerciale.
I cinesi hanno cambiato la città
Presentato il rapporto 2007 sull’immigrazione
«La comunità ha garantito la continuità del distretto»
Mercato del lavoro. Qualche dato fra le centinaia offerte dal Rapporto. Negli anni 2005-2006 i numeri che contraddistinguono il mercato del lavoro dei migranti nella nostra provincia sono ormai ben noti: mediamente un avviamento al lavoro su tre riguarda lavoratori nati all’estero. Per interi settori, per esempio il manifatturiero e l’edilizia, la presenza straniera soprattutto nelle qualifiche base è determinante se non esclusiva. Senza contare che circa il 90% degli operai generici e degli operai tessili avviati fra 2005 e 2006 nelle confezioni e nel commercio all’ingrosso è nato all’estero. Dettagliate sono le informazioni su come è distribuito nel panorama dei settori il lavoro straniero. Qalche esempio, gli albanesi lavorano, com’è noto, soprattutto nelle costruzioni (il 40% degli avviamenti di questa nazionalità fra 2005 e 2006), ma anche nei trasporti (13%) e nel tessile(13%), i pakistani li troviamo per lo più nel tessile (30%), i marocchini nelle costruzioni e nei servizi alle imprese e i rumeni per un buon 50% vengono assunti anch’essi per servizi alle imprese e alla persona. Il saldo dei movimenti in entrata ed in uscita dal mercato del lavoro è simmetricamente negativo per gli italiani e positivo per gli stranieri, i lavoratori nati in Cina per esempio rappresentano oltre la metà dei movimenti in ingresso di stranieri. Diametralmente opposte anche le dinamiche di avviamento di italiani e cinesi.
L’imprenditoria. Se fra 2005 e 2006 circa un quinto delle imprese attive nel distretto risulta condotto da stranieri, particolarmente forte è la crescita dell’imprenditoria cinese considerando l’intervallo tra il 2002 e il 2005, dove il saldo attivo sfiora le 900 unità. Quasi 2/3 di questo incremento (588 imprese) derivano dal settore tessile e dalle confezioni nel quale alla fine del 2005 quasi 4 imprese su 5 risultano a conduzione cinese. Nello stesso periodo le imprese italiane vedono un calo sostanzialmente simmetrico (quasi 900 unità in meno nel tessile). Il Rapporto suggerisce però che l’insediamento della comunità cinese abbia garantito in parte, pur con mutamenti radicali, la continuità di esistenza del distretto a fronte dei mutamenti globali. Un numero significativo di aziende cinesi della confezione ha per esempio a Prato il prevalente mercato di approvvigionamento di materia prima (dalle interviste risulta che per il 60% delle imprese gli acquisti si concentrano per oltre l’80% nell’area pratese) e il crescente numero di aziende cinesi operanti nell’import-export ha già trasformato il Macrolotto in un’area a prevalenza commerciale.
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